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Crescono le pressioni da due delle organizzazioni più importanti del mondo in tema di difesa dei diritti umani. L’11 Novembre Human Rights Watch e Amnesty International hanno presentato una denuncia alla Corte Europea dei Diritti Umani contro l’operato italiano sulla questione dei migranti e sulla sua cooperazione con la guardia costiera della Libia. La segnalazione si riferisce agli eventi svoltisi nel Novembre 2017, durante i quali l’Italia ha contribuito al rimpatrio forzato di 47 persone in Libia. Una volta rientrati nella terra da cui erano in fuga, i migranti hanno subito abusi e torture da parte dei libici. Inoltre, i testimoni hanno riferito che molti dei migranti riportati in Libia sono stati rinchiusi in centri di detenzione in cui sono stati costretti a condizioni degradanti e atroci violenze.
La denuncia da parte di Human Rights Watch e Amnesty International contro l’Italia accusa il suo governo di concorrere insieme alla Libia a trattamenti inumani contro i migranti. L’Italia viene chiamata in causa come corresponsabile nella violazione dei diritti umani nelle operazioni marittime che svolge in cooperazione con le autorità libiche, le quali costringono al rimpatrio forzato in Libia.
Mentre le accuse circa il comportamento dell’Italia verso i migranti crescono, il governo italiano ha rinnovato il 2 Novembre scorso il Memorandum d’intesa Italia-Libia sui migranti (MoU). Il governo italiano dunque si è riaffermato come alleato nel supporto economico e tecnico alle autorità libiche nell’arginare i flussi migratori dalla Libia.
In questo scenario, inoltre, la denuncia delle due NGOs è solo l’ultima di una lunga serie di segnalazioni contro l’Italia e l’Europa in materia: il caso S.S. and others v Italy (no. 21660/18) aveva già riportato nel 2018 lo stesso episodio, testimoniando trattamenti violenti e lesivi verso i diritti umani. La Corte Europea dei Diritti Umani si era inoltre giá pronunciata nel 2012 in risposta ad un’altra accusa precedente, quella del caso Hirsi Jamaa and Others v. Italy (no. 27765/09), in cui stabiliva che l’Italia avesse violato la Convenzione Europea sui Diritti Umani. Il trattato internazionale volto a tutelare i diritti umani e le libertà fondamentali in Europa sancisce all’articolo 1 il rispetto dei diritti umani e all’articolo 2 e 3 il diritto alla vita e la proibizione della tortura. Alla luce di questi articoli e del principio di non respingimento che riconosce al rifugiato il diritto di essere protetto contro il rimpatrio forzato (principio decretato dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951), l’Italia è stata giudicata colpevole di aver forzato il rientro dei migranti in Libia.
La nuova denuncia mossa da Human Rights Watch e Amnesty International ha risposto al grido di aiuto e bisogno di rappresentazione di diciassette migranti vittime degli eventi accaduti il 6 Novembre 2017. Questi si sono esposti nell’intervento alla Corte Europea dei Diritti Umani, fornendo la loro testimonianza sull’azione della nave di salvataggio Sea-Watch 3, giunta per salvare le circa 150 persone che stavano annegando. Dalle testimonianze riportate, la nave è stata attaccata da una imbarcazione della guardia costiera libica, che ha impedito il proseguimento delle operazioni di soccorso dei migranti ancora in mare. Quel giorno, “un numero imprecisato di persone ha perso la vita, compresi i bambini piccoli di due dei migranti che si sono uniti alla denuncia”. (Human Rights Watch)
In questo contesto, Amnesty International e Human Rights Watch chiedono a gran voce che l’Italia venga accusata “di continue violazioni dei diritti umani nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia, e che venga condannata la cooperazione e il sostegno dell’UE, in particolare dell’Italia, con la Libia”. (Human Rights Watch)
AGGIORNAMENTO: E il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres che ne pensa? Lo abbiamo chiesto oggi. Guardate sotto il video dal minuto 12:47