Non sono d’accordo con chi afferma, come il direttore di Repubblica Maurizio Molinari nel suo editoriale di oggi, che i due candidati alla Casa Bianca “hanno piani assai simili per i prossimi 12 mesi: entrambi prevedono infatti l’arrivo del vaccino anti Covid entro fine anno e quindi un mega incentivo all’economia, fino a 4 trilioni di dollari per rilanciare la crescita con risorse senza precedenti. Ovvero, scrive Molinari, chiunque vincerà ricostruirà la nazione”.
E’ ovvio che l’economia conta e ridare il lavoro ai milioni di persone che lo hanno perso diventa la priorità per chi governa. Ma a seconda di chi vincerà l’ America che ne uscirà sarà diversa. Si potrà sperare in un paese avviato verso una riappacificazione se arriverà alla Casa Bianca Biden, oppure sempre più incattivito ed egoista se resterà Trump. I valori che guidano i due candidati sono infatti contrapposti.
L’America di Trump l’abbiamo conosciuta in questi 4 anni, quella di Biden la possiamo solo immaginare. Entrambi, il miliardario prestato alla politica e l’ex vicepresidente sulla scena da 40 anni hanno un nemico comune, il Covid 19, ma una visione opposta su come sconfiggerlo e ricostruire una nazione, oggi polarizzata e divisa per tribù che si insultano e si affrontano con violenza nelle strade. Entrambi devono rilanciare l’economia massacrata dalla pandemia, ma hanno idee diverse su come affrontare questa nuova ondata di contagi e morti negli Stati Uniti :i positivi hanno superato i 9 milioni e i morti sono oltre 230 mila. Chi vincerà costruirà un’America molto diversa da quella dell’avversario.
Trump continuerà ad alimentare le divisioni secondo un’idea che ha accompagnato il suo primo mandato: due elettorati da contrapporre per garantirsi il consenso dei suoi sostenitori. Biden cercherà invece l’unità nazionale, proponendosi come il presidente di tutti gli americani.Lo ha ribadito più volte ispirandosi a quello che altri presidenti prima di lui hanno fatto una volta eletti. Entrambi devono far ripartire il paese, perché i dati positivi del secondo quadrimestre, +7%, come scrive il New York Times, non dimostrano che l’economia sia solida. Sono il segnale di una rapida crescita dopo il lockdown dei mesi scorsi, ma non rappresentano un ritorno alle cifre pre pandemia. I disoccupati sono ancora troppi, 22 milioni di persone hanno chiesto sussidi in questo mese, e i progressi sono lenti.

L’arrivo del vaccino sarà la vera svolta ed è l’unica cosa sulla quale i due avversari concordano ed entrambi sono pronti a mettere sul piatto grandi risorse per ricostruire. I metodi su come agire , in attesa del sospirato vaccino, sono invece contrapposti. Per Trump il virus non può fermare gli affari e il modo in cui lo ha affrontato personalmente quando si è ammalato e in queste ultime ore pre voto fanno parte della sua strategia per raccogliere consenso. Slogan perché tutto rimanga aperto e Comizi a tutto spiano scendendo dal cielo in elicottero incontrando i suoi sostenitori per lo più senza mascherina e ammassati, incurante delle conseguenze della pandemia. Biden al contrario attento alla sua salute e a quella degli altri con tutte le precauzioni consigliate dagli scienziati: distanziamento e protezioni personali, empatia per chi si è ammalato o ha perso persone care con la promessa di mantenere l’assicurazione sanitaria, migliorandola se verrà eletto.
Se l’ex vice di Obama dovesse vincere i cambiamenti sarebbero subito evidenti anche per gli alleati degli Stati Uniti, disorientati da alcuni comportamenti di Trump in politica estera, a partire dal ruolo dell’Alleanza Atlantica .Trump in questi anni ha supportato dittatori che non si ispirano ai valori dell’Occidente, abbandonando il ruolo di leadership degli USA su questioni di fondo come il cambiamento climatico e la stessa lotta al terrorismo in zone calde del pianeta, a partire dal Medio Oriente e dall’Afghanistan. Il riconoscimento di Israele da parte delle monarchie del Golfo, sbandierato come un successo di Trump, non può prescindere dalla richiesta a questi governi del rispetto dei diritti umani e di una seria lotta contro chi finanzia il terrorismo. Invece su questi aspetti si è sorvolato, come si sta sorvolando sul futuro delle donne in Afghanistan dove si tratta per il ritorno a pieno titolo sulla scena politica dei talebani.
Biden ha un’agenda ricca di punti da attuare e l’America che ha in mente è più simile a quella di Obama, ma non sarà un ritorno al passato ha ribadito più volte. Trump parla soprattutto di quanto ha realizzato, senza precisare nuovi obiettivi per un secondo mandato. Biden spiega l’America che ha in mente, da realizzare con Kamala Harris, il suo asso nella manica. Una donna moderata di colore che abbraccia più identità e racchiude più primati, anche solo per essere arrivata al ruolo di candidata alla vicepresidenza. Se dovesse vincere Biden finirà l’era dei “fatti alternativi” inaugurata con Trump insieme alle teorie cospirazioniste, ai complotti, alle fake news. Sono stati 4 anni di incompetenza, di insulti alla scienza che si parlasse di clima o di coronavirus e di bugie. Il Washington Post che assegna un numero di Pinocchi a seconda della quantità di menzogne di Trump, ne ha contate più di 22 mila in questo primo mandato, comprese ben 189 in un solo giorno ad Agosto.
Se Biden arriverà alla Casa Bianca, non sarà facile ridare credibilità alle istituzioni dopo questa ubriacatura di bugie. Non sarà soprattutto facile riportare la pace e la fiducia tra gli americani, in un paese dove l’odio ha fatto da collante per 4 anni.