La crisi economica sta mettendo in ginocchio il paese, e Napoli all’annuncio di un secondo lockdown non ce l’ha fatta più. È scoppiata in protesta contro la stretta anti-Covid del governatore campano Vincenzo De Luca. Duemila persone si sono unite al grido “Libertà libertà”, dando vita ad una vera e propria guerriglia-urbana contro le forze dell’ordine. Gli attacchi sono rivolti anche al governo Conte: “Tu ci chiudi, tu ci paghi” hanno urlato i cori in protesta.
Mentre il governatore della Regione, dopo il coprifuoco dalle 23, annunciava misure più restrittive comunicando a breve un lockdown della Campania, sono partiti i primi messaggi sul web: “scendiamo in piazza, facciamo la rivoluzione”. In mattinata tirava già una brutta aria e gruppi di ragazzi in scooter suonavano i clacson in segno di protesta, poi un secondo momento di tensione alle 17, infine, dalle 23, il caos.
I protestanti sono soprattutto giovani, che si sono radunati in Largo San Giovanni Maggiore, davanti alla sede dell’Università Orientale, e in un corteo hanno poi raggiunto Palazzo Santa Lucia, bloccando anche il lungomare. Sui social le immagini della rivolta mostrano striscioni con scritte di disperazione e rabbia allo stesso tempo: “A salute è a prima cosa, ma senza soldi non si cantano messe”. Su un altro si legge “Se tu mi chiudi, tu mi aiuti”.
Una parte del corteo ha poi sfondato lo sbarramento delle forze dell’ordine e ha iniziato a lanciare petardi davanti al palazzo della Regione. Una vera e propria guerriglia con la polizia, che ha risposto con i lacrimogeni. La folla dei manifestanti, a sua volta, ha lanciato bottiglie di vetro e sassi contro gli agenti, e davanti uno degli ingressi del Palazzo della Regione, un cassonetto dei rifiuti è stato dato alle fiamme. Gli insorti hanno anche creato una barriera di cassonetti lungo via Santa Lucia, hanno appiccato il fuoco e poi bloccato i soccorsi, impedendogli di spegnere le fiamme.
“Abbiamo assistito a veri e propri comportamenti criminali verso le forze dell’ordine. Nessuna condizione di disagio, per quanto umanamente comprensibile, può giustificare la violenza”, ha commentato il questore di Napoli Alessandro Giuliano.
Sono decine i video pubblicati sui social, in una campagna di protesta che è diventata in poche ore virale anche sul web con l’hashtag #nolockdown. I commercianti mostrano le immagini delle loro attività deserte, e i cittadini condividono le foto di strade e piazze completamente prive di vita.
Ma il governatore della Campania Vincenzo De Luca non arretra e in un messaggio sabato mattina ha detto: “ieri sera si è assistito a Napoli a uno spettacolo indegno di violenza e di guerriglia urbana organizzata, che nulla ha da spartire con le categorie sociali”. Il presidente cita Milano e Roma affermando che non ci sono state proteste, ma non specificando che la chiusura totale per Lombardia e Lazio non è stata richiesta. Poi ha continuato: “Alcune centinaia di delinquenti hanno sporcato l’immagine della città”. E ancora: “Continueremo a seguire la nostra linea di rigore, senza cambiare di una virgola, come è nostro dovere fare.
L’Italia si spacca. C’è chi sostiene che abbiano “fatto bene”, e forse, questa protesta, potrebbe innescarne delle altre a catena; altri condannano i manifestanti, sostenendo che queste azioni, porteranno solo a più ricoveri. La Campania vive una situazione drammatica per quanto riguarda i posti letto in terapia intensiva, e le azioni come quelle di venerdì sera intaserebbero ancor di più gli ospedali.
Intanto la gente è disperata. Aumenta la povertà in tutt’Italia. Secondo il Rapporto Povertà della Caritas, il numero dei nuovi poveri è aumentato dal 31 al 45% rispetto al 2019. In particolare sono le famiglie con minori, le donne, i giovani, commercianti e lavoratori autonomi ad aver bisogno di aiuto. 450mila persone sono state assistite dalle Caritas diocesane tra aprile e giugno.
I suicidi delle partite Iva, ristoratori, albergatori, piccoli imprenditori e commercianti sono in aumento. Soprattutto in Lombardia, la Regione da sempre più colpita da Covid-19, si susseguono da aprile proteste pacifiche da parte di albergatori e ristoratori.