Nonostante le temperature primaverili registrate durante lo scorso dicembre, l’accoglienza che New York aveva riservato a inizio gennaio di certo non era stata delle più calorose con il ritorno del grande freddo. Ma sabato si son dovuti fare i conti con Jonas, che in meno di 24 ore ha messo in ginocchio molti stati della East Coast e anche New York. Annunciata come la quinta più grande bufera del secolo, la così ribattezzata “Tempesta mostro”, non ha smentito le previsioni dei meteorologi, creando numerosi disagi e mietendo 17 vittime. E a Central Park, la neve caduta e misurata a oltre 70 centimetri di neve alla mezzanotte di sabato, ha fatto diventare Jonas la seconda bufera di neve più imponente in città dal 1869. Il record resta alla nevicata del febbraio del 2006.

Già il National Weather Service aveva lanciato giorni fa l’allarme maltempo preparando al peggio la popolazione, che subito era corsa a fare scorte saccheggiando interi deli e supermercati. Il sindaco Bill de Blasio si era rivolto ai cittadini raccomandando di usare solo i trasporti pubblici e di uscire il meno possibile. “Sembra che stavolta le previsioni meteo ci abbiano azzeccato”, ha affermato il governatore Andrew Cuomo durante il notiziario di sabato mattina. Successivamente, quest’ultimo ha dichiarato lo stato di emergenza, a causa del quale circa 10000 voli nazionali, internazionali e intercontinentali in partenza e in arrivo agli aeroporti JFK e La Guardia sono stati presto cancellati.
Tuttavia, i cittadini non si sono lasciati intimidire da “Snowzilla” (così chiamato dal Washington Post) e subito, armati di slittino, sono corsi insieme ai propri figli nei parchi pubblici più vicini, mentre molti altri hanno colto l’occasione per scattare selfie in una Times Square quasi irriconoscibile e popolata da pupazzi di neve.

Situazione leggermente diversa ad Astoria (Queens) dove, in assenza di bar e ristoranti aperti, la gente ha preferito rimanere al riparo nelle proprie case, sebbene qualcuno sia stato visto spalare la neve davanti la porta d’ingresso, passeggiare con il cane al guinzaglio o giocare con gli amici in mezzo a strade completamente imbiancate. Sembrava quasi di trovarsi in una città fantasma disseminata di auto intrappolate sotto la coltre di neve. Ci sono state purtroppo anche delle vittime, almeno 17. La maggior parte dei decessi dovuti a malori giunti durante il tentativo di spalare la neve per liberare automobili o gli accessi alle case. City Hall ha lanciato appelli affinché i cittadini in difficoltà o in precarie condizioni di salute non tentassero da soli di spalare ma cercassero aiuto diramando anche dei numeri da chiamare.

Senza doversi spostare fino a Manhattan, molte famiglie sono riuscite comunque a divertirsi nel corso della giornata nel parco situato lungo l’East River (Astoria Park), o come al Prospect Park di Brooklyn, preso d’assalto dai bambini, ma anche dai grandi con gli slittini.
Nel frattempo, dopo la decisione di bloccare il traffico a partire dalle 14.30, il sindaco ha emanato un’ordinanza con cui ha vietato ogni tipo di traffico veicolare, pubblico e privato. Anche le linee della metropolitana aventi tratti scoperti sono rimaste sospese; bloccati di conseguenza ponti e tunnel. Chiuse le scuole pubbliche e private, così come i centri di danza, i musei, i teatri e annullati tutti gli show di Broadway. Sabato notte, “la città che non dorme mai” sembrava finalmente riposare.
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