Dopo giorni di trattative, gli stati membri dell’Unione Europea hanno raggiunto l’accordo per la riapertura dei confini da domani, mercoledì primo luglio.
Nessuna sorpresa rispetto alle anticipazioni riportate dal New York Times già dalla scorsa settimana: per preservare l’unanimità tra chi vuole mantenere alta la guardia e chi vuole dare una spinta al settore turistico, l’UE ha dato il via libera soltanto a 14 Paesi (più la Cina, non appena reciprocherà la decisione).
Il provvedimento per ora esclude i viaggiatori provenienti da Stati Uniti, Brasile e Russia. Saranno accolti invece i visitatori in partenza da Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Tunisia e Uruguay; da Andorra, Monaco, San Marino e Vaticano.
La lista sarà aggiornata ogni due settimane per riflettere i dati sul numero di nuovi casi ogni 100mila residenti. Come scrive il New York Times, a metà giugno la media europea era di 16 contagi, contro 107 negli Stati Uniti.
Pur non vincolanti, gli stati membri che non vogliano rispettare le raccomandazioni di Bruxelles rischiano la chiusura dei confini interni dell’Unione e il riemergere di focolai. Le disposizioni prevedono comunque eccezioni per personale medico, diplomatici, operatori di organizzazioni umanitarie, passeggeri in transito, richiedenti asilo e studenti, assieme a passeggeri in arrivo per motivi familiari imperativi e lavoratori stranieri il cui impiego in Europa è considerato essenziale (per gli italiani residenti all’estero, rimandiamo ai chiarimenti offerti su questo articolo).
Da New York, “ex” epicentro della pandemia, martedì mattina Cuomo ha pubblicato sui social media un grafico che mette a confronto la curva USA con quella UE e ha esortato i cittadini a indossare le mascherine.
Wear. A. Mask. pic.twitter.com/cruhuzNjVI
— Andrew Cuomo (@NYGovCuomo) June 30, 2020
Il governatore, che più volte ha parlato del SARS-CoV-2 come “virus europeo”, sembra aver condiviso la scelta delle nazioni europee.