A meno di due mesi dall’avvio delle udienze, il processo contro Harvey Weinstein è arrivato alle battute finali. Lunedì mattina il verdetto della giuria: Weinstein è not guilty per i tre capi di accusa più pesanti, guilty per gli altri due.
Nonostante dall’ottobre 2017 più di novanta donne abbiano raccontato di molestie e violenze sessuali, l’ex produttore di Hollywood è stato rinviato a giudizio per due casi: Miriam Haley sarebbe stata costretta a ricevere sesso orale nel 2006 e Jessica Mann avrebbe subito uno stupro nel 2013.
In manette e senza possibilità di cauzione, Weinstein oggi verrà trasferito a Rikers Island, dove scontano le pene assassini e stupratori. I suoi avvocati, che attraverso Donna Rotunno hanno annunciato ricorso, avevano chiesto di non arrestarlo fino alla sentenza fissata per l’11 marzo. Già in queste ore la difesa si sta muovendo per richiedere custodia protetta e assistenza medica in carcere.
In tribunale, i procuratori hanno chiamato alla sbarra altre quattro donne. Le loro storie sono tra le tante a non ricadere nella giurisdizione dello stato di New York o nei limiti temporali imposti dalla prescrizione, ma nella strategia dell’accusa le testimonianze avrebbero fatto emergere un modello di condotta predatoria per la quale Weinstein avrebbe rischiato fino all’ergastolo.
L’attrice Annabella Sciorra ha descritto anni di stalking, regali inappropriati, visite a sorpresa in albergo e quella notte tra il 1993 e il 1994 nella quale Weinstein sarebbe entrato a forza nel suo appartamento di Gramercy Park per violentarla. La deposizione di Sciorra è stata corroborata dall’attrice Rosie Perez, che ha testimoniato di aver raccolto in passato la confidenza dell’amica.
Dawn Dunning avrebbe conosciuto Weinstein a ventiquattro anni, mentre lavorava come cameriera in un club del Meatpacking District. Con il pretesto di discutere ruoli cinematografici, Weinstein l’avrebbe invitata in due occasioni in due diversi hotel della città, dove l’avrebbe toccata sotto la gonna e dove le avrebbe proposto un rapporto sessuale con lui e la sua assistente in cambio della parte.
Nella costa ovest, Lauren Young sarebbe stata avvicinata da Weinstein nel febbraio del 2012. Weinstein avrebbe dimostrato interesse per una commedia che la ragazza stava scrivendo e l’avrebbe convocata in una stanza di hotel a Beverly Hills. Nel bagno dopo averle tolto i vestiti, l’uomo le avrebbe palpato i seni e si sarebbe masturbato.

Un’altra cameriera, Tarale Wulff, sarebbe stata trascinata da Weinstein in un accesso delle scale nel club di Soho. Weinstein si sarebbe masturbato prima che la sua vittima riuscisse a fuggire. In un incontro professionale mesi dopo, Weinstein l’avrebbe fatta portare nel suo appartamento e violentata.
A partire dallo scorso martedì la giuria, composta da sette uomini e cinque donne selezionati tra migliaia di convocati, ha cominciato a deliberare, ma prima della fine della settimana non avrebbe raggiunto l’unanimità su tre dei cinque capi di accusa. Dopo aver ottenuto una sospensione dal giudice per il fine settimana, nella tarda mattinata di lunedì è arrivato il verdetto e la “vittoria” a metà per accusa e difesa.
E se Donna Rotunno ha rimandato le dichiarazioni al processo d’appello, il district attorney di Manhattan Cyrus Vance ha incassato il parziale successo della procura, ha parlato alle telecamere definendo Weinstein un “malvagio predatore sessuale seriale che ha usato il suo potere per minacciare, violentare, aggredire, imbrogliare, umiliare e silenziare le sue vittime” e si è detto “certamente non insoddisfatto dal verdetto”.

Weinstein eviterà la condanna per la condotta predatoria che i procuratori puntavano a evidenziare nei casi Haley e Mann e nella testimonianza di Annabella Sciorra e sarà assolto per l’accusa di stupro di primo grado contro Jessica Mann. Per atto sessuale criminale e stupro di terzo grado, la pena va rispettivamente da un minimo di cinque anni di carcere e dalla libertà vigilata a quattro anni. (Weinstein compirà 68 anni a marzo)
In attesa della sentenza del giudice, la saga legale di Weinstein a New York sarebbe vicina al termine. Non in California, dove il movimento #MeToo spera di ottenere maggiore giustizia e un altro traguardo importante con il processo di Los Angeles.