Joseph Blatter ieri si è dimesso dalla carica di Presidente della FIFA , l'organo più importante tra le varie associazioni calcistiche del pianeta, che regola e predispone tutti gli eventi del calcio mondiale tra cui l'organizzazione della fase finale del Campionato del Mondo. In conferenza stampa Blatter ha così motivato la sua scelta: "Non potevo continuare a ricoprire una carica che alcuni membri del Congresso non approvavano".
L'istrionico presidente svizzero della FIFA praticamente ha gettato le sue radici nella federazione oltre trent'anni fa: è rimasto in carica per 17 anni come Segretario generale e, dal 1998 ad oggi, come Presidente. Aveva ereditato lo scettro del brasiliano Joao Havelange insediandosi poco prima dei Mondiali di Francia. Havelange aveva portato da 16 a 32 il numero delle squadre partecipanti al girone finale della Coppa del Mondo, per permettere l'ingresso dei team asiatici ed africani alla fase finale.
Joseph Blatter subisce l'ingerenza silenziosa del suo predecessore e ne affina la tecnica diplomatica. Continua per selezione naturale e per volontà divina ad esercitare il potere assoluto sulle competizioni internazionali e prosegue il suo personalissimo confronto a distanza con il calciatore più famoso al mondo, Diego Maradona, il quale accusa lui ed Havelange, in pratica la FIFA stessa, di complotto ai danni dell'Argentina e delle federazioni di quei Paesi che, in un modo o nell'altro, si sono schierati apertamente contro uno strapotere diffuso e malcelato.
Blatter si mostra negli anni sempre meno presidente e sempre più imperatore. Proprio come il suo predecessore ieri Joseph Blatter, per gli amici Sepp, ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di Presidente della FIFA. Fece lo stesso Havelange nel 2013, da presidente onorario, quando venne accusato di corruzione per il fallimento dell'ISL, la società che deteneva i diritti del marketing dei Mondiali. Una società che muoveva capitali a nove zeri, mica roba da poco. La Federazione in oltre cento anni di vita ha cambiato solo 8 presidenti, un segnale chiaro ed inequivocabile di continuità ed assoluta clausura alle nuove leve. Il Presidente della FIFA è talmente radicato nel suo ruolo che riuscirebbe a far impallidire persino le tetrarchie romane ed anche un po' i nostri politici proverbialmente attaccati alla poltrona come nessun altro nel pianeta.
Questa diffidenza al cambiamento e le continue conferme plebiscitarie nelle votazioni dei membri solleva più di un interrogativo. Havelange è rimasto in carica per 25 anni, Blatter ci è andato vicino, eppure il Congresso, organo supremo della FIFA si riunisce periodicamente ed indice libere elezioni. Che tanto libere poi non sono perché alla fine viene sempre confermato il presidente di turno senza soluzione di continuità. Joseph Blatter era stato ancora una volta rieletto appena il 29 maggio di quest'anno, nonostante le polemiche sollevate dai suoi detrattori riguardo lo scandalo che ha coinvolto la FIFA.
Secondo una inchiesta giudiziaria partita dagli Stati Uniti, alcuni membri avrebbero percepito mazzette per favorire l'assegnazione dei Mondiali al Qatar e alla Russia e per questo tipo di reato sta ancora indagando l'FBI a 360 gradi. Joseph Blatter, Sepp per gli amici, non sarebbe stato ancora stato formalmente indagato, anche se alcuni giornali americani affermano il contrario. Ad essere nei guai però è il suo braccio destro Valcke, sospettato dai federali USA di corruzione. l'EX Vice presidente è accusato di aver ricevuto una tangente di 10 milioni di dollari dal Sudafrica per agevolare l'assegnazione dei Mondiali al paese africano. Blatter, nonostante il veto di monsieur Michel Platinì e di Luis Figo, aveva spiazzato tutti accettando la nomina. Dopo le elezioni ha indetto una conferenza stampa dove spiegava che la FIFA aveva ancora bisogno di lui, specialmente in questo periodo di mare mosso. Ma ieri l'ennesimo colpo di scena.
Joseph Blatter, Sepp per gli amici, quindi si dimette dalla carica appena 72 ore dopo la sua rielezione. "La Fifa sarà guidata da un nuovo presidente, io resterò in carica fino al prossimo consiglio straordinario che si terrà nel 2016". Queste nuove elezioni apriranno di fatto un nuovo ciclo dopo cento anni di vita della Federazione, perché oltre al Presidente si provvederà alla elezione di tutto lo staff esecutivo per evitare così nuovi scandali e coinvolgimenti, ed inoltre si provvederà a diminuire il numero dei mandati inerenti alla carica di Presidente, Vice Presidente e Segretario Generale. Quindi mai più un incarico "ad perpetuam Rei memoriam" ma una carica che rivestirà solidità ed amovibilità soggetta a cambi periodici. I 17 anni di carica di Blatter ed i 23 di Havelange saranno un record ormai impossibile da battere.
La Resa
Le pressioni subite hanno gravato come un macigno sulle notti insonni di Joseph Blatter. Lo svizzero ha risentito delle accuse in un modo in cui è difficile restare indifferenti ed ha capito che, per il bene dell'organo della Federazione del quale diceva di dedicarsi ogni istante della sua vita, avrebbe fatto meglio a rassegnare le dimissioni. L'arresto di alti dirigenti FIFA ha determinato la scelta sofferta della resa. Non è difficile pensare che le dimissioni di Joseph Blatter siano state un tentativo in anticipo perfetto sui tempi prima di essere indagato, per potersi poi difendere liberamente senza il peso di una carica che quanto prima avrebbe dovuto cedere. Ai posteri affidiamo il quesito che ora giace soltanto nello spazio inverecondo della sua anima. La FIFA ha bisogno di una completa ristrutturazione per poter ancora ottenere credibilità e rispetto come organo fondamentale del Calcio mondiale.
"Le sfide che abbiamo davanti non sono ancora finite" dice Blatter in conferenza stampa dopo le dimissioni. "Non posso monitorare tutto" aveva detto prima delle elezioni. In questi due passaggi si riassume quindi tutta l'arte della affabulazione dell'istrione svizzero. Un monito che suona come una minaccia e la conferma che dietro qualsiasi riforma o innovazione ci sarà sempre lui a muovere le fila. Seguita Blatter: "Ora mi sento libero dai vincoli di una carica, e potrò guidare le fasi concernenti le riforme che da anni vogliamo attuare". Ecco, appunto.
Blatter e l'Italia
Monsieur Platinì parla di scelta coraggiosa, mentre Gennaro Gattuso tuona che "gli stà bene", ed aggiunge: "di lui non voglio più sentir parlare". L'affermazione del Ringhio ci rimanda al Mondiale vinto dalla nostra Nazionale nel 2006 in Germania. All'atto della premiazione il Sig. Joseph Blatter, Sepp per gli amici, non si presentò tra le autorita per conferire la medaglia d'oro ai nostri calciatori snobbando la cerimonia di premiazione. La stampa italiana subissò di critiche il Presidente della FIFA il quale si scusò dapprima riferendo che trattandosi di due squadre europee aveva lasciato l'incombenza all'UEFA. Poi corresse il tiro e specificò che durante la cerimonia di apertura mentre l'impietoso schermo gigante mostrava il suo volto tutti, ma proprio tutti gli spettatori mostrarono il loro dissenso fischiandolo all'inverosimile. Più tardi si venne a sapere che , sempre per inopportune sue dichiarazioni, aveva rinunciato alla premiazione perchè "comunque l'Italia non meritava la vittoria dei mondiali in quanto premiata da un rigore inesistente contro l'Australia durante le qualificazioni". Deliranti affermazioni sintomatiche di onnipotenza eterna.
Ieri l'onnipotenza è cessata. Joseph Blatter si è dimesso dalla carica ma resta ancora al suo posto in un gioco fatto di contraddizioni e di regole illogiche.
L'FBI farà comunque il suo lavoro e non si escludono altri colpi di scena in un prossimo futuro. Certo è che nei prossimi giorni Blatter sarà alle prese, oltre che con le beghe dello statuto, anche con la propria coscienza. Non è (ancora) indagato e non è (ancora) accusato di nulla, ma è (era) il Presidente della FIFA e come tale ha la responsabilità oggettiva e morale di ogni piccola o grande questione inerente il proprio fardello di colpe. Come un allenatore che paga per i fallimenti della propria squadra. Era benvoluto da molti e tutti lo chiamavano amichevolmente Sepp. Da domani in molti cominceranno a chiamarlo semplicemente Joseph.