In questa America malata e arrabbiata basta poco per far scoppiare una rissa. E’ successo nuovamente ieri sera a Louisville, in Kentucky durante una dimostrazione contro la decisione della magistratura di non incriminare per omicidio i poliziotti che hanno ucciso Breonna Taylor. Solo un agente è stato rinviato a giudizio “per condotta negligente”, ma non per aver preso a pistolettate la donna che dormiva a casa sua quando la polizia, per errore, fece irruzione nel suo appartamento.
Nelle dimostrazioni di ieri notte, due agenti sono stati feriti, fortunatamente in modo non grave, dalle pallottole sparate da Larynzo Johnson, di 26 anni, arrestato e già incriminato per l’aggressione. A Louisville il governatore dello Stato ha imposto il coprifuoco. Ma è evidente che basta un nulla per far scoppiare i disordini.
“Sono consapevole che la decisione” del gran giurì per molti non è una risposta alla morte di Breonna Taylor: “So che molta gente è frustrata e ha il diritto di manifestare pacificamente, ma la violenza non è mai accettabile” ha commentato Joe Biden. E alle parole di Biden si associa anche George Clooney, nato in Kentucky: “Breonna Taylor è stata uccisa nel suo letto da tre agenti bianchi e nessuno è stato incriminato per la sua morte”. “Il mio cuore è con Tamika Palmer, che dovrà ricordarsi ogni giorno che la sua bambina non tornerà a casa”, twitta Oprah Winfrey rivolgendosi alla mamma di Breonna Taylor. “Le donne afroamericane sono le persone meno rispettate sulla terra. Prometto che farò del mio meglio per cambiare questo”, twitta LeBron James.
In questo clima di rabbia, incertezza e violenza Trump continua nel suo crescendo destabilizzante. Ieri sera durante un incontro con la stampa ha risposto con “Vedremo cosa succede” ad un giornalista che gli chiedeva se ci sarà una transizione pacifica e un trasferimento di potere pacifico dopo le elezioni nel caso in cui Joe Biden dovesse vincere (vedi video dal minuto 8:45 ).
Una risposta gravissima che evidenzia come il presidente abbia dimenticando di aver giurato sulla Bibbia per il rispetto della Costituzione. Incredibile l’umiliante silenzio dei repubblicani per l’intera giornata di ieri. Poi, con molto ritardo, provano a smorzare e distinguersi dalle infiammanti dichiarazioni presidenziali. Una minaccia non tanto velata questa fatta dal presidente, per far capire agli elettori che non se ne andrà anche se perderà le elezioni. I giornali oggi si interrogano proprio su cosa faranno i repubblicani se Donald Trump dovesse violare la Costituzione. Una risposta indiretta arriva dal generale in pensione Paul Selva, ex consigliere militare di Donald Trump che con quasi altri 500 ex generali e alti funzionari del Dipartimento di Stato, tra cui Madeleine Albright, Susan Rice e Richard Albright in una “lettera aperta all’America” ha dato l’appoggio politico a Joe Biden.
L’America malata, dicevamo. E in 22 Stati dell’Unione il Coronavirus continua la sua impennata di contagi. Solo ieri, secondo il conteggio della John Hopkins University, gli Stati Uniti hanno registrato 37.330 nuovi casi di coronavirus e 1.098 morti provocati dal virus. I nuovi dati portano il bilancio complessivo dei contagi nel Paese a quota 6.934.205 e quello dei decessi a quota 201.909. Così, mentre ieri i responsabili della Sanità rispondevano alle domande dei senatori sulla pandemia e sui modi per contenerla facendo intendere che i vaccini, se ci saranno, non saranno distribuibili alla popolazione nei tempi brevi voluti dal presidente, giovedì mattina Trump ha detto che sta valutando le linee guida della Fda per il vaccino contro il coronavirus e non esclude di porre il proprio veto sulle norme delineate della Federal and Drug Administration e di cambiarle. “Devono essere approvate dalla Casa Bianca. Potremmo approvarle o meno. Mi sembra una mossa politica. Perché allungare il processo?” ha detto Trump, sottolineando di non vedere alcun motivo per ritardare il vaccino.

Nei prossimi giorni la Fda renderà note le norme per l’autorizzazione di emergenza per il vaccino. Sarà forse per questo che nel sondaggio condotto da Axios-Ipsos solo 4 americani su 10 sono disposti a farsi vaccinare e solo il 13 per cento degli intervistati ha risposto di volerlo fare “immediatamente”. E sono le donne il punto debole di Donald Trump. Non sono le 22 che lo accusano di molestie o violenze sessuali, o quelle a cui ha dovuto pagare centinaia di migliaia di dollari per tacitarle e nascondere le sue “leggerezze”, ma sono quelle che votano. Secondo un sondaggio condotto dal New York Times insieme al Siena College il voto delle donne è determinante in molti stati “rossi”, quelli repubblicani. Nello Stato dell’Iowa, per esempio, dove Joe Biden è in vantaggio di 3 punti su Trump, 45 a 42, il gradimento femminile è maggiore del 14 per cento su quello maschile. E i sondaggi continuano a dare a livello nazionale Joe Biden in vantaggio su Trump.
Il Los Angeles Times pubblica una indagine demoscopica condotta dalla USC Dornsife nelle due settimane precedenti il 22 settembre per tastare il polso dell’elettorato e Biden è in vantaggio di 9 punti su Trump, 51 a 42, ma le indagini demoscopiche, dopo l’elezione di Trump nel 2016, lasciano il tempo che trovano. Quello che conta sono i voti degli electoral college. Per essere eletto presidente un candidato deve raggiungere i 270 electoral vote. Ogni Stato ha un numero di electoral vote basato sul numero di congressmen e senatori provenienti dallo Stato più uno del Distretto di Columbia: 538 voti elettorali a disposizione. Il candidato che raggiunge il magico numero di 270 voti elettorali vince la presidenza. Alle passate elezioni Donald Trump ebbe quasi 3 milioni di voti in meno di Hillary Clinton, ma per questo bizzarro sistema raggiunse il numero di electoral votes necessari per la Casa Bianca.

Sarà proprio per i sondaggi che lo vedono perdente che il presidente continua a sparare bordate di veleno sul sistema elettorale e continua a gridare che il voto è corrotto. Se non avesse seriamente paura della sconfitta non continuerebbe a lanciare accuse finora infondate. E non sarà una coincidenza che vuole accelerare la nomina del giudice alla Corte Suprema federale dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg tanto per assicurarsi una maggioranza a lui favorevole in caso di contestazione del risultato elettorale come successe nel 2000 quando il verdetto della Corte decise la vittoria di George W. Bush contro Al Gore per i delegati della Florida. Parlando di Ruth Bader Ginsburg, questa mattina quando il presidente e la moglie Melania sono andati a rendere omaggio alla salma del giudice della Corte Suprema, sono stati accolti da bordate di fischi e da grida ostili.
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