Churchill, appena seppe che, rotto il Patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, la Wermacht aveva cominciato l’invasione dell’Unione Sovietica, disse: “Se Hitler fa la guerra all’inferno, noi ci alleiamo col Diavolo”. E così, il campione dell’anticomunismo mondiale si dispose, spiritualmente e politicamente, al fianco dell’Armata Rossa.
Questo per dire che non bisogna stupirsi, nelle cose del mondo, di fronte alle novità, anche le più clamorose: perché la vita è continuo mutamento, come si dice. E, infatti, a guerra finita, sconfitto il più incalzante pericolo, col discorso della “Cortina di Ferro”, lo stesso Churchill aprì la Guerra Fredda contro i sovietici. Un altro mutamento: che, però, si rivelò essere un ritorno all’ordine primario, al punto di partenza.
Perché, infatti, comune ad entrambe quelle decisioni, fu un unico paradigma: la libertà politica. In politica, la libertà è il fondamento. Senza la libertà, ogni altro bene si riduce ad un’approssimazione, quando non, addirittura, ad una finzione.
Scuserete la premessa, ma confido permetta di accostarci a questo Patto Renzi/Grillo/Burioni, stretto in “difesa della Scienza”, sulla base di quel paradigma fondamentale.
Scrivere “ci si può dividere su tutto, ma una base comune deve esserci” non significa niente, se non si precisano quel “tutto” e quella “base comune”.
“Base comune”, sembrerebbe qui essere “La Scienza”: declinata come tutto quanto, nelle conoscenze acquisite dall’uomo secondo il metodo sperimentale, si opponga ad “oscurantismo e superstizione”. La prova contro la congettura; la dimostrazione razionale, ordinata a governare il perturbamento delle viscere. Giusto, giustissimo.
E Grillo è stato l’atroce portabandiera del “Vaccini uguale veleno”, “Veronesi uguale Bayer”, “mio cugino” meglio dell’OMS. Sembrerebbe chiaro, pertanto: ha fatto marcia indietro. E uno studioso che molto si è meritoriamente speso per contestare quell’involuzione culturale, sociale e politica; e un noto uomo politico che al Movimento di Grillo si è a lungo opposto, rilevano l’accaduto e lo celebrano fiduciosi.
Ma è sul “tutto” che le cose si complicano.
Il “tutto” sono le libertà fondamentali. Il M5S, in Italia, non si è occupato solo di “scienza”. Ma è nato sulla metodica distruzione delle libertà fondamentali. E, perciò, si è sviluppato sulla prima e più perniciosa superstizione, che, a quanto pare, è inattingibile, invulnerabile da ogni vaccino.
Quella per cui la Classe Dirigente della Repubblica non era tale: ma un’accolita di malfattori; quella per cui la collettività nazionale, sarebbe riducibile a “dieci milioni di condotte tipiche” (Copyright, Davigo). E le sue multiformi varietà ed espressioni, il loro incessante creare e ricreare la vita fra le imperfezioni, e la vita nonostante le imperfezioni, altro in realtà non sarebbero, che dieci milioni di delinquenti: liberi di agire impuniti, solo per insipienza della suddetta Classe Dirigente. Ma questa superstizione, essendo “politica”, ha preceduto e precede quella “scientifica”, e l’ha resa possibile.
La congettura che prevale sulla prova, e il perturbamento delle viscere sulla dimostrazione razionale, sono state e sono l’incantamento malefico con cui l’Apparato Coercitivo ha ammorbato la Repubblica; sono state e sono il virus illiberale con cui, negli ultimi trent’anni, è stata compromessa l’attitudine alla civile convivenza di milioni e milioni di uomini e donne italiani (Magistratura Inquirente che “fa le cose”; quella Giudicante con le sue brave assoluzioni “a babbo morto”; e una Propaganda che, diffondendo effetti “per cui non si può attendere il giudizio”, li rende Verbo).
Basterà qui un esempio, nondimeno vistosamente pertinente.

Ilaria Capua, virologa, scienziata, già Parlamentare della Repubblica, è oggi “un’emigrata”. E proprio nel senso storico-politico del termine: quello che definisce gli esuli, anche volontari. Quanti, cioè, in Patria abbiano dovuto subire violenze ed umiliazioni, istituzionali e formalmente legittime, così profonde, da sospingere alla fuga.
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Il M5s, nella nota vicenda che l’ha riguardata, ha incarnato proprio il punto di convergenza fra “superstizione politica” e “superstizione scientifica”. E ha promosso, in sintonia con certo coté sottoculturale e pubblicistico, anch’esso noto, (coagulatosi, pure in questa occasione, intorno all’Espresso e al Fatto Quotidiano), la lapidazione in effige dell’inerme donna, madre, moglie e studiosa.
Nella sua lettera di dimissioni dalla carica di Deputato, tra l’altro scriveva: “Paradossalmente, penso che se questo mio passaggio di vita come rappresentante del popolo italiano, lascerà un segno, non riguarderà la scienza o la ricerca. Riguarderà la giustizia. Quello che è successo a me accade troppo spesso in Italia, e potrebbe succedere a chiunque. In occasione di questo momento voglio dar voce a tutte le persone innocenti accusate ingiustamente, che attendono – impotenti, che la giustizia faccia il suo corso. Perché anche loro meritano rispetto.”
In nessun altro modo, più duramente impellente di questo, può essere fissato il “tutto” di cui stiamo discutendo. E il “paradossalmente” di Ilaria Capua, segna con limpidezza proprio il rischio di fraintendere il senso unitario e fondamentale della libertà. L’inscindibilità di metodo scientifico e metodo democratico.
Questo è il “tutto”. È “la base comune” perché è “il tutto”; è il “tutto” perché è “la base comune”.
E su di esso, non ci si può dividere.
Non si può stringere la mano a chi si limita a consegnare un coltello, tenendo ancora in tasca una pistola. È diseducativo. È ambiguo. Soprattutto, rischia seriamente di risolversi in un contegno politicamente sterile a caotico.
A Grillo bisogna chiedere di ridiscutere, se vorrà, proprio la “superstizione fondamentale”. Di distruggere la fabbrica del veleno. Non la singola fiala. Bisogna essere esigenti sui principi fondamentali, sui movimenti storici, sulle defezioni della coscienza morale. Non c’è nulla da “recuperare” nel M5S, di un qualche spirito “sanamente oppositivo”, se è la suggestione a cui si pensa.
Per ideare un futuro di democrazia e di libertà, la galassia “PD”, o comunque la si vorrà denominare, deve negare il Grillo che è in lei; non immaginare l’antigrillo che è in lui. Deve tornare sui libri di storia e di politica.
Deve riscoprire il passato dell’Italia Repubblicana, e mandare al macero i Sacerdoti dell’Ignoranza Politica, se intende plausibilmente aprirsi ad un futuro di libertà e civiltà.
Altrimenti, semplicemente, non si riesce credibili.
Nè sui fronti maggiori, nè su quelli minori.