L’Italia nell’ultimo periodo sta affrontando con forza e coraggio di molti, superficialità e noncuranza di altri, l’epidemia da COVID-19 che inevitabilmente sta avendo un impatto considerevole su quella che è l’economia nazionale e locale. Si tratta infatti di un impatto sia micro che macroeconomico che porterà a gravi pesi sulle spalle dei consumatori, imprenditori e dello Stato.
Le attese quindi non si manifestano rosee, sopratutto per noi studenti, in questo periodo. Siamo come un pendolo che oscilla tra preoccupazione e voglia di fare. Purtroppo la situazione non intende però migliorare. Con il D.P.C.M. 9 marzo 2020, si è estesa la zona rossa a tutta la penisola, bloccando quindi gli spostamenti tra comune e comune e, persino all’interno della città stessa, ovunque essa si trovi. Questo genera dei gravissimi impatti economici sul mercato del lavoro, in quanto tutti siamo consapevoli che per ridurre il CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto) si assumeranno meno lavoratori e questo andrà ad aggravare la condizione di noi ragazzi alla ricerca “disperata” di un posto di lavoro.
C’è stata la sospensione di tutte le attività didattiche e di tirocinio, misura preventiva utilizzata per limitare la diffusione del contagio, ma probabilmente è proprio qui–nei luoghi dove si forma la cultura e si plasma il futuro dei giovani–da cui devono partire i cambiamenti che migliorerebbero le aspettative dei giovani.

Questo è di fondamentale importanza in quanto gli studenti stanno vivendo il problema con occhi puntati al domani, puntati alla limitazione del danno oggi, per effettuare una cura più lieve quando sarà necessario, perché si, tutti noi giovani abbiamo la netta consapevolezza di quello che ci aspetta e non viviamo in un mondo fatto solo di aperitivi, consumismo e divertimento, come la generazione precedente si diverte a descriverci! Siamo consapevoli e volenterosi di risolvere questa crisi, anche colei o colui che sogna per la sua vita un futuro in giro per il mondo ha interesse ad essere parte attiva in questa vicenda, perchè quando si parla di Italia, nessun giovane si è mai tirato indietro e di certo non lo faremo ora.
Queste considerazioni non sono positive per un giovane studente italiano, magari prossimo alla laurea come me, il quale percepisce il proprio futuro con incertezza e complessità, non sapendo interpretare quelli che sono gli input provenienti da tale mercato che sono metabolizzati come estranei e visti come appartenenti ad un mondo ancora lontano e separato dalla propria quotidianità.

E’ proprio qui il grave problema del nostro sistema economico e formativo, ovvero l’estraneità che il mondo del lavoro rappresenta per lo studente. Durante tutto il processo formativo, nessun docente o nessun sistema istituzionale insegna a conoscere il mondo del lavoro, generando così uno smarrimento nello studente che in alcuni casi continuerà a non saper leggere ed interpretare il mercato del lavoro.
Questa incertezza ovviamente ci fa paura e, da un lato la viviamo come normalità in quanto all’uomo fa paura tutto quello che è ignoto, ma dall’altro lato la viviamo come una paura dettata dalla consapevolezza di avere carenze informative del mondo lavorativo, come accennato in precedenza. Bisogna quindi ridurre queste asimmetrie informative, dobbiamo porci in prima linea noi ragazzi e cercare di forzare queste informazioni. E’ ormai cosa nota che il nostro sistema economico, lavorativo e culturale presenti delle falle, noi siamo i lavoratori del domani e dobbiamo imporre il nostro diritto ad una conoscenza del mondo a 360°, non dobbiamo essere solo dei perfetti teorici, dobbiamo essere anche persone pratiche in quanto la realtà non si fonda solo su considerazioni empiriche studiate al liceo o all’università, ma essa è complessa e necessita di persone in grado di sviscerarla e comprenderla.
Fino a quando tutto questo non verrà messo in pratica, la crescita personale e sociale del nostro paese sarà sempre lenta. Bisogna guardare al passato come base di partenza e come stimolo per il futuro e non guardarlo con malinconia. Siamo un paese evoluto e dobbiamo dimostrarci tale, nella speranza di poter coltivare un “sogno italiano” che sia possibile per tutti.