
La tabella evidenzia quanto segue:
1)L’Italia, nel giorno che fa superare 100.000 casi confermati e porta a 63 i medici morti nell’assistere i malati di Covid-19, aumenta nuovamente i valori in tutte le sue caselle.
La diuturna ascesa dell’incidenza dei decessi sui confermati, è il dato che maggiormente colpisce, così come il fatto che l’Italia, da sola, presenti poco meno di un terzo dei decessi mondiali in tabella. Le speranze per una progressiva discesa in aprile del numero degli ingressi nella prima colonna, sono confortate dai dati di ieri sera: a bilancio 1.648 nuovi positivi (contro 3.815 della sera precedente). Dal lato del trend generale si incasella un significativo aumento del numero dei guariti (1.850, il più alto dato quotidiano di questo tipo dagli inizi della crisi).

Agli aiuti internazionali all’Italia, va sommato la promessa di un ulteriore contributo statunitense.
2)Gli Stati Uniti superano ampiamente stamattina 150.000 casi confermati, e attendono l’ondata d’urto dei decessi collegati alla prima serie di ricoveri. Nel frattempo permangono, in tabella, alla quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione totale e al terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati.
Stato e città di New York si svegliano con la triste conferma di curve in decisa ascesa. Lo stato arriva a 67.384 casi confermati totali (59.746 ieri, 53.520 l’altro ieri) e 1.342 morti totali (966 ieri, 834 l’altro ieri) quasi raddoppiando rispetto ai 605 di quattro giorni fa. NYC ha oggi il totale di 38.087 casi confermati (33.768 ieri, 30.765 l’altro ieri) e 914 morti totali (776 ieri, 672 l’altro ieri). Rispetto allo stato, continua a farsi notare la maggiore incidenza in città del numero dei morti sui casi confermati.
Negli stati che stamattina hanno più di 100 morti totali, questa la situazione, con cifre che indicano rispettivamente i casi confermati e i deceduti: New Jersey 16.636 e 198, Washington 5.187 e 219, Michigan 6.498 e 185, Louisiana 4.025 e 185, California 7.394 e 149, Georgia 3031 e 102. Come si vede intuitivamente i decessi non seguono ovunque lo stesso andamento, rispetto al numero dei casi confermati. I casi più evidenti appartengono oggi a Louisiana e Michigan. Con quasi 2.500 confermati in più, il Michigan denuncia gli stessi decessi della Louisiana. Lo stato di Washington, in posizione intermedia tra Michigan e Louisiana in quanto a casi confermati, supera ampiamente ambedue nella classifica dei decessi. Così, il confronto tra New Jersey e California favorisce il primo. Non si traggano conclusioni affrettate da dati che tuttavia vanno registrati per future appropriate analisi.

3)La Spagna conferma il più alto rapporto in tabella tra numero dei casi confermati e popolazione, toccando per prima, in tabella, i 2 casi confermati per mille abitanti. La Spagna, con l’Italia, contribuisce ora a molto più della metà del numero mondiale totale dei decessi confermati. In un solo giorno il paese ha contato 849 vittime. Anche nel numero dei contagi le notizie non sono buone: +11% dopo cinque giorni di rallentamento. 9.000 contagi riconosciuti in un giorno: mai visto niente di simile.
Assommano a più di 50.000 le persone ospedalizzate dall’inizio della crisi e la loro gestione presenta problematiche delle quali le autorità centrali farebbero volentieri a meno, nell’attuale situazione. Per tutte, la scarsa o nulla collaborazione tra autonomie regionali, per cui vi sono autonomie con abbondanza di posti letto attrezzati sinora poco utilizzati per la terapia intensiva e altre deficitarie che però non possono trasferire loro pazienti nelle strutture sanitarie delle prime.
Il caso di Madrid, il centro maggiormente colpito, è esemplare. La capitale contava, prima della crisi, 641 posizioni di terapia intensiva, arrivate ora a 1.460 e che presto si vuole siano più di 1.800, il triplo rispetto a metà marzo. Ma il numero di respiratori non corrisponde, e assenza di respiratore in molti casi significa morte certa.
4)La Germania raddoppia il quoziente del rapporto tra casi confermati e popolazione, e comincia ad alzare l’asticella del numero dei decessi. Poco da aggiungere sugli altri paesi europei.
5)La striscia inferiore vede per la prima volta salire oltre l’1% il valore dei dati confermati sul numero della popolazione mondiale, e non è una buona notizia. Sale anche l’asticella del numero dei decessi sui casi confermati.
Il numero di paesi che hanno registrato casi confermati sale a 178.
Per i limiti strutturali all’analisi quotidiana, già illustrati in questa rubrica in particolare ieri, in accordo con il direttore, si conclude con fine marzo, la lettura quotidiana dei dati statistici attinenti la diffusione del virus Corona 19. Da aprile si tornerà sul tema con più approfondite e sensate letture di dati; con rarissime riflessioni e nessuna conclusione, una volta a settimana, preferibilmente il lunedì. La realtà cambia e deve di conseguenza cambiare il modo di raccontarla. Vi sono situazioni che scolorano e altre che invece assumono colori a più forti tinte: più conveniente leggere i mutamenti e le tendenze senza la sferza del tempo quotidiano e l’impossibilità di rendere per quanto possibile omogenei i dati raccolti dai quali partire.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia, in un giorno che fa registrare i 756 morti comunicati ieri sera dalla Protezione Civile, fa crescere tutte le caselle della tabella. La diuturna ascesa dell’incidenza dei decessi sui confermati, è il dato che maggiormente colpisce, così come il fatto che l’Italia, da sola, presenti quasi un terzo dei decessi mondiali in tabella.
Le speranze per una progressiva soluzione del male in aprile, confortate da qualche conferma dei giorni scorsi all’attesa flessione della curva dei nuovi contagi, vengono da una proiezione matematica circolata ieri in ambienti autorevoli, che però, ovviamente, non tiene conto dei contagiati asintomatici (il cui numero è sconosciuto) rivelando in questo il suo maggior limite. Partendo dalla flessione o stabilizzazione della tendenza dei nuovi casi confermati, avviatasi quattro giorni fa, tra questa e la prossima settimana si assisterebbe al crollo del numero dei nuovi casi confermati che quindi scenderebbero a 0,2 ogni 10.000 abitanti, per appiattirsi sullo 0 intorno al 20 del mese (oggi siamo intorno al valore 1 ogni 10.000). Questa rubrica non fa e non utilizza proiezioni, ma suo dovere è segnalarle di tanto in tanto con le cautele del caso; e sperare non è ancora proibito.

Agli aiuti internazionali all’Italia si sono nel frattempo aggiunti quelli dall’Albania.
2) Gli Stati Uniti supereranno in giornata 150.000 casi confermati, ma ancora non subiscono, a livello nazionale, l’attesa ondata d’urto dei decessi, restando così, in tabella, alla quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione totale e al terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati. Se negli Usa accadrà quanto si è visto in situazioni nazionali che per prime hanno subito l’onda della pandemia, ovvero che i decessi, per gli sfortunati che ne sono vittime, arrivano mediamente a 8 giorni dalla constatazione della positività (quando questa viene evidenziata), nella settimana corrente i morti negli Usa purtroppo saliranno. Un aiuto obiettivo agli Stati Uniti può venire dal numero di posti di rianimazione disponibili rispetto alla popolazione (primo al mondo), dalla tecnologia, dalla forza economica, dall’eccellente medicina militare (se si mette al servizio della sanità pubblica), purché vi sia contestualmente l’esatta percezione del rischio, cosa che per ora non accade anche per palesi responsabilità della contraddittorietà dei messaggi all’opinione pubblica rilasciati dai vertici della federazione e di taluni stati, con ostinazioni a non disporre il lockdown dove dovuto.

Tra i numeri statunitensi di stamattina, se ne segnalano alcuni di interesse per questa rubrica. Stato e città di New York, epicentro statunitense del male, proseguono la curva ascendente. Lo stato arriva a 59.746 confermati totali (53.520 ieri, 46.094 l’altro ieri) e 966 morti totali (834 morti ieri, 605 l’altro ieri). La città ha oggi il totale di 33.768 casi confermati (30.765 ieri, 26.697 l’altro ieri) e 776 morti totali (672 ieri e 450 l’altro ieri). Il rallentamento nell’ascesa dei due dati non è significativo rispetto alla speranza di caduta della curva di incremento, per le ragioni che si illustreranno alla fine della rubrica. In città vi sono zone che non registrano paradossalmente neppure un infetto ma altre che hanno numeri altissimi, come nel Queens a Brooklyn e alcune parti del Bronx. Nello stato vi sono invece situazioni di particolare rilevanza: Westchester denuncia stamattina 8.519 casi confermati e 10 decessi. Nassau rispettivamente 6.445 e 39.
Alcune situazioni in altri stati dell’Unione appaiono di particolare interesse. New Jersey registra stamattina 13.386 confermati e 161 morti; presto fatto il confronto con il vicino New York. Per le medesime voci lo stato di Washington ha 4.896 e 204, Michigan 5.489 e 132, California 6.319 e 133. Si sono scelti appositamente questi stati per l’evidenza che vi è scarso collegamento tra numero della popolazione e numero dei contagi. Sono i focolai a creare casi confermati così come l’immediatezza delle misure di contenimento e la risposta del sistema sanitario ad evitare le vittime. Il caso di Michigan e California (California 1 solo morto in più, nonostante quasi 1.000 casi confermati in più) la dice lunga anche sulla capacità delle statistiche di trasmettere con esattezza cosa accade, per molte ragioni, alcune delle quali saranno evidenziate in fondo alla rubrica.
3) La Spagna conferma il peggior rapporto in tabella tra numero dei casi confermati e popolazione. I casi confermati continuano a crescere in modo esponenziale. La situazione fa sì che la Spagna, con l’Italia, contribuisca esattamente alla metà del numero mondiale totale dei decessi confermati, tristissimo primato, al momento, per le due sorelle latine. Il dato spagnolo preoccupa maggiormente, in prospettiva, in quanto mentre l’Italia registra tutti i morti senza alcuna distinzione fra decessi per o con coronavirus, il paese iberico non contabilizza fra i deceduti chi cessa di vivere a casa propria o in altre residenza private, in assenza di tamponi di verifica.

4) Sul modo di contabilizzare contagi, conferme e decessi, si sta aprendo un vaso di Pandora tale da scoraggiare al prosieguo di questa rubrica. Nella stessa Ue manca un modo unico di fare statistica su Covid-19, una delle tanti gravi inadempienze degli stati membri che neganoo alla Commissione di operare al meglio nell’interesse dei cittadini europei. Di Spagna e Germania si è detto; la Francia contabilizza come morti di Covid-19 solo i morti in ospedale. Il Regno Unito fino al giorno 5 marzo mancava persino della classificazione Covid-19 nelle statistiche sanitarie, e attualmente contabilizza e pubblica dati su contagio e mortalità delle persone solo dietro consenso della famiglia a registrarli come Covid-19: facile immaginare la pressione psicologica sui familiari.
5) Sempre su questo tema, occorre guardare di nuovo al caso Cina, assunto da molti, nelle scorse settimane, come benchmark per la gestione delle crisi nazionali da virus Corona 19. Due le notizie di interesse.
Salgono i casi di ritorno, anche se in modo del tutto marginale, il che conferma che col Corona 19 si dovrà convivere anche dopo la fine della pandemia.
La seconda notizia è partita dalla rivista Caixin, conosciuta per la vocazione al giornalismo di investigazione, e si è diffusa nel pomeriggio europeo di ieri. Nella città di Wuhan, focolaio iniziale della pandemia, risultano in consegna dal 23 marzo un numero incalcolabile di urne cinerarie, quelle che, nella tradizione plurimillenaria cinese, raccolgono i resti del defunto. Tenendo presente che il 4 aprile, in Cina, è Qingming, giornata dei defunti, due sono le interpretazioni che circolano. La più benevola fa notare che le decine di migliaia di incinerazioni “normali” dell’ultimo trimestre 2019 non sono state consegnate durante il lockdown per Covid-19, e lo sono quindi ora. La più malevola che il numero dei morti da Covid-19 sia stato immensamente superiore ai 2.535 raccontati dalle autorità, tale che, al presente ritmo di consegna delle ceneri, verrebbe a superare 42.000. La corrispondente Rai da Pechino ha mostrato, nel telegiornale di ieri sera, camini crematoriali che fumano senza interruzione, sale di attesa e lunghe code di gente convocata per il ritiro delle cassettine, cataste di urne cinerarie. Il tutto dalla città di Wuhan. Si attende entro il 4 aprile la versione del governo.
6) Alla luce dei dati odierni e delle notizie in arrivo da paesi e continenti che si sperava restassero in qualche modo appena lambiti dalla pandemia, si ritiene che i numeri di questa saliranno ancora di molto, per l’accumulo di ondate successive degli effetti in paesi e continenti.
L’India, ad esempio, è ancora su numeri relativamente contenuti, ma talune decisioni del governo centrale e la chiusura di tanti luoghi di lavoro e professionali, hanno spinto ieri masse immense di persone a lasciare le grandi metropoli per recarsi nei loro villaggi dove avranno almeno di che mangiare dalla terra coltivabile. A parte treni, bus e camion stracolmi, vi sono lunghe teorie di persone in cammino di villaggio in villaggio. Il movimento potrà avere come effetto di allargare, sotto il profilo territoriale, l’infezione, con conseguenze che si inizierà ad apprezzare da qui a una decina di giorni.
Si è fatto cenno ad alcune difficoltà obiettive nel fornire dati veridici, e assistere nella loro lettura. Di seguito alcune avvertenze.
Senza tamponi faringei non è dato modo di conoscere il numero reale degli infetti. Alcuni scienziati aggiungono che neppure quel tampone è sufficiente per stabilire se si sia o non, infetti. Da qui che il numero dei contagiati è superiore al conosciuto, e che continuerà ad esserlo. Di conseguenza anche il numero dei morti, in termini assoluti e percentuali. La tabella può essere rispettosa del solo conosciuto: una conoscenza che, oltre un certo limite (ad esempio in caso di minimo numero di tamponi) può essere troppo parziale. I paesi che fanno basso numero di tamponi e che per giunta non inseriscono i deceduti fra i deceduti di covid-19 a meno che non siano stati prima sottoposti a tampone, fanno un doppio torto alla verità e rendono deficitario il lavoro statistico. La questione dei tamponi va vista anche da un altro punto di vista che qui interessa solo per il dato statistico che influenza. Si dia per scontato che un tampone effettuato in tempi prossimi all’insorgenza del male, risulti in maggiori possibilità di successo nella cura. Si accetti che il tempo medio che intercorre tra un tampone che proclama che si è attivi e la soluzione alla crisi del malato (con decesso o avvio a guarigione) sia di otto giorni. Quando si ha un accumulo di contagi (casi Wuhan, Lombardia, Madrid, in prospettiva New York) la struttura sanitaria va in stress e rischia di non disporre di sufficiente capacità di risposta in termini di spazi, personale, attrezzature, letti di terapia intensiva, stress psicologico: cresce il numero dei decessi e ciò si riverbera sul dato quotidiano, influenzando il dato complessivo.
Per quanto se ne sa soltanto il lockdown severissimo riduce i picchi di contagio e abbassa la curva appiattendola su un tempo di contagi gestibili dal sistema sanitario. I picchi statistici di casi confermati sinora sono tutti dipendenti da assenza di lockdown; e di conseguenza i picchi nel numero dei morti, anche dei morti che avrebbero potuti essere evitati laddove non vi fosse stato il cumulo di confermati a premere sulle strutture sanitarie. Pare di poter dire, alla luce delle curve statistiche sinora disponibili, che paesi come Belgio, Olanda, Austria, Regno Unito, Stati Uniti, apparentemente all’inizio dell’onda di contagio, stiano per entrare nella condizione di stress delle rispettive strutture sanitarie. A quel punto potrebbe contare poco anche il numero della disponibilità di posti letto sulla popolazione, nella cui classifica mondiale ai primi posti si presentano rispettivamente: Giappone, Corea, Russia, Germania, Austria.
Il numero di paesi che hanno registrato casi confermati è fermo a 177.

29 marzo, h. 06:00 EST
La tabella evidenzia quanto segue:
1) In Italia, in un giorno che fa registrare qualche speranza per l’evoluzione della prossima settimana (meno consistente l’incremento dei positivi mentre triplica il numero dei guariti del bollettino di ieri sera 28 ora italiana, rispetto al bollettino dell’altro ieri sera); i deceduti totali superano la barriera dei 10.000, nonostante il minor aumento rispetto a ieri nel numero dei morti. I nuovi dati assoluti peggiorano la situazione dei due dati percentuali riguardanti l’incidenza dei malati confermati sulla popolazione e l’incidenza dei morti sui confermati. I deceduti sui casi confermati sono prossimi all’11%, di gran lunga il dato più grave in colonna, con incremento di quasi quattro decimi rispetto a ieri.
Le speranze per un’evoluzione meno letale del male, è confermata dall’alleggerimento della morsa in Lombardia. Milano e provincia aumentano meno di ieri i contagiati. Anche Brescia e Bergamo, con le province, non crescono più in modo esponenziale in quanto a nuovi casi confermati.
2) Gli Stati Uniti corrono verso i 130.000 casi confermati, ma ancora non subiscono, a livello nazionale, l’attesa ondata d’urto dei decessi, confermando così, in tabella, la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione totale e il terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati. Stato e città di New York, epicentro statunitense del male, continuano a registrare numeri alti in termini di casi confermati e decessi. Lo stato arriva a 53.520 confermati (46.094 ieri, 39.140 l’altro ieri) e 834 morti totali (605 ieri, 461 l’altro ieri). La città ha oggi 30.765 casi confermati (26.697 ieri, 23.112 l’altro ieri) e 672 morti (450 ieri, 365 l’altro ieri).

3) La Spagna ha oggi il peggior rapporto in tabella tra numero dei casi confermati e popolazione. I casi confermati crescono in maniera esponenziale: guardando all’avvio del riconoscimento dell’infezione, i casi confermati sono passati da 2 a 100 nella prima settimana di manifestazione, da 100 a 1.000 nella settimana successiva, da 1.000 a 4.000 nei quattro giorni seguenti. Quindi la progressione del moltiplicatore, che ha portato alla situazione attuale.
Su 18.959 casi esaminati dal ministero della Sanità, e la successiva notifica ufficiale per età risultano, in quanto ai morti, i seguenti dati: 541 morti sopra gli 80 anni di età, 164 tra 70 e 79, 63 tra 60 e 69, 20 tra 50 e 59, 9 tra 40 e 49, 3 fra 30 e 39, 4 fra 20 e 29, 1 fra 10 e 19. La letalità, che è 17,91% nei casi confermati riguardanti i pazienti con 80 anni e più, già nella fascia successiva precipita al 5,24% dei casi.
Ieri 28 alle ore 12:00 CET, i totali di Madrid erano 21.520 confermati e 2.757 morti. Quelli della Catalogna 15.026 confermati e 1.226 morti.
4) I numeri assoluti dei casi confermati in Germania continuano a salire e ora incidono sul valore percentuale dei confermati sulla popolazione, superiore in Europa a quelli di Francia e Regno Unito. Rimangono infimi i valori dei decessi, mettendo la Germania nella posizione migliore della tabella in quanto a rapporto tra decessi e casi confermati, anche prima del Canada, che continua a risultare il paese con minor numero di decessi assoluti. Può dipendere da molti fattori, ma per ora non viene data chiave di lettura univoca; l’anomalia nel rapporto fra decessi e casi confermati, nel paragone con altri quadri nazionali esposti in tabella, va tuttavia evidenziata.
5) La pandemia ha superato 650.000 casi confermati e 30.000 morti. Sale ancora il valore della quarta colonna, ormai tendenzialmente più vicino al 5% che al 4%. Il dato della mortalità mondiale rispetto al numero dei casi confermati, è tuttavia ampiamente sotto la metà di quello italiano e inferiore a quello spagnolo, le punte massime di mortalità al mondo. Resta superiore a quello di quattro dei paesi in tabella, tra i quali la Cina.
Il numero di paesi che hanno registrato casi confermati è fermo a 177.

La tabella evidenzia quanto segue:
- L’Italia ha una giornata pesante nel conto dei morti (969), anche se il totale include alcune decine di decessi non registrati il giorno prima. Si conferma la curva di tenue diminuzione dell’incremento di contagiati e ricoverati in Lombardia. Continua però la salita quotidiana della percentuale di decessi sui confermati, a fine giornata del 27 risultata particolarmente sostenuta, quasi mezzo decimale. I casi confermati di medici e infermieri proseguono: 51 ora i medici deceduti in servizio. Al Civile di Brescia si danno per contagiati più di 310 tra medici e infermieri, 10 in condizioni definite gravi. Come segnalato nei giorni scorsi per la Spagna, è forte la moria di anziani in comunità di accoglienza.

2) Gli Stati Uniti sono ampiamente sopra i 100.000 casi confermati, ma ancora non subiscono, a livello nazionale, l’ondata d’urto dei decessi. Peraltro mantengono, in tabella, la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione totale e il terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati. Stato e città di New York, epicentro statunitense della malattia, non migliorano. Lo stato sale a 46.094 casi confermati rispetto ai 39.140 di ieri, e conta oggi 605 morti, 144 più di ieri. La città ha ora 26.697 confermati (58% dei casi confermati nello stato) e 450 morti (69% del totale dello stato).

Le situazioni in altri stati, anche in quelli che per infezioni confermate e decessi seguono in classifica New York, sono molto distanti: rispettivamente si hanno, nel vicino New Jersey 8.825 e 108, nello stato di Washington 3.726 e 175, in Louisiana 2.746 e 119, in California 4.885 e 102. I pochi dati qui riportati, spingono a due considerazioni statistiche minime. Sotto il profilo geografico il virus tende a colpire gli Stati Uniti partendo da tutti i quattro punti cardinali statunitensi, pur accanendosi in modo specifico sulla costa di nord-est. La percentuale di decessi nelle aree fuori dal focolaio di New York è, in termini percentuali sui casi confermati, incomparabilmente più alta: mentre in New York e New Jersey si ferma per ora all’1,31% ovvero a livello inferiore a quello nazionale, in Washington (4,69%) e Louisiana (4,33%) è su livelli equivalenti a quello mondiale, e in California (2,08), in posizione comunque superiore a quella della costa orientale settentrionale.

3) Il Canada muove nuovamente al rialzo le sue quattro caselle, ma in modo davvero poco significativo, distanziandosi ormai in modo strutturale da quanto accade nel grande vicino nord-americano.
4) La Germania, pur avendo oggi un numero di casi confermati sostenuto (quinta posizione assoluta), continua ad occupare in tabella la seconda migliore posizione in quanto a numero assoluto di morti. Inoltre, nel numero di questi rispetto al totale dei casi confermati, conferma dati nettamente migliori da quelli di ogni altro soggetto in tabella. Da fonte autorevole italiana, è stato detto, senza alcuno spirito polemico, che le cartelle cliniche negli ospedali tedeschi tradizionalmente riportano, in caso di morte, la patologia d’ingresso, non quella che eventualmente si sviluppa o viene documentata successivamente divenendo causa o concausa di decesso. Si era già annotato in questa rubrica, la distinzione che può essere fatta tra morire con o per covid-19.
5) Il Regno Unito cresce in tutte le caselle e, in modo particolare, nell’ultima, scostandosi decisamente dalla media mondiale. Registra i casi positivi del primo ministro, del ministro della Sanità, del consigliere e Chief Medical Officer britannico Chris Whitty.
6) La Cina torna a muovere i dati assoluti, in particolare quello dei casi confermati, ma niente di così rilevante da mutare i dati percentuali rispetto alla tabella di ieri.
7)La pandemia ha superato i 600.000 casi confermati e va velocemente verso 30.000 morti. Sale, anche se minimamente la percentuale di casi confermati sulla popolazione, muovendo di nuovo a salire la stabilità della quarta colonna.
Il numero di paesi che hanno registrato casi confermati è salito a 177.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia occupa il primo posto in due delle quattro caselle verticali: è il numero dei morti a pesare come dato assoluto e come dato riferito al totale dei casi confermati. Rallenta l’incremento giornaliero dei morti (662 contro 683 di ieri e 743 dell’altroieri).
Si incrementa la solidarietà internazionale verso l’Italia. Alle misure annunciate dall’Ue, si aggiunge l’aiuto diretto della Germania che, tra l’altro, da giorni trasferisce confermati italiani in strutture ospedaliere federali. L’aiuto tedesco si somma a quello che cubani, russi, cinesi e statunitensi hanno allestito per aiutare il sistema sanitario italiano. Salgono a 44 i medici morti nell’esercizio del dovere.
2) Gli Stati Uniti balzano al primo posto per totale di casi confermati, pur mantenendo, in tabella, la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione totale e il terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati. Stato e città di New York, epicentro statunitense della malattia, preoccupano con i loro numeri. Lo stato è a 39.140 casi confermati e 461 morti; la città a 23.112 confermati e 365 morti.
3) La Spagna supera l’Italia in quanto a percentuale dei casi confermati sul numero della popolazione. Diventa anche il secondo paese al mondo per mortalità e per il rapporto tra decessi e popolazione.
4) A livello globale si fanno notare il fatto che si sia a ben oltre il mezzo milione di casi confermati e che le prime quattro posizioni nelle rispettive colonne verticali sono occupate da paesi industrializzati dell’emisfero occidentale, membri della Nato. Il totale dei paesi che hanno registrato casi confermati è salito a 176.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia permane nella posizione di primo paese al mondo in tre delle quattro caselle. Rallenta l’incremento dei casi confermati (3.491 contro 3.612 di ieri e 3.780 di ieri l’altro) e dei morti (683 contro i 743 di ieri). Il fatto che da giorni il numero assoluto dei morti appaia stabilizzarsi tra 650 e 750 giornaliero, può essere interpretato come il segnale atteso che ci si sta avvicinando al picco dell’infezione. In termini regionali, la Lombardia permane nella situazione più seria, ma Lazio specie nella più grande area di Roma e provincia, e zone del mezzogiorno iniziano a pagare il tributo dei decessi atteso, visti i tempi di decorrenza della malattia. In sostanza, pur se a distanza, inseguono la curva del decorso lombardo di Covid-19.
Va rilevato che, sempre come effetto dell’andamento tipico della curva di questo virus Corona, Spagna e Stati Uniti superano l’Italia in quanto a numero dei casi positivi occorsi nelle ultime 24 ore.
2) Gli Stati Uniti sono terzo paese al mondo per totale di casi confermati. Nella tabella mantengono la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione, e il terzo migliore rapporto tra decessi e casi confermati, un andamento che è destinato a peggiorare nei prossimi giorni. Stato e città di New York, epicentro statunitense della malattia, con i loro numeri confermano la previsione. Lo stato è a 33.033 casi confermati e 366 morti; la città a 20.011 confermati e 280 morti. I dati possono far pensare intuitivamente che a New York ci sia minore mortalità che nel resto della federazione rispetto ai casi confermati, ma è francamente presto per questo genere di considerazioni.
3) In Canada il numero assoluto dei morti resta minimo, e nel suo rapporto con i casi confermati permane una larga distanza dalla media mondiale confermandosi secondo miglior dato, dopo la Germania, tra quelli esposti in tabella. Però il Canada alza tutti i valori delle colonne e triplica quasi il numero dei morti rispetto ai 13 di ieri.
4) Peggiora ancora la situazione spagnola, specie nelle grandi aree di inurbazione, come la capitale e la zona di Barcellona. Per mortalità il paese supera oggi la Cina, divenendo terzo al mondo, dopo Italia e Iran, nel rapporto tra decessi e popolazione.
Nel dibattito spagnolo, attenzione viene data alla problematica situazione delle case di riposo per anziani, e alla chiusura diffusa di cliniche private.
5) L’ultima linea orizzontale della tabella mostra una certa regolarità (intorno ai 30.000 quotidiani) nella crescita dei dati assoluti sui casi confermati: circa 480.000 oggi contro i poco più di 450.000 di ieri e i 424.000 dell’altro ieri. Il totale dei paesi che hanno registrato casi confermati è salito a 175.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia permane nella posizione di primo paese al mondo in tre delle quattro caselle. Si conferma per il quarto giorno consecutivo il rallentamento nella crescita dei casi confermati (3.612 contro 3.780 di ieri e 3.957 dell’altro ieri), ma s’interrompe il rallentamento nella crescita quotidiana del numero dei morti sui casi confermati (743 contro 601 di ieri e 651 dell’altro ieri). Domani dovremmo constatare il superamento della soglia del 10% di decessi rispetto al numero dei casi confermati.
2) Gli Stati Uniti sono il terzo paese al mondo per totale di casi confermati, ma nella tabella occupano la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione. I casi di decessi confermati superano quota 800 rispetto ai poco più di 600 di ieri. Preoccupa la situazione di New York, in particolare la città: nello stato si registrano sinora casi confermati in numero di 26.376 (15.597 in città) e 271 vittime (192 in città).
3) Il Canada lascia sola la Cina in quanto a parità con il dato mondiale di casi confermati in rapporto alla popolazione. Il numero dei morti assoluti resta minimo, e nel rapporto con i casi confermati permane a larga distanza dalla media mondiale confermandosi secondo miglior dato, dopo la Germania, tra quelli esposti in tabella.
4) Peggiora ancora la situazione spagnola, ormai il secondo caso importante in Europa e il terzo al mondo. Come nel caso italiano e iraniano, preoccupa soprattutto l’incidenza del numero dei morti sui casi confermati.
5) Dalla Cina che continua a offrire numeri infimi in quanto a incrementi, tutti dichiarati di provenienza non endogena, si apprende che riparte, anche a Wuhan, primo focolaio al mondo, la vita sociale e produttiva, pur con le cautele del caso.
6) L’ultima linea orizzontale della tabella mostra la crescita dei dati assoluti (più di 424.000 i casi confermati contro i 382.100 di ieri; 18.947 decessi contro il totale di 16.570 esposto ieri), e si ha un significativo aumento del numero dei morti rispetto ai casi confermati, adesso prossimo al 4,5%. Il totale dei paesi che hanno registrato casi confermati è salito a 170.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia è primo paese al mondo in tre delle quattro caselle. Giorno su giorno, calano i numeri assoluti dei nuovi contagiati (3.780 contro 3.957; ne erano stati annunciati 4.821 l’altro ieri sera) e dei morti (601 contro 651; ne erano stati annunciati 693 l’altro ieri).
Al tempo stesso l’Italia supera la soglia dell’1 per mille dei casi confermati rispetto alla popolazione totale, ovvero dei 1.000 per milione di popolazione, mentre resiste alla soglia del 10% dei decessi sui casi confermati.
Un grazie alla Repubblica Federale Tedesca per aver accolto 6 pazienti italiani, e alla Russia per l’invio di nove aerei militari con medici e materiali.
2) Gli Stati Uniti sono il secondo paese al mondo per totale di casi confermati, ma con la terza minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione, e dell’ incidenza dei decessi sul totale dei casi confermati. Preoccupa la situazione di New York: lo stato è ora uno dei maggiori centri della pandemia. I casi confermati raggiungono il 5% della categoria a livello mondiale e poco meno della metà di quelli statunitensi. La città di New York registra il 56% dei 23.230 casi confermati dello stato con 13.119 casi, e 125 decessi.
3) Il Canada, con la Cina, è stabile sulla parità rispetto al dato mondiale dei casi confermati sulla popolazione. Il numero dei morti sul totale dei casi resta a larga distanza dalla media mondiale ed è il secondo miglior dato, dopo la Germania, tra quelli esposti in tabella.
4) I dati spagnoli si confermano in ascesa e proseguono la corsa in scia a quelli italiani. Come l’Italia la Spagna ha valori in eccesso, rispetto alla media mondiale dei decessi sui casi confermati. Le autorità di sicurezza hanno dato conferma ufficiale di un serio attacco cyber di provenienza sconosciuta al sistema informatico ospedaliero.
5) In Cina, con novità di valore infimo rispetto ai dati conosciuti, riprende, con le cautele del caso, la vita normale. È annunciato il ritorno del trasporto pubblico a Wuhan.
6) L’ultima linea orizzontale della tabella mostra la crescita dei dati assoluti (382.100 casi confermati contro i 339.600 di ieri; 16.570 morti di oggi contro i 14.700 di ieri), ma non si hanno spostamenti significativi nelle due caselle percentuali.

La tabella evidenzia quanto segue:
- L’Italia si conferma primo paese al mondo per morti da Covid-19. È anche primo come percentuale di morti sui casi confermati, e di casi confermati sulla popolazione. Giorno su giorno, calano i numeri assoluti dei nuovi contagiati (3.957 contro 4.821) e dei morti (651 contro 693). La notizia, che attutisce l’impatto delle vittime quotidiane, non migliora l’impatto percentuale dei casi confermati sulla popolazione italiana, che sale ancora e che oggi inevitabilmente valicherà la soglia psicologica dell’1 per mille. In quanto alla percentuale dei morti sugli infettati, sale ancora di ¼ di punto. La sua progressione potrebbe prendere a rallentare: è il dato da tenere d’occhio in quanto darebbe speranza per l’auspicata inversione di tendenza.
2)Gli Stati Uniti sono il secondo paese al mondo per totale di casi confermati ma, in tabella, con la quarta minore incidenza percentuale dei casi confermati sulla popolazione, e la terza minore incidenza dei decessi sul totale dei casi confermati. Al tempo stesso il paese è ampiamente al di sotto della media mondiale di decessi rispetto ai casi confermati.
Il Canada si porta in parità al dato mondiale in quanto a incidenza percentuale della malattia da Covid-19 rispetto alla popolazione. Il numero dei morti sul totale dei casi resta a larga distanza dalla media mondiale ed è il secondo miglior dato, dopo la Germania, tra quelli esposti in tabella.
4)I quattro dati spagnoli si confermano in ascesa e proseguono la corsa in scia a quelli italiani. Rispetto alla media mondiale dei decessi sui casi confermati, si avvicina ai due punti percentuali in più. Aumenti contenuti per il Regno Unito, mentre sale in modo consistente la percentuale francese di decessi sul numero dei casi confermati. Il dato tedesco continua ad ascendere. Gli scostamenti percentuali rispetto a ieri sono ambedue in salita, anche se minima. Irrilevanti gli scostamenti dei dati cinesi rispetto a ieri.
5)Da oggi la tabella include l’Iran. Si tratta del quinto paese in tabella per casi confermati e del quarto per numero di morti. Con quasi l’8%, risulta secondo solo all’Italia in quanto a incidenza dei decessi sul numero dei casi confermati.
6)Quattro paesi totalizzano da soli l’83,2% dei morti con coronavirus, ma la diffusione del contagio prosegue portando a 167 il numero dei paesi (e assimilabili) colpiti. Cina e Italia rappresentavano quattro giorni fa quasi il 60% dei casi confermati, e quasi il 76% dei morti. Stamattina sono il 41,4% dei primi e il 59,4% dei secondi: nonostante l’evoluzione del quadro italiano, a livello globale si amplia il contributo degli altri paesi sia in termini di casi confermati che di decessi rispetto ai casi confermati.
Per la linea odierna dei dati mondiali, benché crescano i valori in termini assoluti, in termini percentuali non si registra variazione significativa dei casi confermati rispetto alla popolazione mondiale, mentre vi è un leggero rialzo nel rapporto tra decessi e casi confermati.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) L’Italia si conferma primo paese al mondo per morti da Covid-19. È anche primo come percentuale di morti sui casi acclarati, e di infetti sulla popolazione. Rispetto a ieri, le percentuali calcolate rilevano che il numero dei decessi sui contagi, a causa del rilevante numero di decessi di ieri 21 marzo, si avvicina alla soglia psicologica delle due cifre, ampiamente avanti rispetto ad ogni altro caso al mondo. Al tempo stesso il numero percentuale degli infetti sulla popolazione avanza inarrestato verso la soglia dell’1 per mille.
2) Il numero dei morti in Spagna conferma i timori qui espressi ieri, e giustifica le drammatiche parole pronunciate dal presidente di governo Sanchez nella serata di ieri. Preoccupa la situazione di Madrid: perché è la capitale e perché ha un’elevata concentrazione di persone. La percentuale spagnola di infetti rispetto alla popolazione già supera lo stesso dato cinese, e si mette in scia alla quota italiana. Rispetto a ieri è salito ulteriormente il delta spagnolo dalla media mondiale di decessi sui casi confermati, portandosi a 1,31.
3) Il Regno Unito si stabilizza nel gruppo dei paesi nei quali il rapporto tra morti e infetti supera il dato medio mondiale, con Spagna e Italia. Tutti gli altri paesi della tabella sono sotto il punto medio del rapporto tra numero di morti ed infetti. L’Europa ha il triste primato di collocare propri paesi nelle prime tre caselle degli scostamenti superiori alla mediana del rapporto percentuale tra morti e infettati.
3) Il dato tedesco si muove. Gli scostamenti percentuali rispetto a ieri sono ambedue in salita, anche se minima. Ma la Germania, per ora, conferma che il Coronavirus, almeno nella sua prima fase di virulenza in Europa, ha fatto vittime soprattutto nei tre grandi paesi latini.
4)Il Canada resta unico paese in tabella a collocarsi sotto la media del rapporto mondiale tra casi confermati e popolazione. Gli Usa perdono, rispetto a ieri, l’invidiabile condominio, venendo sbalzati in quarta posizione. Si ribadisce che solo i dati di lunedì chiariranno quale possa essere la tendenza di diffusione nordamericana di Covid-19. Intanto gli Stati Uniti più che raddoppiano il numero dei morti e aumentano quasi di una volta e mezza il numero degli infetti confermati.
5) La Cina resta il paese al mondo col più alto numero di contagi totali, ma è da giorni piatto in quanto a evoluzione del male, una tendenza sempre confermata nei ventuno giorni di marzo. Da 4 giorni il paese asiatico registra solo qualche decina di casi, dovuti peraltro a rientri in patria. Nel frattempo è stabilmente sotto la media mondiale in quanto a rapporto tra numero dei morti e contagiati.
6) Per effetto in particolare dei dati spagnoli, tre paesi totalizzano da soli il 73% dei morti con coronavirus. Non è necessariamente una buona notizia: tenendo presente l’elevatissimo numero di paesi nei quali il virus è attivo, lascia prevedere che, come accaduto prima per l’Italia poi per la Spagna, anche altri paesi vedranno crescere il numero di perdite umane. Solo 3 giorni fa Cina e Italia da soli assommavano al 76% del totale dei morti; oggi sono al 62,2, essendo salita dal 24% al 37,8% la partecipazione degli altri paesi al ferale bilancio.
7) I dati mondiali registrano una lievissima caduta del dato percentuale di morti rispetto ai casi accertati. Dipende non tanto dalla maggiore efficacia delle cure, quanto dall’incremento rilevante del denominatore: rispetto a ieri il numero degli infetti accertati fa un balzo di 46.260 unità. Si conferma che la Cina è l’unico paese dove l’epidemia risulta aver perso virulenza. Negli altri in tabella essa è in aggressiva fase espansiva.
Situazione 21 marzo

La tabella evidenzia quanto segue:
1)L’Italia si conferma primo paese al mondo per morti da Covid-19. È anche primo come percentuale di morti sui casi acclarati, e di infetti sulla popolazione. Rispetto al rapporto n.59, le percentuali calcolate rilevano che il numero dei decessi sui contagi, nonostante il forte incremento di decessi di ieri 20 marzo, resta lontano dalla soglia psicologica delle due cifre, pur avendo subito ieri l’incremento di quasi 3 decimali.
2)La Spagna balza in un giorno nella zona dove il numero dei morti si conta a tre zeri. Così facendo, porta la percentuale di infetti rispetto alla popolazione a quota 0,046, seconda solo a quella dell’Italia. Era previsto; il che non diminuisce il rammarico per il ritardo spagnolo nel cautelarsi contro un’evoluzione simile a quella italiana. Ora a Madrid si teme che possa andare anche peggio che in Italia. Il numero assoluto degli infetti tende già verso la metà di quello italiano e la percentuale di morti è salita in un solo giorno di ben mezzo punto percentuale, allontanandosi dalla media mondiale di quasi 1 punto percentuale.
3)Il Regno Unito entra nel gruppo dei paesi nei quali il rapporto tra morti e infetti supera il dato medio mondiale, con Spagna e Italia. Tutti gli altri paesi della tabella sono sotto il punto medio del rapporto tra numero di morti e di infetti. L’Europa ha il triste primato di collocare propri paesi nelle prime tre caselle degli scostamenti superiori alla mediana del rapporto percentuale tra morti e infettati.
3)Il dato tedesco continua a porre interrogativi rispetto alla tecnica di rilevazione dati, ma in attesa di notizie certe, si rileva che la Germania resiste meglio di ogni altro in tabella, al virus Corona 19 sia in termini assoluti che percentuali, pur facendo oggi leggermente salire tutti i suoi dati in tabella.
4)Usa e Canada sono per ora gli unici in tabella a collocarsi sulla parità (Usa) o sotto la parità (Canada) della linea media del rapporto mondiale (0,003) tra casi confermati e popolazione. Come affermato qui ieri, occorre attendere l’andamento di questa fine di settimana per capire se il nord America riuscirà a sfuggire alle punte acute dell’infettività da virus Corona. Preoccupa, oggi, il balzo degli Stati Uniti rispetto a ieri: crescita di quasi 1/3 del numero degli infettati, e del 50% di quello dei morti.
5) La Cina resta il paese al mondo col più alto numero di contagi totali, ma è da giorni piatto in quanto a evoluzione del male, una tendenza al miglioramento sempre confermata nei venti giorni di marzo. Nel frattempo è stabilmente sotto la media mondiale in quanto a rapporto tra numero dei morti e contagiati. Per la stessa percentuale è sopravanzata da tre dei paesi in tabella: Italia, Spagna e Regno Unito. Si ribadisce che mentre in Cina l’epidemia risulta aver perso virulenza, in tutti i paesi considerati in tabella essa è ancora in fase espansiva.
6)Per effetto in particolare dei dati spagnoli, Cina e Italia rappresentano ora meno della metà dei contagi confermati. Scende anche la loro partecipazione al numero totale dei morti, attestandosi al momento intorno al 66% del totale. Non si tratta di una buona notizia, perché documenta come gli effetti letali del virus Corona si vadano espandendo.
7)I dati mondiali registrano l’incremento vistoso del numero assoluto dei contagiati, che salgono oggi di più di ¼, mentre cresce di poco più di ¼ anche il numero dei deceduti. Sale, ed è il dato globale più significativo, la percentuale globale di chi non ce la fa a sopravvivere, attestata ora al 4,3%, ben più elevata della mortalità sbandierata dagli esperti ad inizio pandemia. Purtroppo è il caso italiano, per ora, a influenzare la pesantezza del dato globale.

La tabella evidenzia quanto segue:
1) Si è scelto di lavorare su due dati assoluti, che appaiono fortemente descrittivi degli effetti di Covid-19: il totale dei casi confermati di contagio e il totale dei morti da contagio.
Partendo da quei due dati assoluti si è costruito il dato percentuale dei contagi rispetto alla popolazione, e dei morti rispetto ai casi di infezione confermati. Si ritiene che queste quattro colonne diano una sintetica e immediata visione della situazione che la malattia da coronavirus di fine 2019 sta generando.
2) Per i confronti si sono scelti, con i due paesi nordamericani, i casi significativi Europa e il riferimento Cina, primo paese noto di infezione.
3) Il numero dei morti è fornito da Oms sulla base dei rapporti quotidiani che riceve dai paesi membri. Su questa base, per ora, non è conosciuto se in tutti i paesi richiamati il dato esponga tutti i decessi con Covid-19 o invece solo quelli per Covid-19. Non è questione di poco conto. Nel secondo caso lo specifico virus Corona sarebbe stato esclusiva causa di decesso; negli altri si sarebbe trattato di concausa più o meno rilevante. Beninteso, va comunque inteso che in ogni caso registrato, senza l’azione di Covid-19 non vi sarebbe stato decesso, almeno non in quel momento e in quelle specifiche condizioni.
4) L’Italia è da ieri, il primo paese al mondo per morti da Covid-19. È anche primo come percentuale di morti sui casi acclarati, e di numero di infetti sulla popolazione. La Cina resta il paese al mondo col più alto numero di contagi totali.
Non è tanto il confronto con gli altri paesi che evidenzia la gravità della situazione italiana (gli altri in tabella, ad eccezione della Cina, sono tutti nella fase iniziale del contagio), quanto quello con la Cina, sia per le dimensioni delle rispettive popolazioni, sia per la relativa inferiore presenza di donne in Cina (il virus colpisce molto più i maschi che le femmine; in Cina la politica del figlio unico ha portato alla diminuzione della percentuale di donne sulla popolazione) rispetto all’Italia, sia per l’effetto sorpresa che ha flagellato la Cina ma che non doveva flagellare l’Italia (ed è anche più vero per gli altri paesi follower).
Particolarmente seria l’alta mortalità italiana rispetto ai contagiati: quasi il doppio sulla Spagna, più del doppio sulla Cina, quasi 52 volte superiore alla percentuale tedesca.
5) Il dato tedesco, per la comparabilità della società tedesca con le altre dell’Ue è da tenere in particolare osservazione. Non potrà reggere a questi livelli, ma se dovesse confermare una curva comunque bassa di mortalità rispetto ai contagiati, il suo “caso” potrebbe fare da traino alla soluzione del problema in ogni altro paese. Forti dubbi che ciò accada, perché la stragrande parte degli 8.198 infettati sono appena agli inizi e purtroppo al loro interno col passare dei giorni si daranno vittime. Resta poi da capire quale sia stata la scelta tedesca rispetto alla questione qui posta, riguardante la tecnica di computo dei decessi.
6) Guardando a Cina e Italia, occorre considerare che questi sono stati i primi paesi di contagio, quindi hanno numeri necessariamente più alti, a parità di ogni altra condizione, rispetto agli altri: nel caso Cina i numeri sono presumibilmente in fase conclusiva, in Italia in fase matura, negli altri paesi appena agli inizi. Appare specialmente vero per i paesi follower, come Usa e Canada, visto che l’infezione, all’evidenza dell’apparenza, ha avuto la prima diffusione da est a ovest in EurAsia lungo la linea della Via della seta, e solo dopo un paio di mesi ha attraversato canale della Manica e Atlantico abbattendosi sul nord America.
7) In quest’ambito il rifiuto dell’allarme opposto dai governi statunitense e britannico sino a questa settimana, e l’avvio solo recentissimo delle prime misure antivirus, avrà certamente contribuito ad innalzare le opportunità di infezione nella fascia atlantica anglo-statunitense. Le statistiche di domattina aggiorneranno su questo punto, con il desiderio di essere smentito.
8) A livello globale due paesi (Cina e Italia) contano per quasi il 60% dei contagi confermati, e per quasi il 76% dei morti. La forchetta fra le due percentuali è influenzata dall’alta mortalità italiana rispetto ai suoi contagiati. Sempre il dato italiano contribuisce a elevare la percentuale di mortalità globale ampiamente sopra la soglia del 3%, tuttora spacciata ai quattro venti dagli esperti virologi e infettivologi che (comprensibilmente) non hanno tempo di leggersi le statistiche. L’infezione, ma anche la mortalità, in termini globali, riguarda più gente di quanto si racconti.
Risulta però altrettanto vero che sopra la media mondiale si collocano solo Spagna e Italia.
9) Nelle previsioni, si teme che la Spagna possa dover percorrere una via Crucis simile a quella italiana, se non peggiore.
Difficilmente la Gran Bretagna potrà evitare di raggiungere a breve il dato percentuale cinese di vittime rispetto ai casi di infezione.
Per Canada e USA, come si è detto, i dati di questa fine di settimana, diranno come presumibilmente dovrà andare.