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Primo Piano
December 24, 2015
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December 24, 2015
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Natale 2015: il regalo italiano diventa artigianale

di Marcella Smocovichbydi Marcella Smocovich
Time: 5 mins read

Regali utili, spiritosi comprati nei mercatini ma rigorosamente poco costosi per i familiari e cenone a casa.  Perché l’importante è stare insieme. E’ ciò che metteranno sotto l’albero gli italiani. Costa meno ed è meglio un regalo personalizzato e unico che una cosa qualsiasi. Chi proprio non riesce a diventare un artista della manualità cosa fa? Va al mercatino sotto casa, dove è certo che troverà l’oggetto unico perché realizzato da un artigiano. 

Ma cosa regaleranno quest’anno gli italiani? Giocattoli per i bambini, ma per gli adulti, oltre a tablet e telefoni cellulari, solo oggetti personalizzati e cibo.  Bottiglie di olio extra vergine d’oliva di un frantoio contadino, salumi speciali della fattoria fuori porta, specialità gourmet di un negozio alla moda con una spesa media di circa 123, 68 euro, circa 84 euro in meno dell’anno scorso, a persona (www.federconsumatori.it).  Ecco le spese di Natale degli italiani che ancora non vedono nessuna via d’uscita dalla crisi. 

Spenderanno poco meno dell’anno scorso, ma con la differenza che quest’anno si preferiscono cibo e artigianato ai regali costosi e firmati. Solo una famiglia su 8 cenerà al ristorante e la tredicesima mensilità sarà in parte destinata  a pagare tasse, bollette, mutui e rate. Ma il cibo in Italia è un’eccellenza e moltissimi hanno amici e parenti che producono, sia pure in quantità limitate, formaggi, oli e vino. Quest’anno dunque è di rigore il pacchetto regalo di cibo. Inoltre per i recenti scandali sull’olio industriale, dove si è scoperto che la maggior parte delle bottiglie del supermercato contiene olio tunisino o marocchino, gli italiano stanno optando per una ricerca del genuino e del sano, magari comprato direttamente dal contadino. E il Natale diventa il pretesto per regalare magnifici cesti di frutta secca, olio, salumi, pasta e formaggi. E tutti i negozi specializzati si sono attrezzati.  

Il cibo insomma deve essere artigianale. Artigianale è il panettone, il tradizione dolce di Natale nato a Milano, come pure la cicerchiata al miele del Sud o il pandoro. Ma artigianale deve essere anche il regalo. Unico per la persona a cui è destinato. Artigianale la candela regalata. E per chi non sapesse cimentarsi nel realizzarla, si vendono kit per farla in casa. Le marmellate si incaricano all’amica più brava, all’hostess dell’Alitalia che allontanata dalla compagnia perché in esubero si è inventata il lavoro di cucina a domicilio. Così la notte di Natale si può chiedere alla signora di cucinare per tutti senza stress per la padrona di casa. E’ il regalo di Natale del marito. Il lusso di oggi. Poi asciugamani ricamati dalla nonna, maglioni fatti a mano, ceramiche e cibo, il buonissimo cibo italiano.

La crisi non è passata, ma soprattutto l’incertezza economica consiglia di non spendere troppo e di non comprare cose inutili. A parte le grandi firme che vendono all’estero, gli outlet sempre pieni (ma in Italia i saldi cominciano il 7 gennaio), gli italiani non badano a spese solo per i bambini. Giocattoli e play station infatti non vedono crisi.  Ma per il resto si viaggia meno e si sta a casa e si regalano biscotti. Se poi in casa c’è un disoccupato o un giovane in cerca di prima occupazione si risparmia ancora di più. L’Italia con una tasso di disoccupazione giovanile del 32, 1 %  (www.istat.it) con oltre 4 milioni di giovani che il lavoro non lo cercano nemmeno perché scoraggiati, guarda al futuro con molte incertezze. E ormai anche gli amministratori delegati di grandi aziende, giornalisti, e medici  e deputati ricevono come auguri di Buon Natale da pazienti, clienti e amici cibo o oggetti comprati al mercatino opera di qualche artigiano. La prova è il dilagare dei mercatini di Natale. 

Ricchi di luci, di statuine del presepe, di dolci e oggettistica, ormai ospitano anche allegre pensionate e signore  dalle mani d’oro, che per guadagnare qualche soldo in più aprono il banchetto con la merce fatta in casa. E’a Natale anche nel Centro Sud  d’Italia impazzano mercatini di Natale e bancarelle artigiane, tanto che i giornali ormai hanno rubriche fisse per comunicare gli orari degli appuntamenti, in edicola si stampano pubblicazioni per non perdere nessuna fiera dell’artigianato e ci sono perfino siti internet con mappe e indirizzi. E Roma, in questo periodo sembra un grande e festoso suk natalizio.  

Bancarelle un po’ ovunque, piene non di cianfrusaglie cinesi ma raffinatissimi oggetti di decoupage dipinti a mano, asciugamani ricamati, tovaglie colorate per la tavola del cenone del 24 dicembre e composizioni di fiori e cibo genuino, dalle conserve ai salumi, dal miele ai saponi, dove la parte del leone la fa l’olio, rigorosamente extra vergine d’oliva Dop. E  per i più esigenti, oggetti di antiquariato, bric a brac di curiosità che vanno dalle lettere d’amore di una sconosciuta del 1900 fino a ristampe di editti per la vendita delle pecore durante il regno delle Due Sicilie, firmate dai Borboni o libri antichi. Vetri dipinti, composizioni di fiori secchi e candele fatte a mano, ricami e collane realizzate con i materiali più incredibili: dai gommoni con cui arrivano i clandestini fino alle lattine di Coca Cola. Il mercatino di Natale poi, ha il vantaggio di essere aperto tutto il giorno e di offrire oggetti artigianali unici, che trasformano il rituale del dono in un pensiero originale e destinato a una persona specifica. Poco importa se poi a gennaio ci saranno i mercatini del riciclo. Ovvero ricevo un regalo, non mi piace e lo rivendo o lo ri-regalo. Dichiarandolo apertamente. E ormai non è neanche una vergogna dire che l’ombrello o la candela della cognata è stata ri- donata alla Caritas o alla vicina di casa. Lo fanno anche i vip. L’importante è non gettare via l’oggetto.

Poi ci sono le bancarelle della solidarietà dove si raccolgono fondi per Medici senza Frontiere comprando cartoline dipinte dai bambini, magliette o portachiavi. Un regalo solidale sempre ben accetto. Il “Rigiocattolo” spunta nelle piazze di Roma ad opera della Caritas, ed è il mercato dove i bambini possono scambiarsi i giocattoli o vendere i propri per prezzi irrisori e finanziare la chiesa cattolica. Questa iniziativa ha sdoganato il regalo usato, perché l’importante è la solidarietà, non il valore dell’oggetto. Spento per odore di mafia (metà delle bancarelle erano state concesse ad una sola famiglia)  il tradizionale mercato della Befana di piazza Navona, dove i bambini si recavano per incontrare la vecchina che porta dolci e carbone il 6 gennaio ai bambini romani -nel resto d’Italia li portano i Re Magi-, non c’è quartiere della capitale che non ne abbia almeno tre di villaggi dell’artigiano che si spegneranno dopo le feste. (www.mercatini-natale.com). Una tradizione nata al Nord, con i mercatini più famosi di Milano a Sant’Ambrogio, quelli bellissimi di spezie e dolci di Merano, Brunico e Bolzano, quelli da presepio delle Dolomiti, di Venezia o di Firenze frequentati da elegantissime signore.  Ora anche a Roma ce ne sono ovunque. E’ l’autentica magia del Natale che torna alla semplicità del regalo e dello stare insieme a casa. Per mangiare bene e scartare una cosa piccola ma realizzata a mano e con amore da un artigiano. Senza pensare al valore intrinseco del regalo, ma solo al suo significato.  Alla faccia dei cinesi che hanno realizzato un polo industriale in Cina, dove si producono il 60% delle decorazioni natalizie del mondo. E’ il “villaggio di Natale” di Yiwu, dove non c'è neve e non ci sono elfi, ma più di 600 fabbriche. Lontana migliaia di chilometri dall’Italia, dove gli operai che neanche sanno cos’è il Natale e sgobbano 12 ore al giorno per un paio di centinaia di euro al mese per realizzare regali e decorazioni senz’anima. Meglio il mercatino sotto casa no?

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