Sarò noiosa, ma repetita iuvant, considerato che l’argomento sul razzismo, di cui è stata investita la senatrice ebrea Liliana Segre, continua ad essere nelle cronache di questi giorni. Purtroppo è stata ripetutamente minacciata e la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, l’ha messa sotto scorta. Il che per una donna di 89 anni che si è conquistata la libertà, non è facile da digerire perché non può più andare dove le pare e uscire quando le pare. Certo, c’è gente che per girare con una scorta farebbe carte false, come fece un direttore di un quotidiano di destra (che promette di dire la verità), il quale, per pavoneggiarsi con una scorta, s’inventò di aver subito un attentato; ma la gente dimentica presto, purtroppo.
Salvini affermando: “Minacce gravissime come quelle che ricevo io”, ha sminuito il fatto come fosse normale, il che significa che se ne è lavato le mani; senza considerare che lui non è stato in un campo di concentramento da piccolo e forse non avrebbe potuto tornare. Ciò dimostra che la sua empatia è di facciata e che sta dalla parte dei razzisti, perché nella migliore delle ipotesi non vuole perdere il loro voto, magari a favore della Meloni, nella peggiore spera di essere un domani da loro aiutato a prendere i “pieni poteri”, come appunto ha auspicato.

Il Presidente Sergio Mattarella con la Senatrice a vita Liliana Segre nel corso della visita al Memoriale della Shoah (Foto Quirinale.it)
Vorrei osservare che la libertà d’opinione non ha lo stesso valore dell’etica e un’offesa razzista è un pregiudizio e non un esercizio di libertà d’opinione, come un altro direttore di un quotidiano di destra (che pensa di perseguire la libertà) ha cercato di sostenere. In tal caso la libertà d’opinione travalica il senso etico dei nostri valori cristiani, li mette in discussione. Che piaccia o no, i valori fondamentali della nostra cultura occidentale sono i valori cristiani. Se li contraddici, senza accorgertene, dai libertà ad altri valori di penetrare nella nostra società. Il razzismo non è un valore cristiano e pertanto noi non lo consideriamo un valore. Così demoliscono i nostri valori per farne entrare altri proprio coloro che si reputano paladini dei valori della tradizione. Come Salvini e company.
In ogni società esistono sempre dei valori, che certo col tempo possono cambiare. Ma il vero valore qual è? Esprimere la propria opinione o rispettare l’altro? L’opinione è una critica o una condanna, una forma di pregiudizio che separa e non unisce i popoli. Per esempio, posso arrivare a dire che tutti quelli che hanno le lentiggini mi stanno sulle scatole… Il cerchio dell’intolleranza finisce per restringersi sempre più fino a portarci a chiudere il proprio essere in se stessi. Come i miei vicini che ormai non escono più di casa per paura e odio degli altri, sostenendo che gli vogliono male… Il loro gatto miagola tutto il giorno per la prigionia forzata a cui lo sottopongono, ma quando riesce a scappare, arrivato sul pianerottolo, ritorna sui suoi passi terrorizzato del mondo di fuori. Insomma i mei vicini sono vittime di se stessi, ma sono riusciti a vittimizzare solo il loro gatto e solo perché il suo sostentamento dipende da loro. Questo spiega come ci sono sempre degli imbecilli pronti a tutto, perfino a rinunciare alla propria libertà, per la pagnotta. Come un gatto.
L’individuo non vale se non si interfaccia con la società perché la relazione è fondamentale, è amore nei confronti del prossimo. Isolarsi sempre di più porta a creare un mondo di singoli, uno contro tutti.
Se uno esprime un’opinione e l’altro gli dice che lo odia, questa è una minaccia che va oltre i valori etici di una società. Se invece dici che uno è ladro, non hai espresso un’opinione ma un giudizio. Si confondono le opinioni con i giudizi. L’opinione è qualcosa di indefinito, il giudizio è finito. Il primo ha un aspetto dialettico, l’altro statico.
Manca la cultura: a scuola non si studiano più Platone, Kant, Voltaire e la struttura della mente rimane a uno stadio di ragionamento elementare, che condiziona ciò che percepiamo. Razzismo uguale ignoranza.