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Il premier Boris Johnson in terapia intensiva, il coronavirus fa tremare il Regno Unito

Poco prima delle drammatiche notizie dall'ospedale dove è ricoverato il primo ministro inglese, la Regina Elisabetta II aveva cercato di confortare la nazione

Maria Teresa AntoniozzibyMaria Teresa Antoniozzi
Il premier Boris Johnson in terapia intensiva, il coronavirus fa tremare il Regno Unito

Il premier britannico Boris Johnson (Immagine da youtube)

Time: 4 mins read

Nel giro di pochi giorni diversi eventi alquanto drammatici si sono succeduti nel Regno Unito. Nella serata di domenica 5 aprile, il primo ministro Boris Johnson, è stato ricoverato in un ospedale di Londra, dopo essere stato positivo al test del corona virus e dopo aver trascorso dieci giorni in isolamento presso la sua residenza al N. 10, Downing Street. Il ricovero è dovuto alla persistente alta temperatura e al bisogno del Primo Ministro di avvalersi di supporti di ossigenazione e di terapia intensiva. ‘Un ricovero precauzionale’ aveva scritto The Times (6, aprile 2020), forse al St Thomas Hospital, l’ospedale che si affaccia sul Tamigi proprio difronte a Westminster, è la speculazione di alcuni media. In realtà il nome dell’ospedale è ancora tenuto segreto per motivi di sicurezza.

Che la situazione sanitaria di Johnson non volgesse per il meglio e che avrebbe dovuto al più presto essere ospedalizzato e fare ricorso alla terapia intensiva, lo si sarebbe dovuto dedurre dalla notizia tweettata, alcuni giorni fa, dalla sua compagna, Carries Symonds, al quarto mese di gravidanza, dove rivela di aver, da qualche tempo, abbandonato N.10 Downing Street e di essere tornata a vivere presso la sua residenza, da single, nel quartiere di Camberwell a Londra.

Un dramma famigliare oltre che nazionale. Infatti, il virus intanto si sta spargendo oltre la capitale e ieri il totale numero dei morti è arrivato a 4.934 e solo ieri, 621 è stato il numero dei morti, un numero che ha toccato la punta massima mai raggiunta fino ad ora.

Forse, proprio la presa d’atto di tutte queste disavventure hanno indotto lo stesso Primo Ministro, prima dell’ammissione in ospedale a mandare un ultimo appello ai cittadini di seguire i dettami del lockdown, a riprova della sua sentita conversione di approccio scientifico per fronteggiare il corona virus: lockdown versus immunità di gregge.

Queste sventure della famiglia Johnson accadevano in contemporanea al discorso rivolto dalla Regina Elisabetta, 93 anni, alla nazione in diretta televisiva, dal Castello di Windsor. Un messaggio di pochi minuti, ma anche questo avente la funzione di rafforzare il messaggio alla nazione di rispettare le regole e rimanere in casa.

Il discorso della regina era stato annunciato da diversi giorni dai maggiori media in UK, che avevano sottolineato la eccezionalità dell’evento. Infatti questa sarebbe stata solo la quinta volta, escludendo gli auguri natalizi, che la Regina si rivolgeva in modo diretto ai suoi sudditi dopo 68 anni di regno: durante la Guerra nel Golfo, 1991, dopo la morte della Principessa Diana, 1997, e la morte della Regina Madre, 2002, e in occasione del suo anniversario di diamante nel 2012 che segnava i 60 anni del suo regno.

In questo messaggio di speranza, la regina ha sottolineato la necessità per i cittadini di rimanere in casa e seguire le regole dettate dal lockdown. Per rendere ancora più convivente e diretto il suo messaggio la Regina ha fatto ricorso ad una immagine del lontano passato quando, nel 1940 in compagnia della sorella, Margaret, entrambe lessero un messaggio alla radio BBC per consolare e giustificare la evacuazione di un gran numero di bambini che venivano tolti dalle famiglie e spediti in Australia, per evitare i pericoli della guerra. Il messaggio di allora, come quello di adesso, aveva lo stesso sentore: ‘andrà tutto bene, basta seguire le regole’. “Oggi come allora” ha detto Elisabetta “molti sentiranno il dolore della separazione dai nostri cari. Ma ora come allora sappiamo, nel profondo di noi stessi, che è la cosa giusta da fare”. Dopo aver menzionato la sua solidarietà con coloro che rimarranno vittima delle problematiche economiche, la regina ha anche cercato di sensibilizzare l’orgoglio britannico nel saper affrontare con disciplina i momenti più difficile della storia dicendo ad un certo punto: “L’orgoglio di quello che siamo non è solo parte del nostro passato ma definisce il nostro presente e il nostro futuro”. La Regina ha terminato il discorso con un caro ringraziamento agli operatori del sistema sanitario nazionale e a tutti coloro che continuano a lavorare per il beneficio del pubblico. “Vi assicuro che se rimanete in casa supereremo il problema. ‘Calm and resolute’,” ha terminato la Regina: ‘stare calmi e determinati’ il segreto per vincere rafforzati dalla speranza.

Ma i grandi eventi non finiscono qui: solo un giorno prima del discorso della Regina e dell’ospedalizzazione di Boris Johnson, la nazione, sotto il silenzio e la solitudine, dettati dalla pandemia del corona virus, aveva assistito alla elezione del nuovo leader del partito laburista, con il 56% dei voti, Sir Keir Starmer, succeduto alla leadership di Jeremy Corbyn. ‘”Si usava pensare che il partito labourista avesse due anime: quella di sinistra rappresentata da Corbyn e una di destra. Ma sin dal 1980s in realtà il partito laburista ha scoperto di aver una terza anima: il centro-sinistra e questa è ciò che meglio raffigura la posizione politica di Keir Starmer” ha dichiarato l’autore politico Francis Beckett. 

Keir Starmer

Sir Keir Starmer, 57 anni, è un noto avvocato, insignito della onorificenza di Cavaliere al servizio della Regina. Ha studiato alla Oxford Universty specializzandosi nella Difesa dei Diritti Umani e applicando il suo lavoro nell’abrogazione dalla pena capitale in molti paesi africani e nei Caraibi fino a prestare servizio per il Servizio Giudiziario della Corona, poi Direttore della Pubblica Magistratura.  Nel 2013 ha inizio la sua carriera politica conquistando un posto in parlamento. 

Starmer, segna decisamente una svolta dalla politica laburista di Corbyn. Infatti fra i due, diversi sono stati i punti di disaccordo. Le divergenze si sono ampliate soprattutto dopo i risultati del voto della Brexit. Starmer, convinto europeista, aveva fatto esplicita richiesta di una riflessione politica che inducesse a cambiamenti all’interno del partito; richiesta non accolla dall’allora leader Corbyn.

Sin dal primo discorso dopo la sua elezione, Starmer ha sentito il bisogno di porre le proprie scuse da parte del partito alla folta comunità di ebrei per riequilibrare il senso di antisemitismo che ha a lungo serpeggiato nel partito labourista di Corbyn. Insomma un vero e proprio decisivo cambiamento che potrebbe segnare l’inizio di una svolta non solo nel partito labourista ma anche nel paese.

Un Regno Unito, per il momento, in subbuglio dove tutta la popolazione è doppiamente tenuta con il fiato sospeso: in attesa dei tristi bollettini delle morti e numero di infettati che aumentano di giorno in giorno, e con l’aggiunta dell’attesa delle notizie sulla salute del Primo Ministro.

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