
E’ un primo Maggio strano. Si celebra il lavoro, ma è soprattutto la paura di perderlo che serpeggia nella mente delle persone. L’emergenza coronavirus ci ha aperto scenari nuovi, inimmaginabili sino a soli tre mesi fa. Il mondo ha avuto una battuta d’arresto e le nostre vite sono rimaste sospese. In tanti hanno anche perso la vita. Migliaia di persone che avevano una storia e dei sogni.
E’ difficile pensare a come ripartire, ma queste settimane ci hanno fatto capire che non si può tornare a come era prima, senza modificare alcune distorsioni che sono evidenti nella nostra organizzazione sociale. Non si può far finta di niente e ripartire da dove eravamo rimasti. Gli economisti ci dicono che abbiamo davanti una crisi economica grave con una perdita di Pil inquietante, sino al 10%, ma gli economisti ci hanno anche detto in passato che riportando le donne al centro il Pil dei paesi cresce. +11 % per l’Italia secondo il Fondo Monetario internazionale.
Una cosa evidente a tutti è che la gestione di questa pandemia è stata soprattutto maschile. Governo, Protezione Civile, Task Force hanno i volti di uomini. Le forze messe in campo per la ripresa sono per la maggioranza uomini. Stiamo ripartendo con il piede sbagliato, come evidenzia il rapporto che ho preparato con l’economista Paola Profeta per conto dell’Istituto Toniolo. Intravediamo rischi enormi, ma le grandi crisi sono anche opportunità per migliorare il nostro paese e il benessere delle famiglie italiane, a patto che si ripensino i pilastri portanti di un modello organizzativo già prima non efficiente e che l’emergenza COVID sta comunque rimettendo in discussione.
A nostro giudizio le donne devono essere in prima linea, protagoniste del cambiamento, a differenza di quanto accaduto sinora, che sono state tenute ai margini. Non dimentichiamo che oggi le donne italiane sono più istruite degli uomini e rappresentano il 60% dei laureati. Le loro competenze sono un’opportunità di cui tenere conto, a differenza di quanto si è fatto sinora perfino nella gestione dell’emergenza COVID lasciata soprattutto in mani maschili.
La ripresa sarà più rapida tanto più sapremo avvalerci di solide competenze trascendendo il genere. Tanto più che in periodi di profondo ripensamento saranno preziose quelle soft skills che sono una riconosciuta caratteristica delle donne, quelle competenze trasversali fatte di flessibilità, adattabilità e capacità di interagire armoniosamente. Per rendere questo possibile, ripensiamo orari e modelli dominanti nel mondo del lavoro. Approfittiamo della necessità di rivedere la vecchia organizzazione e mettiamone in campo una nuova che sia più funzionale non solo alla produttività delle imprese, ma anche alle famiglie. Rivediamo politiche pubbliche e sociali offrendo servizi necessari in una economia avanzata che attiva le donne, non scaricando su di queste tutto il peso della gestione familiare.
Servono più asili nido a prezzo sostenibile, più servizi all’infanzia, congedi obbligatori e prolungati per i padri che contribuiscano a redistribuire gli oneri e a riequilibrare i costi del lavoro tra i generi. Alcune misure straordinarie sono state messe in campo durante la pandemia, bisogna valutare se siano state di aiuto alle donne e, nel caso, mantenerle. Le aziende hanno rivisto turni e ruoli in questa fase: un prezioso ripensamento organizzativo è l’occasione per permettere alle donne di lavorare e progredire nella carriera senza tutti gli ostacoli che ancora ci sono e sono evidenti alla nascita dei figli. Parte della soluzione per una concreta parità di genere sono smart working, flessibilità dei congedi, parità di remunerazioni, monitoraggio delle carriere. Anche gli uomini devono fare la loro parte, impegnandosi di più nella condivisione del lavoro domestico, cura della casa e dei figli. Il contesto culturale nel quale ci muoviamo è purtroppo arretrato e le stesse donne, se guardiamo al sondaggio (fonte World Value Survey) a volte sono prigioniere inconsapevoli di stereotipi.
Il rischio maggiore, che va evitato assolutamente, è che le donne vengano colpite molto più nella fase recessiva in cui stiamo entrando. Le condizioni di partenza per l’ Italia pre-COVID non erano tra le migliori: il tasso di occupazione femminile era il più basso in Europa (49,5%) con salari inferiori rispetto agli uomini e con le donne occupate soprattutto in settori tra i meno remunerati e messi a dura prova dall’emergenza coronavirus come il turismo, il commercio, o poco presenti in altri settori dove i dirigenti sono retribuiti meglio come la farmaceutica, le banche il lusso la chimica la metallurgia. La carenza di donne nelle materie scientifiche e tecnologiche, settore tra i più richiesti per il futuro e meglio pagati, sta diventando una vera emergenza, soprattutto ora che il coronavirus ha dimostrato come il digitale sia indispensabile.
Emerge una debolezza finanziaria delle donne che contrasta con il fatto che dalle università escano più laureate che laureati. Una fragilità economica, evidenziata anche nell’indagine Ipsos, che vi proponiamo, dove appare evidente un gap finanziario di genere che porta gli uomini, per esempio, ad essere titolari di conti corrente in numero maggiore delle donne. In un momento in cui il futuro appare incerto è interessante rilevare come gli italiani abbiano in generale scarse competenze finanziarie, ma con le donne che per oltre il 63% affermano di non partecipare mai ad una discussione economica e di non avere acquistato un prodotto finanziario nell’ultimo anno. Dati che rendono urgente rafforzare questo tipo di competenze nella popolazione italiana, perché la sicurezza economica delle persone passa anche attraverso una scelta oculata degli strumenti finanziari su cui contare nella programmazione personale e familiare.
Secondo una recentissima indagine IPSOS per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, a fine marzo 2020, più del 53% delle giovani donne del nostro Paese vede il futuro con preoccupazione (contro il 45% dei ragazzi) ma più del 41% di esse ha un atteggiamento positivo (34,7% dei ragazzi) nei confronti del cambiamento e delle sfide da affrontare.
Festeggiamo quindi il primo Maggio con questo atteggiamento positivo che è tipico delle donne, ed evitiamo passi indietro!