Le devastazioni commesse l’altro giorno a Roma da schiere di calciofili olandesi, e soprattutto l’accanimento frisone sulla Fontana di Piazza di Spagna, e tutto questo unito al modo in cui si sono comportate le nostre autorità, dimostra in modo inequivocabile che l’Italia è, più che mai, “ventre molle” dell’Occidente, di sicuro dell’Europa.
Ma non sorprendetevi in modo eccessivo, lettrici e lettori, “sotto il Sole non c’è nulla di nuovo”. L’Italia non stupisce più nessuno. Non sorprende più nessuno. Non mette soggezione più a nessuno. E’ così carina… Ci siamo abituati ad apprezzarne i modi gentilissimi, le ampie aperture, il “possibilismo” senza riserve, il “senso cristiano”, quindi il senso della fratellanza. Non dice di “no” a nessuno… Nulla l’Italia nega a chi ha bisogno di conforto, comprensione, solidarietà. Tutto percepisce, tutto afferra, tutto giustifica, tutto perdona. Nella sua forma mentis, l’eccesso di animosità non è che “intemperanza magari passeggera”; scatti violenti altro non rappresentano che “esuberanza” in cerca di canali ‘adeguati’; la protervia, la bellicosità mostrate nei suoi confronti, null’altro, appunto, che sommovimenti ormonali, pulsioni ‘giovanili’. Che ci possiamo fare? Questi sono i nostri tempi… Dobbiamo farcene una ragione! Farcene una ragione un corno. Non possiamo farci “una ragione” degli abusi, massicci e sistematici, perpetrati nel nostro Paese da moltitudini di individui i quali non meritano affatto quel che trovano, ricevono, ottengono sul nostro territorio nazionale. Non possiamo farci una ragione delle violenze, dei soprusi, degli abusi cui è sottoposta l’Italia – come in giorni recenti è stato appunto sottoposto il cuore di Roma; la bellezza leggiadra di Piazza di Spagna, la Barcaccia di Bernini: tutta quella violenza ottusa, patologica, idiota sotto le finestre della casa in cui soggiornò e morì John Keats, il sommo poeta inglese, il grande italianista, il romanista appassionato.
Ma si sa: da anni e anni nel nostro Paese s’è affermata una mentalità assai perniciosa, una mentalità che umilia, avvilisce e mortifica gli italiani che ancora amano l’Italia e, forse forse, ne ricordano con un bel po’ di nostalgia una parecchio diversa e giusta con se stessa e coi suoi cittadini e cittadine; diversa, eccome, ma senza con questo voler per forza risalire ai tempi del Regio Esercito… E’ la mentalità del “non creare ulteriori tensioni”. Ma che ampiezza di vedute! Quale esempio di comprensione! Quale affermazione di civiltà! D’altro canto, siamo “democratici”, siamo “civili”; tendiamo la mano a quanti sbagliano: a quanti hanno solo bisogno d’essere guidati, illuminati! Ogni mente, ogni animo possono essere guadagnati alla causa del Bene. Balle. Retorica provincialesca. La retorica dei pusillanimi. La retorica dei sedicenti servitori della Democrazia: la Democrazia, la Giustizia, il Bello in Piazza di Spagna l’altro giorno sono state insultate, offese, dileggiate. Il centro di Roma è stato usato come terreno di conquista da masnade di tizi i quali, li abbiamo visti, nulla di umano sembravano avere. Nulla.
Badate che il ‘morbo’ è insidioso. Il ‘morbo’ s’estende, penetra in profondità, condiziona, acceca menti magari anche belle e che sarebbero senza dubbio di grande utilità in un assetto nazionale che fosse degno di questo nome e servisse davvero diritti ed esigenze dei cittadini. E’ il ‘morbo’ del vinto. Ecco che cos’è.
Certo che nell’Italia d’oggigiorno fa un bell’effetto il “concetto” di “non creare ulteriori tensioni”. Esso, appunto, è dimostrazione di “maturità”, di “civiltà”. Se lo sbandieri con la dovuta sagacia e la dovuta dialettica, ti ci puoi costruire una carriera, con tutto quel che di ‘spettacoloso’, di ‘gratificante’ può derivarne.
Perciò, barra a dritta e avanti tutta: fino al prossimo sacco di Roma.