E’ uno degli uomini al centro dell’attenzione. Oramai è uno noto, conosciuto ai più. Non passa giorno senza che il suo nome non appaia sui giornali di mezzo mondo e che di lui non si parli in tv. In giorni ancora recenti, s’è reso protagonista d’un fragoroso diverbio col Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, dal quale era stato accusato di trovarsi a capo d’un gruppo di burocrati; pronta, ma non convincente, la sua risposta: “Non sono alla guida d’una banda di burocrati”.
E’ lui, sì, proprio lui, Jean-Claude Juncker, il neo-presidente della Commissione Europea, quindi uno degli uomini più potenti della Terra, uno che dalla mattina alla sera può decidere del destino di decine di milioni, di centinaia di milioni di persone. Un uomo il cui potere, il cui immenso potere, non ha limiti, non conosce controlli. O, quantomeno, non è soggetto all’attenzione di un ben preciso organismo eletto con ben precisi compiti e criteri. Ecco, abbiamo a che fare con l’Alta Finanza “anarcoide”, insofferente a regole che non siano le sue, nemica dell’antico e sano concetto di Stato sovrano, Stato nazionale. Vincitrice della sorda contesa con gli Stati nazionali (meno Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera, Islanda). Bravissima a imporre suoi uomini, a “rastrellare” ‘cervelli’; a suggestionare, allarmare, poi calmare, attraverso una stampa amica, assai amica, milioni e milioni di cittadini sparsi in Italia, Francia, Paesi Bassi e così via.
Questa, sissignori, è un’aberrazione. Questa, “la” aberrazione. All’atto pratico, Juncker non deve rendere conto a nessuno: presidenti di commissioni europee ne hanno fatte di cotte e di crude, eppure non è mai accaduto che uno di loro fosse chiamato a giudizio o, perlomeno, a fornire spiegazioni. La carica di Presidente della Commissione Europea è un privilegio, un grosso, grossissimo privilegio. La sua figura non ha precedenti, almeno non ne ha nella Storia degli ultimi cinquanta o sessant’anni. Nixon non ebbe lo stesso peso, Krusciov, De Gaulle, Adenauer non ebbero la stesso peso. Oggi come oggi, perfino Obama non dispone dell’identico calibro.
Juncker, quindi, è l’uomo del momento, o uno degli uomini del momento. Succede al portoghese Barroso, uomo, a nostro avviso, di limitate capacità intellettuali, persona di ben scarsa immaginazione, uno che s’accontentava, e parecchio, di ubbidire. Lui, no, lui non s’accontenta certo di ubbidire, e a riguardo ci auguriamo che un bel giorno qualcuno in gamba, assai in gamba, uno ferrato, scriva e quindi ci racconti chi volle nascita e ascesa dell’Unione Europea; chi in realtà erano coloro i quali seppero creare questa mostruosità per poi lanciare una simile mostruosità, l’Euro, la moneta che oltre dieci anni fa spazzò via Lira, Franco, Marco, udite udite…!
A differenza del retorico, prevedibile, anche passionale Barroso, Juncker è un freddo. Juncker è un metodico. E’ il Saint-Just “prestato” alla Finanza del Terzo Millennio. Ne ha la visione “apocalittica”: apocalisse senza rivoluzione, senza il Terrore; apocalisse senza l’Unione Europea. I due s’assomigliano più di quanto non si creda. Il seme dal quale sono entrambi nati è il fanatismo legato alla loro intepretazione della vita, della Storia, dei rapporti fra cittadini e autorità, dei commerci, della produttività. Juncker, forse ancor più dei suoi predecessori, crede in un solo tipo di uomo. Crede nell’uomo-consumatore, uomo senza patria, uomo coniugato al presente, strettamente coniugato al presente e con la “fiducia” degli incoscienti, dei diseducati in un futuro presentato come un paradiso proprio da chi compie l’assassinio del futuro. Questo “uomo” nulla, o poco, sappia del passato… Non gli serve il passato. Il passato è un peso, un orpello; è “intossicazione”. Nulla può insegnargli il passato… Che degli Stati Sovrani e delle monete nazionali non rimanga nemmeno il ricordo. A opera della Ue e dei suoi alleati, è quindi in preparazione l’uomo-nulla. L’uomo che nulla sa, l’uomo che nulla prevede. Non sa poiché ben poco gli viene insegnato; non sa prevedere poiché gli vengono negati punti di riferimento, punti d’orientamento: la sua mente non è mai stata allenata a calcolare le probabilità, a formulare appunto previsioni, a ricorrere al lavoro di comparazione. Intorno a lui la Ue e l’alta tecnologia intercontinentale priva d’ogni controllo e disciplina, hanno creato, hanno voluto creare, il futile, il vacuo, il pretenzioso. L’una e l’altra non s’accorgono che di questo passo, al loro uomo-consumatore ben presto, almeno in Italia, in Francia, Spagna e altri Paesi ancora, non rimarranno in tasca nemmeno i soldi per la pizza con moglie e figlioli la sera sotto casa.
Ecco dove intende portarci Jean-Claude Juncker, lussemburghese, classe 1954, accumulatore di croci al merito e onorificenze (ne ha ricevute in tutto una settantina), altro che Ancien Règime, altro che sovrani di Francia. Juncker, il tipo del “tecnico” sofisticato, dell’uomo-capitale, dell’uomo-denaro che negli anni Settanta s’appassiona alla soppressione del Gold Standard decretata da Washington, che negli anni Ottanta segue con simpatia il nuovo ‘fenomeno’ americano, quello degli yuppies; che negli anni Novanta non ha quindi più dubbi: per creare ricchezza, sganciare i popoli dalle “catene” imposte dagli Stati nazionali, dalle catene di dazi, tariffe, pedaggi. Ora Juncker ci viene a dire che, “nel 2014 è anacronistico che fra Stati Uniti e Paesi europei siano ancora in vigore dazi sulle merci”, e che quindi questi dazi vanno aboliti. Ma i dazi da che mondo è mondo, secondo noi, non solo contribuiscono a tenere alta la qualità dei prodotti, ma servono “anche” a far affluire denaro prezioso nelle casse dello Stato. Lo Stato… Già. Questa orrida creazione, questo parto ‘innaturale’ che ci ha soltanto dato guerre, crisi, rivoluzioni delle più sanguinose! Guardate invece in che stato la Ue e i suoi accòliti hanno ridotto l’Europa: l’hanno costretta in un carcere senza uscita. Hanno consegnato il potere nelle mani della Reazione. Jean-Claude-Juncker è teorico, agente, propagandista della Reazione.