Tutto il mondo è paese. Ci sono pratiche universali, che valgono per tutti indipendentemente dalla cultura, l'area geografica o la religione, appunto, di appartenenza, come se fossero insite nel DNA dell'umanità. Tra queste la capacità di fare business sacro. Il gadget religioso è un prodotto commerciale che non conosce barriere: dalla reliquia del santo alla felpa griffata, attorno a ogni luogo di culto o in concomitanza di un evento importante, spuntano dal nulla venditori di reliquie e santini di ogni tipo. Il problema, però, non è l'offerta: ognuno è libero di trovare il suo business, a maggior ragione se questo poi si rivela fruttuoso. Il problema è la domanda dei consumatori, ciò che rende questo business fruttuoso, quasi come se acquistando tutti questi gadgets ci si possa sentire un po' più a posto con lo spirito.

Una bancarella tra la 42nd Street e la 3rd Avenue
Dicevamo eventi importanti perché proprio in concomitanza con la visita statunitense di Papa Francesco, gli USA per primi si stanno organizzando a dovere. È come se ci fosse un tema di riferimento generale che attraversa ogni settore della vita quotidiana, al pari di quanto succede ad Halloween o durante il periodo natalizio. Anche a New York, seconda tappa del tour e città che possiamo osservare in prima persona, si respira una certa atmosfera papale. Il Papa è atteso e, un po' per omaggiarlo, un po' perché, lo dicevamo prima, lanciarsi in un business dedicato in questi casi è un'operazione furba e dai ritorni economici interessanti, in molti si stanno preparando alla sua venuta. Agli angoli delle strade non è difficile imbattersi in bancarelle improvvisate che vendono spillette e calamite papali, addirittura con offerte speciali. I negozi di souvenir, sparpagliati nelle aree più turistiche della City, si sono organizzati con pezzi a tema da rifilare al turista di turno. E ancora: su una delle pareti di un building a Midtown a Manhattan è comparso nottetempo un murales raffigurante un Francesco sorridente che saluta, sormontato da una scritta “Welcome Pope Francis”. La comunità artistica, poi, non è da meno: ne è un esempio il Jonathan Blum Artist Studio, sulla 5th Avenue a Brooklyn, che espone in vetrina quadri raffiguranti Papa Francesco, viene da pensare opere premeditate e non frutto di un delirium tremens artistico.

La vetrina del Jonathan Blum Artist studio di Brooklyn
Anche il campo della ristorazione attende con ansia l'arrivo del Santo Padre. Sulle orme di quanto sta accadendo a Filadelfia, tra le 3 tappe statunitensi forse la più organizzata in questo senso (stando a quanto riportato sul Time e su The Wall Street Journal, oltre a selezioni di birre sante prodotte ad hoc, alcuni locali proporrebbero addirittura toast sul cui pane è stata, attraverso speciali tostapane, letteralmente tostata la faccia di Papa Francesco), anche a New York c'è chi si è fatto venire in mente un'idea originale. Tra questi Rosario Procino, il proprietario della celebre pizzeria Ribalta, che, fino al 31 dicembre 2015, servirà una vera e propria pizza pontificia. Ispirato da quanto fatto dal suo amico e collega, il ristoratore Enzo Caialli, che quest'estate aveva ideato una pizza dedicata al Papa, anche Rosario ha messo a punto una pizza ispirata ai colori del Vaticano: il giallo dei pomodorini ciliegini del Vesuvio, il bianco della ricotta e una punta di verde della foglia di basilico che guarnisce la pizza. Una parte dei proventi derivanti dalla vendita di questa pizza speciale e a “edizione limitata” sarà devoluto all'associazione non profit No Kid Hungry, attiva nella lotta contro la fame dei bambini in America.

La pizza “papale”
Se invece appartenete alla categoria dei fedeli 2.0, potete farvi un giro sul sito ufficiale della visita papale dove, in uno store virtuale predisposto ad hoc, è possibile prepararsi a dovere all'arrivo di Francesco comprando di tutto e di più. Si parte da $1 per il santino (il prodotto più economico, ma anche più scontato), per salire tra i $2 e i $5 per braccialetti di silicone, adesivi, portachiavi, spillette e calamite, tra i $10 e i $20 per calendari, magliette, tazze per la colazione, cornici da tavolo e fotografie stampate e “brandizzate”, tra i $20 e i $30 per quadretti, scatole di legno, contenitori per acqua santa e felpe. E voi direte: be', può bastare per un gadget religioso. E vi sbagliate perché il business sacro di cui parlavamo all'inizio di questo articolo è andato ben oltre proponendo prodotti incredibilmente più cari. Nello store virtuale papale si può acquistare una croce d'argento e legno di ulivo con contenitore per l'acqua santa incorporato a $45 oppure il quadro raffigurante la sacra famiglia per $66, prezzo che (attenzione attenzione) sale a $194 se il quadro lo si preferisce di dimensioni maggiori. Ma la cosa indubbiamente che più attira la nostra attenzione è la sagoma cartonata in scala 1:1 di Papa Francesco: ve la potete aggiudicare per $160 (e viene da chiedersi poi dove un simile gadget possa trovare collocazione).

La faccia di Papa Francesco tostata sul pane
Inutile ricordare ai fedeli il monito di Papa Francesco in persona, che nell'Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium bandisce la mondanità spirituale e l'idolatria del denaro, uno squilibrio, quest'ultimo, che secondo il Santo Padre riduce l'essere umano a uno solo dei suoi bisogni: il consumo. Che il fedele medio, forse proprio quello su cui fa leva il fiorente mercato del gadget religioso, si senta più al sicuro con l'apparenza piuttosto che con la sostanza? Chissà…magari è semplicemente ignoranza spirituale, fatto sta che in tanti non rinunciano all'accessorio papale e già si preparano a sfoggiarlo per essere cool nel mood del momento. È un po' come andare alla sfilata di Halloween in borghese: che senso avrebbe?