Un tour per chiarire (“di tranquillizzarli non c’è bisogno”) agli investitori finanziari la manovra economica italiana. Il viaggio americano del sottosegretario allo Sviluppo Economico Michele Geraci lo ha portato a New York – con un’agenda fittissima di incontri, istituzionali e economici, ma anche con think tank universitari – e proseguirà nelle prossime ore a Washington e Boston. Tra i vari appuntamenti, Geraci è stato premiato con il “GEI Friendship Award” nel corso di una colazione data in suo onore dal GEI – Gruppo Esponenti Italiani. Tutte occasioni, ha specificato il Sottosegretario, per spiegare dove sta andando l’Italia, ma anche per “ascoltare suggerimenti”. Perché, al di là degli indirizzi generali della legge di bilancio, bisognerà poi stabilirne i dettagli. Certo: la rassicurazione che il Belpaese è e resta dentro l’Eurozona e dentro l’Europa è d’obbligo. “Lo si è ripetuto tante volte, ma vogliono sentirselo dire da noi”, ha dichiarato in occasione della sua conversazione con i giornalisti italiani al Consolato Generale di New York.
Un tema fondamentale è quello della tecnologia. “L’Italia è indietro”, ha ribadito Geraci, “ma questa è un’opportunità anche in termini di blockchain“. Che può servire, ha aggiunto, per abbassare i costi di esportazione e garantire l’origine e la tracciabilità del prodotto. Quanto alle preoccupazioni di Trump sulla tecnologia cinese 5G di Huawei e Zte, il Sottosegretario ha spiegato che si tratta di timori condivisibili, legati al fatto che, in tecnologia, è tutto open. “Ci sono software che possono essere usati”, ha detto Geraci, “l’importante è non dare a Huawei il controllo di tutta la catena”.
Smentite invece le parole dell’allora amministratore delegato di Tim, Amos Genish, che, invitato tempo fa all’ambasciata americana a Roma, affermò: “Tra gli Usa e l’Italia esiste una differenza. Negli Usa c’è un governo contrario alla penetrazione cinese nel sistema delle telecomunicazioni, mentre in Italia c’è un governo che la auspica”. “Non sono d’accordo”, ha chiarito Geraci, economista che in Cina lavora da un decennio. “Siamo orgogliosi dell’alleanza con gli USA e con l’Europa. Noi, anzi, siamo l’Europa”. Il Sottosegretario ha dunque smentito le notizie a proposito di eventuali nuove partnership strategiche con il Dragone cinese. Anche perché, ha puntualizzato, “noi non facciamo politica estera”. E ha ribadito l’attenzione sua e del Governo al tema degli investimenti predatori. Il cosiddetto “Piano Geraci”, ha spiegato, si occupa proprio di questo: di effettuare, cioè, uno screening degli investimenti cinesi in Europa, volto ad assicurare che, prima di poter controllare alte quote di asset strategici, l’investitore dimostri di soddisfare alcuni requisiti (scongiurando, ad esempio, delocalizzazioni e trasferimenti di tecnologia).
Quando all’annoso tema dei rapporti con l’Europa in economia, il Sottosegretario ha valutato positivamente i colloqui avuti con gli investitori. Anche perché, ha spiegato, ci sono elementi che pochi conoscono e considerano. Come il fatto che l’Italia è l’unico Paese che ha un surplus primario fisso dell’1,5%, e che quindi spende meno delle tasse che incassa. Anche il famigerato rapporto debito/PIL, ha affermato Geraci, è un indicatore non consistent: “Lo Stato è fatto di quattro entità: cittadini, aziende – financial e non – e Governo. Di solito si calcola il rapporto tra il debito del Governo e il PIL dei quattro, mentre bisognerebbe considerare il rapporto tra il debito dei quattro e il PIL dei quattro”. Usando quest’ultimo indicatore, ha spiegato Geraci, l’Italia va meglio della Spagna ed è in linea con la Francia. Secondo il Sottosegretario, parlando di questi elementi agli investitori, si cattura la loro attenzione. Altro elemento di cui tenere conto, il fatto che le condizioni considerate oggi sembrano le peggiori possibili: al momento, ha affermato, si dà per scontata la procedura di infrazione e lo scontro con l’Europa. Eppure, ha assicurato Geraci, “non sforeremo il deficit, perché è una necessità matematica: e tutto questa conversazione si sgonfierà automaticamente”.
Non solo: il Sottosegretario ha sottolineato come ci sia ancora un ampio margine di manovra per il Governo. Perché “il PIL lo conosceremo prima di fare un commitment sulle spese del 2019”. Questo consentirà di regolare la spesa pubblica, che, a suo avviso, è in questo caso particolarmente elastica. “Abbiamo due leve: i tempi e le intensità delle riforme”. Geraci ha quindi ventilato l’opzione di posticipare e rimodulare il reddito di cittadinanza. E quanto alla legge Fornero, ha puntualizzato, sussiste sempre la possibilità che qualcuno non usufruisca della quota 100.
Geraci è stato l’economista che ha teorizzato la piena compatibilità tra reddito di cittadinanza e flat tax. E davanti ai giornalisti italiani a New York, ha sostenuto la complementarietà tra una misura “di sinistra” come il reddito di cittadinanza e un approccio di destra relativo alla legalità. Perché, ha affermato, solo la certezza della legge può rendere quella misura davvero efficace, evitando possibili abusi. In effetti, i limiti che il Governo sta pensando di imporre sembrano essere numerosi. Innanzitutto – ha chiarito il Sottosegretario – chi prende il reddito dovrà dedicare ore settimanali al lavoro e al training. In secondo luogo, non saranno soldi cash, e la somma potrà essere spesa solo in generi di prima necessità (le cosiddette “spese morali” di Di Maio): cibo, affitto, beni primari, e poi l’occorrente per il percorso di training. Soprattutto, per il Sottosegretario, il fatto che il reddito di cittadinanza porterà a una diminuzione del rapporto tra debito e PIL è una necessità matematica. Perché quei soldi, ha spiegato, devono necessariamente essere spesi. Addirittura, Geraci ha suggerito che l’importo del reddito, se non speso, si azzeri dopo 3 mesi. Inoltre, ha puntualizzato, “esiste anche il reddito di cittadinanza per le aziende: chi assume qualcuno che è nel programma avrà sgravi fiscali”. L’idea, insomma, è quella di aiutare a incrociare domanda e offerta di lavoro, e di agire su entrambe le variabili.