Annetta cara, in questo messaggio nella bottiglia faccio affidamento sulla tua comprensione e umana pietà. E’ una vita che ci frequentiamo: sono stato a casa tua ad Amsterdam, papà Otto Heinrich “Pim” mi ha consentito di leggere il tuo diario, ho visitato il campo del tuo ultimo viaggio, quello che non volevi proprio fare e al quale ti hanno costretto. Di te, delle nostre frequentazioni, ho parlato alle mie figlie da quando erano piccine: anche loro ti hanno scelto come amica prediletta, e ne sono fiero.
E’ solo per questa nostra antica e coerente relazione che mi permetto di disturbarti nella tua pace, per dirti di non prendertela per quello che una manciata di poveracci si è consentito, giorni fa, allo stadio di Roma. Hai passato e sopportato ben altra offesa, e nonostante tutto, mi hai detto: “continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”. Sai, un ebreo come te, guardando quelli che lo insolentivano e ridicolizzavano, pregò dalla croce il Padre di perdonarli, “perché non sanno quello che fanno”. Immagina quel pugno di imbecilli da stadio: non ci stanno proprio con la testa! Sono gorilla peggiori di King Kong che almeno un cuore lo aveva, e come!, e lo mostrò all’Anna della “sua” storia.
Sai una cosa: vestendoti in giallorosso, hanno fatto ai tifosi avversi un regalo immeritato e immenso. Sei tra le bimbe più popolari al mondo, una star come usa dire di questi tempi: il tuo musino sorridente con indosso la maglia di As Roma è il miglior testimonial che si potesse immaginare per quella squadra. Io sarei onorato se tu potessi indossare la maglia della squadra per la quale tifo.
La verità è che ancora una volta ti fanno fare cose che tu non vorresti. E’ come quando, nel rifugio sul canale di Prinsengracht, al numero 263, ti presero per quell’orribile giro in treno di quasi 450 chilometri, trasformando i tuoi sogni di ragazzina in incubo d’inferno.
Annetta, avresti ragione nel prendertela con Roma, dove vivono questi king kong senza cervello e cuore. La città fu allora complice del tuo definitivo viaggio, e oggi rinnova la persecuzione e la vigliacca aggressione a te bambina. Però puoi permetterti altro, in linea con la tua età e la tua grande bontà. Alla fine meglio la casacca della Roma che quell’orribile panno a strisce verticali che ti misero addosso gli aguzzini tedeschi: metti pantaloncini e scarpini, prendi un pallone e gioca, corri a perdifiato nelle praterie del cielo con gli altri bimbi di Bergen-Belsen.