Non si sa ancora chi sarà il prossimo ministro degli Esteri, ma già si sa che avrà una bella gatta da pelare. Perché in queste ore tanto febbrili per la politica italiana, un vero e proprio terremoto diplomatico ha scosso le fondamenta della Farnesina. Un terremoto scatenato da dimissioni particolarmente autorevoli, spia di tensioni e mal di pancia difficili da placare. A lasciare, alcune ore fa, il Direttore Generale per gli Affari Esteri, Luca Giansanti, già ambasciatore a Teheran: addio effettivo dal prossimo primo giugno. Dimissioni, com’è comprensibile, subito rimbalzate sulle pagine dei principali quotidiani italiani per quanto inusuali e clamorose siano state. Al punto che il sindacato nazionale dei dipendenti del Ministero, il SndMae, le ha definite “un fatto di per sé grave”. Perché, sostiene, “testimoniano la deteriorata situazione esistente nel Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, che va dalle carenti procedure per le nomine alle difficoltà di avanzamento per i gradi intermedi e iniziali; dalle conseguenze dei tagli “lineari” degli anni scorsi (la Farnesina incide oggi solo per lo 0,10% della spesa pubblica), operati senza discernimento sul funzionamento della rete diplomatico-consolare, all’esiguità numerica del personale, diminuito di quasi il 25% in dieci anni, a fronte di compiti crescenti (ad es. i francesi residenti all’estero sono 1,8 milioni, gli italiani iscritti all’AIRE ammontano a 5,3 milioni e sono in aumento)”. Ma perché si è dimesso l’ambasciatore Giansanti?
Le ricostruzioni rimbalzate sui media in queste ore collegano questa vicenda alla nomina – pur non ancora ufficiale – di Mariangela Zappia, già ministro plenipotenziario e rappresentante permanente presso la Nato a Bruxelles, a ambasciatrice dell’Italia alle Nazioni Unite, come successore di Sebastiano Cardi. Una nomina che fa parlare di sé, non fosse altro perché si tratterebbe – se ufficializzata – della prima donna a rappresentare il Belpaese all’Onu. E il curriculum di tutto rispetto della Zappia facilmente argomenta a favore della scelta: classe 1959 e originaria di Viadana (Mantova), si è laureata in Scienze politiche all’Università di Firenze nel 1981 e poi ha conseguito un master in Diplomazia e politica internazionale. L’accesso alla carriera diplomatica avviene nel 1983: e da quel momento la scalata fino ai vertici della diplomazia internazionale è inarrestabile. Nel 1986 è nominata Secondo segretario commerciale a Dakar e, l’anno successivo, è promossa Primo segretario di legazione presso la stessa sede. Nel 1990 diviene console aggiunto a New York; tre anni dopo è promossa Consigliere di legazione. Quindi, richiamata alla Farnesina, lavora all’Ufficio Stampa e Informazione fino al 1997, quando viene nominata Consigliere per l’emigrazione e gli affari sociali a Bruxelles. Nel 2000, è Consigliere di ambasciata e poi Primo consigliere presso la Rappresentanza italiana alle Nazioni Unite a New York. Nel gennaio 2007, è nominata Capo dell’Ufficio III della direzione generale per la Cooperazione e lo Sviluppo e, in ottobre, diventa Primo consigliere della Rappresentanza italiana presso le Organizzazioni internazionali a Ginevra. Nel 2010 è scelta come ministro plenipotenziario. Nel giugno 2014 il Consiglio dei ministri la nomina rappresentante permanente presso il Consiglio atlantico a Bruxelles, prima donna a ricoprire l’incarico.
Sulle cronache nazionali, Zappia ci era finita nel marzo 2016, quando prese il posto di Armando Varricchio – divenuto ambasciatore negli Stati Uniti – come consigliere diplomatico dell’allora premier Matteo Renzi, che in quel periodo si stava confrontando con l’ipotesi di un nuovo intervento in Libia. Fu proprio Paolo Gentiloni, allora ministro degli Esteri, a proporre quella nomina, confermata poi anche sotto la sua premiership. Una carriera, indubbiamente, di tutto rispetto. Ma sarebbe stata proprio la sua nomina – non ancora ufficiale – a rappresentante dell’Italia all’ONU a scatenare il terremoto delle dimissioni dell’ambasciatore Giansanti. Il quale, secondo le ricostruzioni dei media, contava proprio di ricoprire quell’incarico poi assegnato alla Zappia.
La questione sarebbe addirittura più complicata di così. Secondo Dagospia, questa non sarebbe la prima delusione per Giansanti. Già un anno fa, il Segretario Generale Elisabetta Belloni – che nella gerarchia supera il Direttore Generale – gli avrebbe garantito l’ambasciata a Parigi, per la quale, all’ultimo momento, gli sarebbe però stata preferita Teresa Castaldo, già ambasciatrice d’Italia in Argentina. Proprio l’ambasciatrice Castaldo era assurta agli onori delle cronache ai tempi della campagna per il referendum costituzionale, per aver organizzato e presenziato a un comizio tenuto da Maria Elena Boschi presso il teatro Coliseo di Buenos Aires. A quel punto, Belloni avrebbe promesso a Giansanti la rappresentanza all’ONU, ruolo che, secondo i rumors, sarebbe dunque andato alla Zappia.

Quella del direttore dimissionario «è una reazione esagerata», hanno commentato all’Adnkronos fonti diplomatiche, sottolineando come «si sia voluto far apparire la nomina della Zappia, che ha tutti i requisiti richiesti per quell’incarico, come frutto di una raccomandazione». Frutto di raccomandazione perché alcuni media – tra cui Dagospia – non esitano a citare l’amicizia con Gentiloni quale requisito determinante per la nomina di Zappia. La quale invece, hanno ricordato le stesse fonti, «è stata rappresentante italiano all’Onu a Ginevra, ambasciatore alla Nato, consigliere diplomatico a Palazzo Chigi, gestendo il G7, ed è una donna».
Che il suo sia un curriculum di tutto rispetto è fuor di dubbio. Non che quello di Giansanti sia da meno: impegnato nella carriera diplomatica dal 1984, ha lavorato presso la Direzione Generale Affari Politici, occupandosi delle Organizzazioni politiche europee quali la Cooperazione Politica Europea (CPE), il Consiglio d’Europa, e l’Unione Europea Occidentale (UEO); è stato Console a Teheran, nel 1987; segretariato della CPE a Bruxelles nel 1989 – occupandosi di politica europea in Medio Oriente e nella ex Jugoslavia -; dal 1992 al 1994 è stato Primo Segretario per la Stampa e l’Informazione presso l’Ambasciata d’Italia a Washington; nel 1994 è stato Vicario del Capo del Servizio per la Stampa e l’Informazione; dal 1998 al 2001 è diventato Primo Consigliere e Vice Capo Missione in Algeria; nel 2001 si è trasferito a Bruxelles per svolgere le funzioni di Primo Consigliere alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea, seguendo le relazioni con i Balcani Occidentali e le tematiche PESC/PESD; nel 2005 è tornato a Roma al Ministero degli Affari Esteri, e fino all’estate del 2006 è stato Corrispondente Europeo e Coordinatore delle attività inerenti la PESC/PESD presso la Direzione Generale per l’Integrazione Europea; dal luglio 2006 all’agosto 2008 è diventato Vice Direttore Generale per l’Integrazione Europea; nel 2008 Direttore Generale per la Cooperazione politica multilaterale ed i Diritti umani; dal gennaio 2010 al giugno 2012 ha assunto il ruolo di Ambasciatore presso il Comitato Politico e di Sicurezza dell’Unione Europea (COPS) e Rappresentante Permanente presso l’Unione Europea Occidentale (UEO); dal gennaio 2013 è diventato Ambasciatore d’Italia a Teheran, e dall’agosto 2014 è Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma. I due pretendenti, insomma, erano entrambi qualificati; al lettore il diritto – sulla base dei curricula – di formulare una valutazione personale su chi dei due lo fosse di più.
Ad ogni modo, che la Zappia fosse in lizza per la posizione all’ONU non è una novità dell’ultimo momento. Sul suo blog, il giornalista Gerardo Pelosi, inviato e corrispondente diplomatico del Sole24Ore, già nel luglio 2017 registrava non solo le mire di Giansanti per la rappresentanza al Palazzo di Vetro, ma anche quelle della stessa consigliera di Paolo Gentiloni: “Al posto di Cardi da mesi guarda con particolare attenzione il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Mariangela Zappia tanto da convincere un altro pretendente per quel posto, Terracciano, a “ripiegare” su Mosca. La Zappia da aprile può contare anche sulla nomina ad ambasciatore di grado”, scriveva allora. Tutti retroscena che, uniti alle clamorose dimissioni di Giansanti, sembrano avvalorare l’intensità (lungi dal costituire solo una semplice iperbole giornalistica) di quel “terremoto alla Farnesina” di cui i media hanno tanto scritto in queste ore.