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November 8, 2014
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La mucca Europa non si muove più con quella gamba Italia bloccata

Elisabetta de DominisbyElisabetta de Dominis
Time: 3 mins read

Ogni tanto una buona notizia: la Barilla ha deciso di affidare a Berlusconi la preparazione dei biscotti del Mulino Bianco, anziché a Banderas. Certo l’attore spagnolo faceva dei biscotti sensuali, che piacevano tanto alle mamme, ma volete mettere quello che potrà fare Berlusconi? Non ci riferiamo ai suoi trascorsi osè, ma alla dichiarazione della fidanzata Pascale: “L’avrei amato alla follia anche se fosse stato un panettiere”. Per ora sta impastando la legge elettorale, che aspetta da marzo di esser sfornata. E sembra già indigeribile, considerato che Renzi ci mette del suo. Insomma qui si litiga sui biscotti, mentre in Europa resta poco da mungere. 

Quando andavo a scuola, rimanevo affascinata a guardare la carta geografica dell’Europa, che all’epoca non era un’organizzazione sovranazionale ma il continente europeo, che a me pareva andasse verso ovest. Aveva la testa di una mucca, la Francia, che in bocca teneva un triangolo, il fazzoletto rosso del torero, la Spagna, un grande corpo grasso, i Paesi continentali, e correva grazie allo stivale, l’Italia, benché avesse uno strascico non ben definito di Stati slavi e un’appendice a forma di piovra, la Grecia. Ma c’era un muro divisorio e l’Europa, pur monca, procedeva spedita senza la zavorra del suo corpo intero. C’era poi un pantofolone fuoriposto, la Turchia che, per carità, poteva rimanere nell’altro continente. Questo pensavo nella mia ignoranza da bambina, ma purtroppo la fisiognomica di miss Europa si è rivelata per come la sua forma mi appariva. E per paura di rimanere zitella ha fatto nozze fantasmagoriche accettando tutti i pretendenti che le si presentavano alla porta del muro.

All’inizio nella Ue si parlava di Europa a due velocità, poi si cercò di velocizzare con il latte europeo la parte socialisticamente zavorrata e zavorrante, pensando di portar via chissà cosa all’Unione Sovietica. Dopo la caduta del muro di Berlino, un quarto di secolo fa, La Germania pagò per riunirsi alla Germania dell’Est 2 mila miliardi di euro e la Ue ci aggiunse 58 miliardi. Il che creò un aumento dei tassi d’interesse in tutta Europa. Risultato: tuttora nella Germania dell’Est c’è scarsa competitività industriale e la disoccupazione è crescente. Poi i tedeschi ululano sul nostro debito pubblico. La Ue si è fatta carico di finanziare lo sviluppo di Spagna, Portogallo, Grecia, che negli anni ’70 erano poveri e industrialmente sottosviluppati, non parliamo dei Paesi dell’Est nell’orbita sovietica. Ovvio che l’Italia sia claudicante con tutto il carico femorale che si ritrova. Gli imprenditori italiani svelti nel cogliere i vantaggi se ne sono andati a produrre all’Est, azzoppando ancor più il proprio Paese. Renzi che è svelto, ma non ha mai lavorato, è andato a visitare le delocalizzazioni italiane in Vietnam e America che hanno privato del lavoro tante famiglie di operai. Poi quando gli operai di Terni manifestano, dichiara che c’è un disegno per spaccare il Paese. La polizia manganella le loro teste disperate e allora il disegno distruttivo di chi è? Quegli operai che rimangono senza l’acciaieria avrebbero protestato anche senza l’esistenza di un sindacato. Ma Renzi si rende conto che un paese produttivo come l’Italia sta soccombendo nelle chiacchiere superficiali di una politica impreparata e nelle discussioni sterili di una burocrazia pavida, dove nessuno muove una foglia finché non arriva un’inondazione che spazza via tutto? 

Pubblicità: “Finché c’è Barilla, c’è casa”. Tradotto: finché Barilla produce in Italia, c’è casa. Basta una fabbrica di biscotti a dare lavoro? Basta a caratterizzare uno Stato nella sua interezza? “Dove c’è Barilla, c’è casa”. Tradotto: quando anche Barilla se ne andrà, l’Italia non sarà più casa. Alla faccia della famiglia del Mulino Bianco, sparita anche dalla pubblicità.

Finché c’è Renzi, finché c’è Berlusconi, ecc., c’è – ancora – casa? Tradotto: con questi ci salviamo?

 

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Elisabetta de Dominis

Elisabetta de Dominis

Detesto confondere la mia vita con un curriculum. Ho ballato e sognavo di nuotare, ho nuotato e sognavo di cavalcare, ho cavalcato, studiato, mi sono laureata mentre facevo la stilista e sognavo di fare la giornalista, ho collaborato con una ventina di testate nazionali, diretto una rivista, ho fatto l’esperta di quasi tutto, dal food al fashion al sex, ho viaggiato e sempre volevo essere da un’altra parte, libera di inseguire l’ultimo sogno.

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