E’ morto nella notte di mercoledì 21 quello che ormai è stato identificato come il responsabile delle esplosioni che andavano avanti a Austin da 19 giorni. Erano dei semplici pacchi da consegna, ma contenevano bombe che hanno ucciso due persone, ferito altre cinque e terrorizzato l’intera area urbana e non solo.
Le prime tre bombe erano esplose davanti a porte di casa, la quarta sul lato di una strada, la quinta in un deposito FedEx vicino a San Antonio e la sesta è stata trovata inesplosa in un deposito FedEx vicino all’aeroporto di Austin. Sei bombe che avevano evidentemente un obiettivo preso a caso. Ma era arrivato in città un nuovo Unabomber? O era solo un altro caso di “malattia”, come l’ha definita Donald Trump? Questo ancora non lo sappiamo.
AUSTIN BOMBING SUSPECT IS DEAD. Great job by law enforcement and all concerned!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) March 21, 2018
Da quanto riportato, il ragazzo aveva 23 anni, si chiamava Mark Anthony Conditt ed era di Pflugerville, Texas. La polizia stava investigando su di lui da qualche giorno e, finalmente, nella notte di mercoledì era pronta ad intervenire. Il sospetto si trovava in un hotel di Round Rock, la situazione era sotto controllo; mancavano solo i rinforzi.
Ma, quando Conditt è salito in macchina e ha messo in moto, gli agenti l’hanno seguito, continuando ad aspettare l’arrivo di altri agenti speciali. E’ allora che il ragazzo ha accostato e si è fatto esplodere dentro l’autovettura, ferendo due agenti della polizia che gli si stavano avvicinando.
Le bombe, tutte dentro normali pacchi da spedizione, avevano lasciato la polizia spiazzata per circa due settimane, tant’è che avevano mandato un appello pubblico al fautore degli attentati affinché si mettesse in contatto con gli agenti, dicesse le sue ragioni e si potesse trovare una soluzione.
Il primo pacco-bomba era esploso a nord-est di Austin il 2 marzo, uccidendo Anthony Stephan House, 39 anni, davanti a casa sua. Il secondo, sembra sia stato consegnato a mano più che attraverso un corriere – è stato trovato davanti alla porta di casa alle 6.44am – ed è esploso proprio lì, di fronte a Draylen Mason, 17 anni, uccidendo lui e ferendo sua madre. Le prime due vittime erano afro-americane, e questo aveva fatto pensare alla polizia, fino a quella mattina, che gli attentati avessero il filo conduttore dell’odio razziale.
Ipotesi che non è durata a lungo, perché il terzo pacco, esploso lo stesso giorno, ha ferito una donna ispanica, 75 anni. A quel punto si era pensato che gli attentati stessero colpendo le minoranze. “Pensiamo che i recenti incidenti esplosivi che sono capitati nella città di Austin intendessero mandare un messaggio”, aveva detto il Capo della polizia di Austin, Brian Manley.
Ma la polizia ha di nuovo iniziato a brancolare nel buio dopo l’esplosione del 18 marzo. Il pacco era stato lasciato questa volta sul lato di una strada nel quanrtiere di Travis Country, a sud-ovest di Austin, ferendo gravemente due passanti.
L’ultimo pacco esploso, quello di martedì 20 marzo, si trovava in uno stabilimento FedEx a Schertz, e ha ferito un impiegato della compagnia. Era probabilmente il primo che il killer tentava di distribuire attraverso una compagnia di delivering. Ma non l’unico: sempre martedì, sempre in uno stabilimento FedEx, è stato ritrovato un sesto pacco, questa volta inesploso.
Dopo la morte del ragazzo e la scoperta dell’identità del killer i dubbi continuano. Ancora non si sa i motivi che spingano un ragazzo di 23 anni a fare una cosa del genere. E’ difficile capire perché un giovane, come molti altri negli Stati Uniti, scelga di usare la violenza. E soprattutto è difficile capire che natura avessero i suoi atti, e se si possano etichettare come “terroristici”.
“Ovviamente, l’obiettivo terrorista è fare paura alle persone, e ovviamente si sta dirigendo lì”, aveva detto James Gagliano, analista della CNN. “Ma riguardo alla motivazione – era politica? Sociale? Qual era la motivazione? La polizia ancora non lo sa”. E continua a non saperlo.
Tuttavia, Donald Trump aveva già dato la sua interpretazione dei fatti. “Le esplosioni delle bombe di Austin sono terribili”, aveva detto alla stampa. “La polizia locale, quella statale e quella federale stanno lavorando fianco a fianco perché si vada al fondo di questa questione. Si tratta ovviamente di una persona molto, molto malata – e forse persone. Queste persone sono malate”.
E dopo l’annuncio della morte del “serial” killer, il Presidente ha continuato il suo commento riguardo alla faccenda in un tweet, con un sospiro di sollievo: “Il sospetto delle bombe di Austin è morto. Bel lavoro della polizia e tutti quelli coinvolti!”. Ma c’è davvero da essere sollevati?

La polizia intanto continua ancora le indagini ma senza avere ancora la pista risolutiva sul movente. “Non capiamo cosa lo abbia motivato a fare quello che ha fatto”, ha detto Brian Manley. E altre domande vengono ancora più spontanee. Non si sa se avesse complici; se esistano altri ordigni ancora inesplosi; o se il fatto che oggi otto americani su dieci acquistano online e ricevono giornalmente consegne a domicilio possa essere una via facile per i nuovi Unabomber.
“Dobbiamo ancora rimanere vigili”, ha continuato il Capo della polizia. “Non sappiamo dove è stato nelle ultime ventiquattro ore”. Insomma ci potrebbero essere ancora pacchi esplosivi in arrivo.