Luca Scatà è in prova. Ha 29 anni e da soli 9 mesi indossa la divisa della Polizia, commissariato di Sesto San Giovanni, provincia di Milano. Stanotte, alle 3.15 italiane, ha ucciso l’uomo più ricercato del mondo, Anis Amri, il tunisino sospettato di essere l’attentatore di Berlino. Amri era ricercato con l’accusa di aver con un camion ucciso la sera del 19 dicembre 12 persone ferendone 40 ai mercatini natalizi della capitale tedesca. Luca era l’autista della volante Alpha Sesto, il capopattuglia si chiama Cristian Movio, ha 36 anni ed è ricoverato a Monza: ha un proiettile in una spalla ma sta bene. Sarà operato.
In piena notte hanno visto girovagare questo ragazzo (ieri era il suo compleanno, aveva appena compiuto 24 anni), in un orario in cui a Sesto San Giovanni i treni non arrivano. Né partono. Lo hanno fermato e gli hanno chiesto i documenti. Parlava un buon italiano.
Il tunisino aveva solo uno zaino con sé. Lo sfila con tranquillità, e svuota anche le tasche. All’improvviso – secondo la versione fornita dalla polizia – estrae una calibro 22, la stessa usata per uccidere l’autista polacco sul camion del terrore, già carica e pronta all’uso. Avrebbe sparato a Cristian urlando “Allah u Akbar”, secondo le prime informazione. “Bastardi poliziotti”, secondo successive testimonianze. Lo ferisce alla spalla destra con un colpo solo. Luca non ci pensa e risponde al fuoco. Lo uccide nonostante Anis si nasconda dietro l’auto. I successivi rilievi, il riconoscimento facciale e la prova delle impronte digitali non lasciano dubbi: è lui, è Anis Amri.
Perché era a Sesto San Giovanni? Stazione da cui puoi raggiungere tutto il nord della Lombardia. Dove e da chi voleva andare? Chi poteva proteggerlo? La parte est della Lombardia non è nuova a fatti di cronaca legati al terrorismo internazionale. Come ha fatto ad attraversare tutta la Germania, arrivare in Francia (pare a Chambéry, nella Savoia), da lì a Milano passando da Torino per poi arrivare alle porte della metropoli meneghina? Pare però, dalle prime indiscrezioni dell’Antiterrorismo, che volesse raggiungere il sud dell’Italia: sbarcò a Lampedusa nel 2011. Un viaggio a ritroso? Forse attendeva un auto per un passaggio verso i Balcani? Mille domande, situazione ancora confusa.
La conferenza stampa del ministro dell’Interno Marco Minniti ha ripulito la cronaca dalle scorie dei dubbi: “La persona uccisa dalla nostra Polizia è, senza ombra di dubbio, Anis Amri. Ho parlato con i due agenti, due persone fantastiche che, facendo il loro lavoro, hanno svolto un servizio incredibile per la comunità. E permettono agli italiani di passare un Natale ancora più sereno”.
La notizia ha travolto i media mondiali, soprattutto – ovvio – quelli tedeschi. Scambio di informazioni, dati, ricostruzioni. Durante una conferenza stampa, il Governo tedesco ha ringraziato quello italiano. Il premier italiano Paolo Gentiloni ha detto:
“Un grazie alla Polizia e a tutte le forze armate. Speciale gratitudine a Luca Scatà e Cristian Movio. Ho subito avvisato Angela Merkel. Il controllo del territorio è accresciuto, così come la collaborazione tra le Forze armate e a livello internazionale. Agli italiani che si accingono alle ferie, do la certezza che il Governo farà del suo meglio sul fronte della sicurezza. Dove abbiamo registrato una convergenza parlamentare larga. Sicurezza e coesione devono andare di pari passo. Oggi voglio anche ricordare le vittime della strage di Berlino, e cogliere l’occasione per stringerci, noi del Governo e tutto il popolo, in un abbraccio ai familiari di Fabrizia Di Lorenzo, un’italiana esemplare. Attenzione massima, le minacce non vanno sottovalutate, ma quello successo stanotte conferma che lo Stato c’è”.
La cancelliera Angela Merkel, durante una conferenza stampa, ha ringraziato l’Italia dicendo:
“Ringraziamo di cuore le autorità e la Polizia italiana per questo grande successo. Auguriamo al poliziotto ferito di poter guarire quanto prima. Le nostre forze di sicurezza collaborano a livello transfrontaliero e questo ha dato e darà successi. In Europa dobbiamo restare uniti e lottare contro il terrorismo. Anis Amri ha causato l’attentato a Berlino, le famiglie delle vittime hanno il nostro cordoglio, siamo vicini ai parenti ai cari e oggi vorrei dire agli italiani: anche una giovane italiana è rimasta vittima e ci rattrista moltissimo. Anche ai parenti dell’autista polacco diamo la nostra vicinanza, è stata la prima vittima.
Con la morte del presunto omicida, non abbiamo concluso le indagini, che andranno avanti, si approfondiranno le tracce riconducibili all’attentato. La polizia non cesserà di lavorare finché non avranno ricostruito il percorso dell’attentatore. Il terrorismo islamista e i suoi attentanti sono una sfida per noi, il Governo federale ha aggiornato le proprio leggi e dovremmo anche in futuro garantire sicurezza. Ho parlato con il presidente della Tunisia, di tutti i rapporti con l’Italia per la lotta al terrorismo e abbiamo intensificato il livello di collaborazione, anche per quanto riguarda il rimpatrio di rifugiati non riconosciuti tali.
Signori, alla fine di questa settimana possiamo essere più sereni perché abbiamo reso inoffensivo un attentatore, ma la lotta non è finita. Per la nostra sicurezza dobbiamo continuare a lavorare e ad impegnarci. I nostri valori e lo Stato di diritto li contrapponiamo all’odio”.
Il questore di Milano, Antonio De Iesu: “Il controllo del territorio ha dato ottimi risultati in termini di deterrenza. Grande valore perché premia l’intensificazione dei servizi di controllo di territorio: per questo abbiamo limitato al minimo i congedi. Il mio pensiero va all’agente ferito e al collega, che sono buoni poliziotti e hanno espletato il loro lavoro oscuro. Anis Amri era solo, non aveva altre armi se non un coltellino, come sia arrivato in Italia e dove volesse andare? Ci sono indagini in corso. Nessuna attività pianificata, solo controlli del territorio”.
Luca è illeso. Non sapeva chi aveva davanti, ha difeso un collega, ha risolto una situazione di crisi internazionale senza mettere in pericolo nessuno. Forse il periodo di prova l’ha superato.