Alla fine Joe Biden per la decisione più difficile e delicata prima del duello finale di novembre con Trump per la presidenza, ha optato per la scelta più sicura: Kamala Harris.
La senatrice della California di origini afroamericane e indiane (padre e madre emigrati rispettivamente da Giamaica e India), già candidata alla nomination e che forse si ricorderà come mise Biden all’angolo nell’accesso dibattito democratico di Miami, è infatti la scelta meno rischiosa per il ticket democratico. Harris, rispetto a tutte le altre possibilità – come Susan Rice o anche Elizabeth Warren – oltre ad avere dimostrato di possedere le doti necessarie di combattente adatte ai dibattiti, risulta soprattutto essere quella meno vulnerabile agli attacchi della campagna di Trump.

Non è stata certo la provenienza dalla California che ha fatto pendere la bilancia in suo favore, dato che il “Golden State” è già sicuro nel sacco di voti per il candidato democratico per la sfida di novembre. Ma il fatto che la senatrice Harris sia prima di tutto una donna, la seconda in assoluta di colore ad essere stata eletta al Senato, che abbia avuto una carriera come procuratrice prima a San Francisco e poi come “Attorney General” dello Stato più importante degli USA, la rendono una corazzata rispetto a quello che possiamo immaginare saranno gli attacchi che i repubblicani di Trump preparavano per la scelta di Biden. Quello per esempio di “law and order” risulta difficile contro una senatrice della California che ha ricevuto critiche, a sinistra, per essere stata come procuratrice non contraria alla pena di morte! A Trump non rimane che accontentarsi dello “sleepy Biden”, perché sicuramente con Kamala che ruggisce come un leone quando sfidata, sarà veramente difficile che gli attacchi su presunte “debolezze caratteriali” possano aver presa.
Harris dovrebbe soprattutto aiutare in certi stati dove il voto dei neri e delle minoranze potrebbero risultare determinanti, anche se le sue idee politiche, almeno rispetto per esempio a quelle della senatrice Warren, non ricalcano affatto la nuova ondata di “socialismo” alla Bernie Sanders per intenderci. Ma è proprio il suo mantenere le distanze dall’ondata dei “new democrats” (alla Alexandria Ocasio Ortez) che ha sicuramente avvantaggiato Harris per la corsa ad essere scelta da Biden. Comunque Harris è stata brava a saper equilibrare il suo “moderatismo” sull’economia, con l’attivismo spinto per quanto riguarda i diritti civili: la senatrice della California è stata tra le prime del Congresso ad appoggiare e a partecipare attivamente alle proteste del Black Lives Matter che sono esplose dopo l’omicidio di George Floyd.

Del resto Biden non aveva bisogno di scegliere alla sua sinistra, almeno per quanto riguarda il problema delle classi sociali che hanno sofferto prima la global economy e che ora sono le più colpite dalle conseguenze della pandemia di covid-19 . L’ex vice di Obama si sente ancora in grado lui stesso, figlio della classe lavoratrice, di poter scuotere i colletti blu, soprattutto quei bianchi di stati come il Michigan, l’Ohio e la Pennsylvania, nei quali a Trump nel 2016 riuscì il colpo di portarli dalla parte del Gop.
La Harris quindi è la scelta più equilibrata che Biden potesse fare per il suo ticket. La 55enne ex procuratrice, almeno è l’impressione, dovrebbe essere anche abbastanza “simpatica” (come Biden avrebbe imposto per la scelta nel carattere della sua compagna di ticket, una con cui poter scherzare). Ma oltre che preparata, Harris è tosta, nel senso che sembra proprio questo tratto caratteriale quello che avrebbe fatto tentennare Biden fino all’ultimo: sarebbe stato infatti il “decisionismo” di Harris che avrebbe potuto poi comportare alcune riserve sulle capacità di “fedeltà” della vice presidente una volta entrata con Biden alla Casa Bianca. Ma probabilmente anche questi dubbi, ormai, rientravano tutti sulle speculazioni giornalistiche che continuavano ad aumentare sul perché Biden potesse avere ancora delle riserve su una scelta che invece sembrava servita su un piatto d’argento, anzi d’oro come è appunto chiamato lo stato della California.
La scelta di Biden è stata tanto convincente quanto prevedibile. Ora invece la prossima mossa spetta all’imprevedibile Trump: si terrà il suo vicepresidente Mike Pence (che serve per tenere carica la massa di votanti della destra religiosa e cristiana ) o il Presidente verrà anche lui tentato dal cambio di ticket a vantaggio di una donna? La scusa è gia pronta: l’amministrazione ha sbagliato tutto sul coronavirus? Tutta colpa di Pence…