I cubani che toccheranno il suolo americano non potranno più ottenere la residenza permanente ed asilo politico ma saranno deportati come tutti. E’ l’ultimo regalo che Barack Obama ha fatto a Raùl Castro otto giorni prima di andarsene, abolendo la Ley de ajuste cubano. Ovvero la legge del “Piede asciutto/Piede bagnato” (Cuban Adjustment Act) che permetteva ai cubani di restare in Usa legalmente una volta toccato il suolo. Se presi in mare i balseros cubani che scappavano dall’isola dei Castro attraverso lo Stretto della Florida, venivano invece rispediti a Cuba dove li aspettava la prigione (da qui piede asciutto/piede bagnato); ma se riuscivano a toccare terra era salvezza. L’America grazie a una politica adottata nel 1955 li accoglieva e dava loro i documenti. Geroge W. Bush a ciò aggiunse, nel 2006, anche un piano per accogliere via terra i medici e i professionisti che erano riusciti ad andare all’estero. Un emendamento alla legge de Ajuste cubano, che ora rischia di bloccare migliaia di professionisti in Messico, Cile, Ecuador che vogliono raggiungere l’America. Già perché in molti scelgono le faticosissime missioni all’estero che Cuba si fa pagare dai paesi Latinoamericani per poi scappare e raggiungere l’America.
L’ultimo ad entrare con la legge, è stato un ingegnere, si chiama Yuniesky Marcos Roque, con il figlio di 7 anni. E’ potuto entrare in Texas giovedì. Poi stop per tutti.
Nel 2016 sono stati oltre 34 mila i medici e gli ingegneri fuggiti da una paga di 15 dollari al mese. E solo via terra. Anche se è una legge che solo il Congresso può cambiare, Obama ha accettato una delle richieste di Raùl Castro, annunciando la sua abolizione. Castro ha sempre considerato questa legge “assassina”, un invito a fuggire dall’isola. E così è stato. Così è nata Miami, così sognavano e sognano tutti i cubani prigionieri di una dittatura feroce di oltre mezzo secolo. Solo nel 1980 nel cosiddetto esodo del Mariel ( un porticciolo vicino all’Avana dove le correnti viaggiano verso la Florida) scapparono da Cuba 125 mila cubani. Fidel Castro non potendoli fermare apri le porte ad ergastolani, malati di mente e gay per cacciarli. Si calcola che negli ultimi due anni siano oltre 120 mila i cubani che si sono gettati in mare su mezzi di fortuna costruiti con tavole, gomme di autocarri e copertoni per attraversare le 120 miglia dello Stretto della Florida che separano Cuba dagli Usa. Un viaggio pericolosissimo perché le correnti marine hanno fatto migliaia di vittime.

Anche le opposizioni di Miami erano contrarie a questa legge che sembrava favorire l’esodo piuttosto che la residenza in patria, ma ciò che è certo che ora i cubani dovranno fare i conti con una situazione economica che è la peggiore che si possa immaginare e perderanno anche la speranza di raggiungere l’agognata “Yuma”.
Ma perché Obama ha preso una misura che ci si sarebbe aspettati da Donald Trump il conservatore? Probabilmente per metterlo ancora di più in difficoltà con la politica estera. Questa soluzione non è piaciuta a tutta la dissidenza cubana di Miami. E il rischio è che ora i cubani assaltino le ambasciate dell’isola per cercare di fuggire. Cuba è una polveriera in cui la politica del bastone e la carota dei fratelli Castro, sta esaurendo la popolazione. Una popolazione di 10 milioni di abitanti, per la metà giovani, che non ne può più di difficoltà, restrizione, repressioni e una paga di 15 dollari al mese. Una vita miserabile con un paradiso economico a 120 miglia, dove non dimentichiamo risiedono 3 milioni di cubani. Cugini, fratelli, mariti, mogli che lavorano, votano e crescono, mentre a Cuba si fa ancora la fila per il pane. Uno al giorno.
Marcella Smocovich, ispanista, viaggiatrice e appassionata lettrice. Ha lavorato 15 anni con lo scrittore Leonardo Sciascia con cui ha imparato a leggere; 35 anni al Messaggero come giornalista professionista. Ha collaborato a El Pais, El Mundo di Spagna, alla CBS di New York . E’ stata vice direttore del mensile Cina in Italia. Viaggia frequentemente a Cuba, su cui ha scritto due libri, un’opera teatrale e moltissimi articoli. Vive tra Tunisi, New York, Roma e La Habana. E’ laureata a Salamanca e a Chieti.