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Trump a Mattarella: i rapporti Usa-Italia mai stati così buoni. Ma poi sui dazi…

Nell'incontro allo studio ovale tra il presidente della Repubblica e il presidente USA, Mattarella cerca un accordo anti dazi, ma Trump resta freddo

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Il presidente Sergio Mattarella oggi è stato per oltre un’ora nell’Ufficio Ovale della Casa Bianca per discutere con il presidente Donald Trump. Poi hanno partecipato insieme in una conferenza stampa (Vedere video qui sopra. Per la traduzione italiana vedere video in fondo).

Accolto dalla guardia d’onore militare con le bandiere americane e italiane sventolanti, dopo la stretta di mano, il capo dello Stato e il presidente Usa hanno posato per alcune foto.

Che ci sarebbero stati tuoni e fulmini all’incontro che il presidente Sergio Mattarella ha poi avuto stamane con il Presidente Donald Trump alla Casa Bianca, ve lo avevamo già annunciato ieri. Così è stato e certi toni forti e a tratti sgarbati sono stati sentiti sempre da parte di Trump, mentre quelli del presidente Mattarella sono stati decisi, chiari, ma mai provocatori.

Trump è stato Trump quando si è discusso di dazi, di contributi Nato, di abbandono dei curdi in Siria, e anche quando gli è stato chiesto degli strani viaggi del suo ministro della Giustizia William Barr a Roma. Ma questa volta il presidente americano si è ritrovato un osso duro davanti, quel presidente della Repubblica italiano che mantenendo nervi saldi, lucidità e quella calma e quello sguardo siciliano apparentemente mite, ma dagli occhi di ghiaccio,  ha saputo replicare colpo su colpo congelando Trump ogni volta che lui dedicava troppo tempo del loro incontro nel ripetere la sua “cantilena” dell’Italia e l’Europa che non fanno abbastanza per questo o quello…

Ma andiamo con ordine: all’arrivo alla Casa Bianca, sembrava che i nuvoloni già carichi di pioggia che si addensavano su Washington, non avrebbero condizionato l’umore dell’incontro. Trump all’inizio infatti appariva quasi premuroso, quasi gentile e finalmente non rude: “È un grande onore ricevere un uomo molto rispettato come lei, è un piacere di averla alla Casa Bianca”. E così un’altra delle prime frasi ascoltate dai giornalisti quando sono entrati nell’Ufficio Ovale dove da lì a poco si sarebbe svolto il vertice tra i due leader, è stata quella in cui Trump affermava:  “I rapporti con l’Italia sono ottimi, non sono mai stati così buoni”.

Ma ecco che subito dopo, il Donald Jeckyll si è trasformato nuovamente nel President Hyde. Parlando senza più fermarsi dei dazi già annunciati, Trump ha fatto capire che per lui adesso tutto è a posto, gli “equilibri” con l’Europa sono stati ristabiliti. La questione, lo ricordiamo, riguarda i dazi degli USA nei confronti di prodotti da paesi UE autorizzati dal WTO, questo come ritorsione per la questione degli Airbus sovvenzionati da alcuni governi europei. Mattarella, prima nell’ufficio ovale, e poi in conferenza stampa, ha cercato in maniera chiara ma sempre rispettosa, di spiegare al presidente americano che una “guerra” sui dazi non converrebbe a nessuno, che tutti ci perderebbero. Che quello che il WTO ha autorizzato di fare a Washington per l’Airbus, presto sarà altrettanto autorizzato per l’Europa agli USA per le sovvenzioni all’americana Boeing, insomma che sarebbe meglio per gli USA e l’Europa sedersi ora, prima che tutto questo avvenga, ad un tavolo per cercare di risolvere le questioni trovando soluzioni comuni, di intesa e compromesso alla portata di entrambi, invece di scatenare delle ritorsioni senza fine che colpirebbero entrambe le economie.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio, alla Casa Bianca, accolto dal Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump e il Segreatrio di Stato Mike Pompeo in occasione della Visita Ufficiale negli Stati Uniti d’America
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Niente, Trump non ci sente, deve sempre e solo avere ragione lui: riguardo a quanto accordato agli USA, “non si tratta di ritorsione ma di risarcimento”, l’equilibro è stato ristabilito e l’Europa non deve quindi cercare di continuare nella disputa… Alla conferenza stampa, infatti, Trump continuerà con le minacce: “Se volessi potrei risolvere il problema del deficit commerciale con l’Europa subito,  ma sarebbe troppo rude…”.

La sensazione è chiara. Prima, nell’Ufficio Ovale, Mattarella deve aver avuto la sensazione di parlare con chi aveva già deciso e non voleva più ascoltare. Questo deve aver convinto il presidente della Repubblica italiana sul come continuare: per gli interessi dell’Italia e dell’Europa, alla conferenza stampa in diretta tv, l’ospite non avrebbe lasciato il padrone di casa continuare a sparare quel che gli pareva, ma gli avrebbe replicato colpo su colpo. E così dopo averlo fatto per la questione dei dazi, Mattarella ha replicato a Trump anche sulla questione NATO, dopo che Trump aveva continuato con la lamentela che l’Italia non avrebbe aumentato il proprio contributo alla spesa dell’alleanza Atlantica. “L’Italia, oltre ad essere il quinto contributore economico dell’alleanza” gli ha fatto sapere Mattarella, “è anche il secondo paese dell’Alleanza, dopo gli USA, per numero di militari inviati nelle missioni militari”. E ancora: “Vorrei ricordare che in ambito Nato,  gli F35 italiani stanno pattugliando i cieli dell’Islanda per assicurare sicurezza e pace”. E mentre Trump parlava degli Usa che non si faranno più fregare, Mattarella ha cercato di ristabilire le priorità ideali e di valori su cui si dovrebbe fondare l’amicizia e l’alleanza tra gli Stati Uniti d’America e l’Italia.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Casa Bianca, con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, in occasione della Visita Ufficiale negli Stati Uniti d’America
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Ad un certo punto, durante la conferenza stampa, Trump si è sbizzarrito nel ripetere frasi contro i curdi ex alleati (“sono bravi combattenti, ma non sono angeli”) e ora da lui abbandonati, adducendo che tutta la sua politica è ormai decisa: fin quando lui sarà presidente degli USA, i soldati americani saranno progressivamente ritirati dal Medio Oriente; gli americani non hanno niente da guadagnare da un coinvolgimento in conflitti tra popoli che durano da millenni.  A Trump lo scontro tra Siria (con dietro la Russia) e la Turchia sembra inevitabile, e del fatto che la popolazione civile soprattutto curda possa essere massacrata da questi eventi condizionati dal ritiro affrettato americano che ha sbalordito persino tanti senatori repubblicani a Capitol Hill, a Trump – lo ha fatto capire in tutti i modi anche allargando le braccia  – non importa più nulla. Anzi, Trump ha difeso la sua politica in Medio Oriente come se volesse farne il suo nuovo slogan elettorale: io i soldati americani li riporto a casa, non li faccio morire come vorrebbero a Washington….

Mattarella, dal canto suo, nel rispondere invece ad una domanda sulla nuova invasione della Siria, ha prima detto che la Turchia, paese alleato NATO, ha commesso un grave errore e ha poi ricordato, mentre Trump lo guardava con una faccia sbalordita, un detto latino: “Platone mi è amico, ma più amica mi è la verità” (Amicus Plato, sed magis amica veritas). Per Mattarella nella regione esiste una sola soluzione: “La fine delle operazioni militari”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, durante i colloqui con le rispettive Delegazioni ufficiali, in occasione della Visita Ufficiale negli Stati Uniti d’America
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La questione Libia, quella per l’Italia più grave che pende come una spada di Damocle sui suoi interessi energetici e anche umanitari per quanto riguarda i flussi migratori, Trump l’ha praticamente risolta con una frase: “l’Italia, come gli USA, non vuole confini aperti”. Ovviamente ormai dovrebbe esser chiaro a Mattarella, e speriamo lo sia anche a Giuseppe Conte e al suo governo, che è inutile sperare in un aiuto concreto americano in Libia, almeno fino a quando Trump sarà alla Casa Bianca.

Nella conferenza stampa si è parlato di sicurezza e rete 5G e, quindi, relazioni con la Cina, e qui Trump ha dato atto all’Italia di aver chiaro il problema.

Quando la collega Giovanna Pancheri ha posto la domanda che andava fatta al presidente Trump, e cioè se lui avesse mandato il ministro della Giustizia William Barr a Roma il 27 settembre e se avesse coordinato la missione con il premier Giuseppe Conte e che tipo di informazioni si aspettasse dalle indagini del suo ministro con i servizi segreti italiani, Trump ha risposto: “Non conosco  dettagli, ma so che il nostro paese sta indagando sulla corruzione delle elezioni del 2016… c’era tanta corruzione fino al presidente Obama… Io non so tutti i dettagli ma come avrà anche le letto nei giornali, stanno andando nei paesi a cercare dove c’è stata questa corruzione, quindi anche in Italia. Ma per i particolari dovrà chiedere direttamente al ministro Barr”.

Qui sotto il video dell’intera conferenza stampa congiunta con la traduzione in italiano.

Alla fine, l’unico capace a mettere d’accordo Trump con Mattarella, è stato Cristoforo Colombo. Trump, dicendo “a me piace il Columbus Day e non voglio che gli si cambi il nome come invece vorrebbe qualcuno” e  Mattarella replicando, nel ricordare la figura dell’esploratore italiano, elogiandola: “A giudicare dalla posizione raggiunta dall’America nel mondo, possiamo dire che Colombo ha fatto un buon lavoro…”.

 

 

 

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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