Naturalmente, la condizione degli stadi, del loro situarsi al confine fra La Città e la Terra di Nessuno, dove barbarie e violenza “esplodono” secondo calendario, e il dolore e lo sgomento non addolorano e non sgomentano più, o non quanto e come dovrebbero, è una condizione ormai integrata “nell’ordine delle cose”: e inserita armoniosamente nel nostro panorama interiore da quasi quarant’anni.
Nell’ottobre 1979, tutti lo ricordiamo, Vincenzo Paparelli, venne “festosamente” colpito da un razzo che, dalla curva romanista dell’Olimpico, era corso fino all’opposta curva laziale, uccidendolo. Da allora, “morire di calcio” si può (in verità, la prima vittima fu Giuseppe Plaitano, nel 1963, di Salerno; ma fu piuttosto un incidente, sia pure occasionato dal cd. “fatto sportivo”: perché, dopo un’invasione di campo, durante una Salernitana-Potenza, un (allora) tenente della Polizia sparò un colpo di pistola in aria, ma finì l’ignaro spettatore). Invece, Paparelli fu ucciso entro lo spettacolo, in ragione dello spettacolo, e con strumenti di scena. Dopo di lui, così, altre ventuno persone.
Perciò, il tempo del Governo in carica non è certo un tempo nuovo: nemmeno per queste faccende. Nè, nuovo, lo è per il Ministro dell’Interno: il quale, anzi, proprio in quanto tale, incarna gli specifici doveri e le specifiche competenze che anche alla “condizione degli stadi”, considerati quali fonti di pericolo per la privata e pubblica incolumità, più direttamente attengono.
Ma il Governo ora è questo, e questo è il Ministro dell’Interno. Sicché, di lui dobbiamo occuparci
Morto Daniele Belardinelli, l’ultimo, fin qui, dei “caduti da stadio”, dice l’On. Salvini che “Chiudere gli stadi e vietare le trasferte, condanna i tifosi veri; milioni di persone che hanno diritto a seguire la propria squadra, e che non vanno confuse con pochi delinquenti che girano con il coltello in tasca. E’ una risposta sbagliata”
Sembrerebbe una proposta senza infamia e senza lode, che chiunque potrebbe formulare, condivisibile o meno, ma senza affanni; destinata a lasciare le cose come sono.
Senonché, ci sarebbero tre o quattro cosette da dire.
Si potrebbe intanto osservare che la “chiusura degli stadi” è una sanzione. Infatti, è decisa da un giudice, sì, “sportivo”: ma che agisce sulla base di un potere formale e legalmente costituito: visto che “l’autonomia” regolamentare delle istituzioni sportive è riconosciuta da una legge, e non scaturisce da un inesistente “nulla legislativo”. “In questo caso, è stata inflitta per i cori razzisti, sciorinati nel corso della partita. Tuttavia, la connessione con la materia dell’ordine pubblico è stata posta dallo stesso Prefetto di Milano, Renato Saccone: “A gennaio faremo un vertice sulla sicurezza che coinvolgerà le società, Inter e Milan. La prossima partita in casa dell’Inter con tutto il pubblico sarà a metà febbraio. Terminata l’efficacia dei provvedimenti della giustizia sportiva, potrebbe essere chiusa parte della curva della tifoseria interista”.
Ora, ritenere del tutto inadeguata una sanzione, per chi, in quanto Vice-Presidente del Consiglio, Ministro e capo di un partito di maggioranza parlamentare, da mane a sera, straparla del “chi sbaglia paga”, mascherandosi da poliziotto e festeggiando ad ogni arresto, già lascia l’osservatore piuttosto smarrito.
Ma bisogna riconoscere che Salvini sta prendendo il posto di Berlusconi avendo Davigo nel cuore; e si è intestato l’Italia “che produce” mentre vellica il più deteriore parassitismo di massa. Fin qui, dunque, si è dimostrato un provetto contrabbandiere politico; contestare l’efficacia della pena in nome della “certezza della pena”, per uno come lui, alla fine, è poco meno di una bazzecola. La mollichina quotidiana per un tweet
In secondo luogo, chiudere porti e aereoporti dell’intera Repubblica, risolvendosi in una ammiccante “Misura di Prevenzione di massa”, scopre una sproporzione fra mezzi e scopo assai maggiore di quella lamentata. E accantoniamo pure ogni questione fra la dignità del diritto a vedere una partita di calcio e quella del diritto a cercare un pezzo di pane dove c’è: rischieremmo di dover ammettere che, in una certa ottica, diciamo così, pre-giuridica, ci sarebbero uomini-bimbi che pesano più di uomini-cani.
Ma poi, cosa sarebbe, a ben vedere, la chiusura degli stadi per due giornate, più una terza inibita alle sole curve? Sarebbe una sorta di Daspo allargato.
Daspo. Quanto a dire, una delle parole-chiave di questo Governo. Daspo sportivo. Daspo urbano. Daspo anticorruzione.
E siamo al terzo rilievo. “Milioni di persone” non vanno confuse con “pochi delinquenti”? Sacrosanto. Eravamo così anche durante la Prima Repubblica, se permette la presente maggioranza di Governo: frutto velenoso di una pluridecennale coltura, a base di “Casta”, “dieci milioni di condotte tipiche”, “familismo amorale” e simili altre corbellerie. Lasci perdere, Ministro Salvini. I “milioni di persone per bene” passate al setaccio del pretesto illegalistico non sono il suo partito, né il suo spartito.
Piuttosto, ci dica: un’intera popolazione al comando di un Taser, va bene? Sindaci e Questori, legalmente capaci di limitare la libertà personale con la stessa facilità con cui possono firmare una cartolina d’auguri, invece, vanno bene? Il “Daspo a vita”, per una disfunzione amministrativa, giusto; e dieci giorni di riposo di fronte al cadavere di un uomo, “una risposta sbagliata?
Si vorrebbe replicare che i primi due “Daspo”, sportivo e urbano, sono stati introdotti da precedenti Governi? E che, in particolare, quello urbano è opera del Governo Gentiloni e del Ministro Minniti? Nessuna meraviglia, se questa fosse l’obiezione.
Sarebbe la conferma che Salvini ha compiuto il progetto politico di Bersani e D’Alema: stare accanto al M5S. Contrabbando politico, dicevamo.
Senonché, il Ministro ha aggiunto: “Certe partite di calcio non si giocheranno più in notturna, quelle più a rischio si devono giocare alla luce del sole e con elicotteri che possano controllare i delinquenti”.
E, all’improvviso, viene un dubbio a noi; il dubbio che non ci sia alcun contrabbando. Bersani, più D’Alema, più Salvini, più Grillo, più elicotteri e stadi.
Sudamerica in salsa brezneviana. Buon Anno.