Il pomeriggio prima dello Yom Kippur, giorno dell'espiazione e data più sacra del calendario ebraico, si celebra un'usanza poco nota e controversa: il Kapparot. Il termine "Kapparot" o "Kaporos" deriva dalla parola ebraica che sta per espiazione. Viene celebrato tra Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico, e Yom Kippur. Quest'anno a New York si è celebrato la sera prima di Yom Kippur, lunedì 21 settembre, e siamo andati a vedere di cosa si trattava.
L'usanza prevede che gli ebrei facciano un'offerta a Dio. L'offerta rituale viene fatta roteare tre volte sopra la testa della persona che chiede assoluzione. Si può fare con un sacchetto di monete o, in alternativa, con un pollo vivo: una variante che quest'anno ha causato notevoli controversie in vista della celebrazione del rito nella comunità ebraica chassidica di Crown Heights, Brooklyn.
“Prendiamo il pollo e diciamo: 'Dio, so di aver fatto cose per cui forse, se volessi davvero essere severo con me, vorresti punirmi, Dio non voglia, togliendogli la vita” dice il rabbino Eliyahu Soiefer in un video sul canale YouTube dei Long Island Vegans.
Soiefer continua parafrasando i principi alla base del rito. "'Ti chiedo di non prenderti la mia vita. Lasciami vivere, sii buono, abbi pietà, prenditi il pollo. Ti do il pollo', e lo faccio roteare dolcemente sopra la mia testa per tre volte. Questo è il mio pentimento. E questo è ciò che offro in sostituzione, in cambio. Che il pollo possa essere macellato in modo kosher e che io possa andare avanti a vivere una vita buona e pacifica, di salute e felicità per l'imminente Capodanno ebraico”, dice il rabbino che, tuttavia, più avanti nel video critica la mancanza di ordine in cui avviene il rituale e il trattamento cui vnegno sottoposti i polli.
Lo scorso luglio, il gruppo di attivisti per i diritti degli animali Alliance to End Chickens as Kaporos, insieme ad altri 19 querelanti, ha citato in giudizio diverse istituzioni cittadine, oltre che alcuni esponenti religiosi coinvolti nell'organizzazione dell'evento, tra cui quattro rabbini e diverse congregazioni chassidiche.
I querelanti sostengono che questa “barbara” tradizione “rappresenta un significativo rischio per la salute pubblica, potenzialmente dalle conseguenze catastrofiche ed epidemiche", e che i dipartimenti di Polizia e Salute, non facendo rispettare le leggi statali e comunali sulla salute pubblica e contro la crudeltà sugli animali, di fatto "favoreggiano" il rito.
Il 14 settembre, giorno di Rosh Hashanah, il giudice della Corte Suprema dello Stato di New York, Debra James, ha stabilito che l'applicazione delle leggi sulla crudeltà nei confronti degli animali è discrezionale e che, nel consentire il rituale, non c'è stata iniquità da parte del Dipartimento di Polizia di New York.
Nora Constance Marino, l'avvocato contenzioso che segue il caso, era al rituale del Kaporos a Crown Heights lunedì e mi ha concesso qualche domanda, mentre dall'altro lato della strada era in corso una protesta dell'Alliance to End Chickens as Kaporos.
“Avevamo chiesto un'ingiunzione preliminare per fermare l'evento di quest'anno, ma la richiesta è stata negata. La richiesta di ingiunzione permanente, tuttavia, è ancora valida. Abbiamo richiesto anche un'ordinanza [da un tribunale di ordine superiore] per far sì che il tribunale costringesse la polizia di New York a far rispettare queste 15 leggi che vengono violate [nello svolgimento del rituale]. Anche questa ci è stata rifiutata. Ma resta sempre la possibilità dell'appello”.
Le questioni portate davanti al giudice non riguardano solo i polli: “Oltre all'Alliance, i reclami vengono dai residenti o da gente che lavora in questo quartiere o in uno qualsiasi dei quartieri interessati dal Kaporos, la cui vita viene incredibilmente turbata. Avere 50.000 uccelli che vengono illegalmente abbattuti per le strade della città è una cosa decisamente malsana. Sono tante le norme sanitarie violate. Siamo in violazione di norme igieniche e dei regolamenti sui permessi per le attività ambulanti, oltre alle leggi sulla crudeltà sugli animali. I miei clienti sono cittadini le cui vite vengono turbate e la cui salute viene messa a rischio”.
Le leggi che il Kaporos violerebbe vanno dall'articolo 133 del codice penale, secondo cui "è illegale impiegare giovani al di sotto dei 18 anni, con qualsiasi mansione all'interno di un mattatoio", fino all'articolo 161 che afferma che "sangue e feci di animali e parti di animali sono vietati sui marciapiedi pubblici e sono proibiti odori pervasivi di origine animale". Altre leggi proibiscono specificamente la costruzione di un mattatoio sulla Eastern Parkway, importante centro chassidico e cuore del rituale del Kaparos, oltre a dettare specifiche linee in materia di crudeltà sugli animali.
“La decisone del giudice non è stata dovuta a ragioni di tempo; il presupposto è il diritto di un privato cittadino di citare in giudizio per questioni di pubblico disturbo”, ha detto Marino che non ha voluto commentare la strategia legale per il futuro.
Lunedì sera, uscendo dalla fermata della metropolitana di Kingston Avenue, mi sono ritrovato tra una folla di ebrei chassidici fuori della sede della Congregazione Lubavitch. Nel giro di pochi istanti, sono stato avvicinato da un uomo sulla quarantina di nome Yosef. Mi ha chiesto se ero ebreo. Quando gli ho risposto di sì, Yosef mi ha chiesto se mia madre era ebrea: a una seconda risposta affermativa ha iniziato a farci spazio verso l'interno della congregazione, affrettandosi, dal momento che il sole stava tramontando.
“Arrivi nel momento dell'anno in cui siamo più indaffarati”, mi ha detto. All'interno mi ha offerto una kippah per coprirmi la testa prima di entrare nella sala principale. L'ho ringraziato e mi ha portato in un angolo dove mi ha fatto indossare i Tefillin e invitato a recitare una preghiera. “Questi [i Tefillin] sono uno strumento per comunicare con dio”, è intervenuto un anziano signore indicando una delle piccole scatole di pelle scura che mi Yosef mi aveva applicato sul braccio. “Quella lì ha un'ottima ricezione”, ha aggiunto scherzando. A dirla tutta non sono un ebreo praticante, non credo in dio né mangio pollo, ma la battuta di quell'anziano signore mi ha scaldato il cuore e riportato a una cultura che una volta conoscevo, fatta per lo più di due cose: tradizioni che non ho mai davvero compreso e uno spiccato senso dell'umorismo.
Appena qualche isolato più in là il Kaporos era già iniziato. Il rito si svolgeva su una strada delimitata da barriere di polizia. Nonostante lo stridìre dei polli fosse decisamente sgradevole e l'odore anche peggio, i volti dei bambini erano raggianti d'eccitazione (qui un video). Alcuni facevano roteare i polli sulla propria testa, altri si facevano a aiutare dagli adulti che recitavano preghiere per loro.
Lungo un bancone allestito per l'occasione, i polli erano in vendita a prezzi stracciati: “Si parte dai 12 dollari”, mi ha spiegato Yosef, anche se molti parlavano di cinque dollari. Nel mezzo della folla, un camion erano stipato di gabbie anguste in cui c'erano centinaia, migliaia, di polli. Davanti al camion, un bambino di non più di 12 anni contrattava con i religiosi e distribuiva i polli. Più in là, in due file separate, una per gli uomini e una per le donne, i partecipanti al rito aspettavano il loro turno per far tagliare il collo ai polli che poi, con il corpo ancora scosso da violenti spasmi, venivano lanciati su una distesa di coni spartitraffico rovesciati, o in grossi sacchi per la spazzatura.
“Da quello che ho capito, sono i rabbini e le sinagoghe che ordinano questi 50.000 polli dalle pollicolture" mi ha detto ancora l'avvocato Nora Constance Marino.
Mentre mi aggiravo nella folla, più volte sono stato spinto da adolescenti che mi si piazzavano difronte per impedirmi di fare foto con il telefonino. Anche un uomo anziano ha fatto la stessa cosa, ma quando un ragazzino mi ha poi urlato “non sei uno di noi”, un altro uomo di mezza età l'ha sgridato ricordandogli che quella era una strada pubblica e questo un paese libero.
Più tardi, la Alliance to End Chickens as Kaporos ha iniziato a marciare più vicino al luogo in cui si stava svolgendo il rituale e la protesta ha cominciato a scaldarsi. Diversi gli scambi accesi tra i manifestanti ultra-ortodossi e gli attivisti per i diritti degli animali . “C'è sangue sulle vostre mani”,“fermate il Kaporos”, “è una strage”, “i polli vengono privati di cibo e acqua” gridavano gli attivisti. Altri si limitavano a urlare "vergogna!".
Ad un certo punto, un uomo ebreo ha iniziato a intonare slogan su quanto sia buono il pollo incitando la folla di ortodossi che si era rAccolta intorno ai manifestanti ad unirsi a lui, finché un poliziotto dell'NYPD gli è dato incontro urlandogli in faccia: “Alla tua età, dovresti sapere comportarti! Cosa vuoi fare? Far partire una rissa? Non farai partire nessuna rissa!!”.
Altri scambi hanno avuto un tono più pacifico. Un'esponente della Alliance, Jeanette Patterson, discuteva con un giovane chassidico: “Questi polli soffrono. Causare sofferenza è peccato e allora perché scegliere una pratica che sapete provoca sofferenza? Questi polli vengono affamati, privati dell'acqua, molti arrivano qui già morti. Il vostro Dio non vuole che voi causiate sofferenza ad altre creature. Non c'è motivo di causare dolore, potete farlo con un sacchetto di monete”. Il ragazzo ribatteva con semplicità: “Ma lo facciamo per Dio”. Patterson mi ha poi spiegato di essere un membro del People for the Ethical Treatment of Animals (PETA), così come molti dei manifestanti: “Siamo tutti parte di altre associazioni”.
Eric, un ebreo sulla trentina, mi ha detto di ritenere assurda l'affermazione che questa pratica costituisca una forma di crudeltà sugli animali. Non ortodosso, cresciuto in una famiglia laica, Eric ha detto di avere diversi amici all'interno della comunità. “Sai cosa? Mangiare pollo implica una crudeltà sugli animali che avviene ogni giorno e su più larga scala. Questo rito si tiene una volta l'anno e riguarda una piccola comunità”, mi ha detto spiegando di trovare insensate le proteste indirizzate a una piccola minoranza religiosa, quando avrebbe più senso che gli attivisti andassero invece a manifestare davanti agli allevamenti intensivi di polli.
Quando la protesta è scemata, mi sono fermato a parlare con un altro ebreo chassidico di nome David. “Si tratta di una tradizione di 2000 anni. L'intero mondo ebraico fa questa cosa – mi ha detto raccontandomi che fin da bambino ha sempre celebrato il Kaporos – Quando vediamo un pollo che viene ucciso, sappiamo che se lo merita, per i peccati che gli abbiamo trasferito. È un modo di pentirsi”. David mi ha poi spiegato che i rabbini di solito acquistano i polli a basso prezzo e li vendono con un piccolo rincaro: "I soldi dei polli vanno ai poveri", ha detto David, citando la legge ebraica. "Il pollo non va in beneficenza, perché sarebbe imbarazzante, ma i profitti, sì, vanno in beneficenza."
In un articolo del New York Daily News, l'avvocato Marino aveva dichiarato che il Kaporos è diventato una grossa fonte di raccolta fondi per le congregazioni di Crown Heights e Boro Park.
David mi ha spiegato che scuole e congregazioni sono gli organizzatori principali della celebrazione e che ebrei da tutto il mondo arrivano a Crown Heights, perché è un luogo santo e che, oltre alle scuole e congregazioni che offrono assistenza per il pellegrinaggio, molti ebrei hanno famiglia qui “e quindi vengono e stanno dai parenti”.
Chabad Lubavitch, il più noto movimento chassidico del mondo, ha il suo quartier generale proprio nella sede della congregazione dove mi sono stati applicati i Tefillin. Rabbi Yosef Yitzchak Schnersohn che fu il Rebbe, il capo spirituale del movimento, fu esiliato dalla Russia dopo essere scampato all'esecuzione da parte dei bolscevichi. In seguito si trasferì a Varsavia fino all'inizio della Seconda guerra mondiale. Dopo essere sfuggito ai nazisti, Schneersohn stabilì gran parte della struttura organizzativa di Chabad a Crown Heights, da dove l'organizzazione porta avanti ancora oggi le sue attività.