Vi avevamo avvertiti: l’eventualità che Michael Cohen, ex avvocato di Trump indagato dall’FBI nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate, decidesse di collaborare con il Procuratore speciale Robert Mueller avrebbe potuto costituire il punto di svolta delle indagini che pendono sul capo del Presidente come una spada di Damocle. E proprio nelle scorse ore, sui media internazionali è rimbalzata una notizia: secondo alcune fonti della CNN, Cohen sarebbe sul punto di riferire a Mueller che l’allora candidato alla presidenza americana era perfettamente a conoscenza dell’incontro tenutosi alle Trump Tower nel giugno 2016 tra gli ufficiali della sua campagna e l’avvocato russo che aveva promesso loro materiale compromettente su Hillary Clinton.
Un meeting al quale, in effetti, si recarono Donald Trump Jr., figlio dell’attuale Presidente, il genero di quest’ultimo, Jared Kushner, e il manager della sua campagna, Paul Manafort. La versione ufficiale dell’entourage trumpiano, naturalmente, fu tutt’altra: a quell’incontro, disse il figlio di The Donald, si sarebbe discusso solo di adozioni. Non solo: Donald Trump Jr. testimoniò davanti alla Commissione Giudiziaria del Senato di non avere mai informato suo padre di quel meeting. Versione, peraltro, in seguito confermata dal Presidente in persona.
Invece, secondo quanto si apprende dalla CNN, Cohen sosterrebbe di essere stato presente, insieme ad altre persone, nel momento in cui Donald Jr. avvisò il padre dell’opportunità, subito accolta – secondo la ricostruzione dell’emittente – dall’ex candidato repubblicano.
Nessun commento è trapelato in proposito da Cohen e Mueller, mentre, naturalmente, il Commander-in-Chief ha affidato la sua smentita a Twitter. Ma la situazione è delicata. Perché se così fosse, questa novità potrebbe smontare l’intera narrazione trumpiana del “No collusion”.
…..I did NOT know of the meeting with my son, Don jr. Sounds to me like someone is trying to make up stories in order to get himself out of an unrelated jam (Taxi cabs maybe?). He even retained Bill and Crooked Hillary’s lawyer. Gee, I wonder if they helped him make the choice!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 27, 2018
Certo: bisognerà vedere, nel caso in cui le indiscrezioni venissero confermate, quali saranno le prove che Cohen riuscirà a portare a sostegno della propria tesi. A proposito della pruriginosa vicenda della pornostar Stormy Daniels, sfoderò addirittura delle registrazioni che attestano che vi fu pagamento: avrà un asso nella manica anche in merito a questa vicenda?
Difficile dirlo. Dal canto suo, il fedele avvocato di Trump Rudy Giuliani ha già liquidato le indiscrezioni dei media, accusando Cohen di essere poco credibile: “Ha mentito per anni”, ha attaccato l’ex sindaco di New York. “Le registrazioni che abbiamo in mano dimostrano che ha raccontato un certo numero di menzogne da un anno e mezzo a questa parte”. E ancora: “Dovrebbero esserci state delle persone nella stanza con il Presidente che possano corroborare la versione di Cohen, cosa impossibile perché non è mai accaduto”, ha chiosato Giuliani.
Secondo gli esperti, questa storia ha le dimensioni ipotetiche per costituire una bomba per il Presidente. Ma, proprio per questo, avrà valenza solo se adeguatamente corroborata da prove. Di per sé, fa pensare la circostanza per cui Cohen, in tempi non sospetti, decise di registrare le conversazioni con Trump a proposito del caso Stormy Daniels. Che l’ex avvocato del Presidente sia stato tanto avveduto da aver realizzato altre registrazioni, ben più pericolose per il Commander-in-Chief? In quel caso, è verosimile che Cohen voglia utilizzare tutte le carte a sua disposizione nella trattativa con l’FBI per uscire da questa storia il meno compromesso possibile. Ma solo il tempo ci potrà dare più risposte.