Giustizia è fatta. Questa inaspettata, eppur storica e straordinaria sentenza riempie di gioia tutti noi, mette finalmente a tacere quelle voci in malafede contrarie al sacrosanto processo di pacificazione, e costituisce un importante tassello, anzi una pietra miliare, sulla quale costruire le basi per il futuro del Paese. Campane a festa in tutta Italia: è un giorno di giubilo per tutti gli italiani. "La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo": l’uso di queste sacre parole non ci sembra affatto blasfemo, anzi.
In un atto rapido, repentino, pronunciato quasi con naturalezza ma di una risonanza irrevocabile che ha già fatto più volte il giro del mondo intero, un manipolo di giudici, finalmente giusti e non intimoriti dalle fetide sterpaglie di una certa sinistra, né sviati dal biascicare sconnesso di certi canuti sedicenti intellettuali, hanno ridato onore all’Uomo e lavato definitivamente da ogni ingiuria Lui, che più a lungo di ogni altro ha governato e che ha saputo ridare dignità all'Italia, elevandone il rango in tutto il globo. II nostro Presidente operaio, imprenditore, statista nonché educatore indefesso di giovani fanciulle, brilla nuovamente al nostro cospetto, fresco dell’ennesima assoluzione con formula piena, naturale approdo di ogni processo a suo carico. Assoluzione, ora e sempre: ormai, il numero delle volte in cui il Presidente è stato perseguitato con processi fondati sul nulla, per poi venire giudicato pienamente innocente, è ben superiore a quello, pur eccezionale, del numero dei trofei vinti dal suo Milan.
Per ciò che concerne noi, non possiamo che affermare di essere elettrizzati per la conferma della giustezza dei nostri comportamenti passati e attuali. Dobbiamo forse ricordare in questa sede tutte le volte in cui noi del PD abbiamo creduto nella natura di grande statista del Presidente Berlusconi, senza mai cedere alle malevole sirene che consideravano un grave errore collaborare con Lui? No di certo: tutti i casi in cui il nostro Partito ha espresso fiducia incondizionata in Lui, dalla Bicamerale del '97 al Dialogo per le Riforme di dieci anni dopo, dal commovente discorso in aula del nostro Violante nei primi anni 2000 financo al governo insieme con Lui a sostenere Monti e Letta, sono ricordi ben saldi nei nostri cuori e volgono il nostro pensiero ai più dolci momenti della nostra gioventù politica.
Non ce ne vogliano i nostri elettori se per un attimo abbandoniamo la nostra proverbiale modestia e ci lasciamo andare a un briciolo di pur comprensibile vanità: il motivo è che noi del PD non possiamo non attribuirci il merito di aver contributo in maniera decisiva al raggiungimento di questa meravigliosa sentenza. Anche noi, infatti, abbiamo attivamente collaborato a quell'operazione, così precisa da fare invidia ai migliori chirurghi, che cambiò il profilo giuridico del reato di concussione, quasi cucendolo addosso al nostro Presidente come un abito di ottima fattura. Senza la nostra azione, la sentenza odierna avrebbe potuto assumere tinte molto più fosche, gettando il Paese intero nello sconforto e nella rovina.
Infatti, non appena leggeremo le motivazioni dei giudici, scopriremo di sicuro che fu la legge anti-corruzione del ministro Severino a fungere da stella polare per i magistrati nel loro travagliato percorso. Tale legge, lo ricordiamo, è del 2012 e divide il reato di concussione in due fattispecie. Quella per costrizione, per dimostrare la quale è necessario provare che il concusso non avesse assolutamente alcun'alternativa di azione e fosse oggetto di minacce dirette e consistenti, per esempio una pistola puntata alla tempia; e quella per induzione, che non scatta senza che ci sia un vantaggio per il concusso. Questa è, in estrema sintesi, la geniale architettura di codesta legge che noi del PD abbiamo fortemente voluto e con convinzione votato, tutti uniti come un sol uomo. Ed è stata proprio questa, a nostro parere, la miracolosa ciambella di salvataggio da noi prontamente lanciata, alla quale l'infaticabile Presidente Berlusconi si è aggrappato, annientando così in un sol colpo migliaia di teoremi giudiziari formulati da maligni militanti di una certa sinistra.
Come si poteva infatti credere che I'azione umanitaria del Presidente cadesse nella concussione per costrizione? Egli infatti si era limitato ad indicare ai funzionari una possibile parentela fra il suo omologo presidente egiziano e una povera fanciulla marocchina, finita in carcere per un enorme equivoco: una tesi quantomeno plausibile, come tra l'altro certificato dal voto di un’aula parlamentare. I servitori dello Stato potevano benissimo ignorare le richieste del Presidente. Decisero invece, spassionatamente, di assecondarne le volontà, senza dubbio perché illuminati dalla Sua grazia, e anche perché, insomma, chi e quell'essere spregevole che non proverebbe piacere a fare un favore al grande Presidente Berlusconi? Altresì, il comportamento del nostro Leader non poteva nemmeno essere derubricato a concussione per induzione, perché del vantaggio per il concusso, richiesto dalla legge da noi sapientemente cesellata, non v'era traccia alcuna. Né l’una, né l’altra, dunque: il nostro voto parlamentare ha felicemente spazzato via la concussione dalle azioni intraprese dal Presidente Berlusconi in quella notte. E tutti i corvacci dello stalinismo se ne facciano una ragione, e tacciano per sempre.
Ecco dunque il contributo insostituibile di noi del PD! Di ciò noi siamo non solo consapevoli, ma pienamente orgogliosi, e fortemente rivendichiamo la nostra azione al cospetto dell’Italia intera. È un risultato di cui tutti i nostri elettori, ma in generale ogni Italiano che si consideri tale, ci sarà grato per l’eternità: questa consapevolezza ci rende raggianti.
Avanti dunque con il cammino delle riforme. Con il grandioso alleato, a cui il nostro aiuto ha riconsegnato onore, rispettabilità e agibilità politica, approveremo l'ltalicum, con le liste bloccate dei deputati nominati, sua grande intuizione; vareremo il nuovo Senato composto da consiglieri regionali, ai quali verrà elargita una sacrosanta immunità per evitare inutili perdite di tempo o autentici calvari giudiziari come quello capitato al nostro Presidente; toglieremo il voto di fiducia al Senato, fastidioso orpello che ha sempre rallentato I'azione dei Governi; spunteremo tutti gli altri lacci e lacciuoli che ormai da troppo inceppano il nostro sistema, come I'emendabilità dei decreti-legge, che renderemo inemendabili. Cribbio, se vengono dal Governo saranno già stati esaminati a dovere, e non sarà certo necessario farli vagliare di nuovo da un ramo secco di questo strano organo chiamato Parlamento. Tapperemo la bocca all'ostruzionismo delle fastidiose opposizioni, grazie a quell'efficace meccanismo chiamato spregevolmente "ghigliottina" dai nostri detrattori. In effetti, anche noi abbiamo sempre pensato che il nostro ordinamento sia troppo assemblearistico, come ha continuamente sostenuto il Presidente Berlusconi e, prima di lui, il suo Maestro Licio Gelli; useremo queste riforme per dare più forza al Governo e limitare il più possibile ogni intralcio alle sue decisioni.
Non pensino i cosiddetti malpancisti interni di riuscire a fermare il nostro impeto, e soprattutto, non si azzardino a votare contro le direttive proposte dal nostro segretario. Noi siamo un partito democratico, e come tale non crediamo nella libertà di coscienza. Le Riforme vanno fatte, e saremo inflessibili nello spazzare via tutti quei gufi che preferiscono I'immobilismo al nuovo corso della politica italiana. Né si illudano i nostri pittoreschi nemici politici, guidati da quel comico genovese che ormai non fa più ridere nemmeno i cani, di poterci distrarre o smuovere anche solo di un millimetro dall'accordo che abbiamo stipulato con il nostro grande alleato Presidente Berlusconi. Abbiamo stoicamente ascoltato il loro petulante cahier des doléances, e ci siamo anche sforzati di menzionare alcune delle loro assurde proposte come interessanti, ma non si illudano: noi siamo maggioranza, e in democrazia, è la maggioranza che decide. La minoranza, se vuole, si aggrega in silenzio, altrimenti rimarrà lì a protestare con sé stessa, nella solita sterile maniera.
Noi tireremo dritto verso il nuovo corso, e chissà che questa splendida assoluzione non possa essere coronata dal più naturale degli sbocchi: il dovuto riconoscimento dei ruolo cruciale, titanico e provvidenziale che il nostro principale alleato ha giocato negli ultimi 20 anni di politica, avvenuti tutti sotto la sua insegna. Chissà che questo meraviglioso cammino di vita da lui intrapreso, prima da imprenditore e poi da statista, non possa portare finalmente al Quirinale. È un sogno al quale non vogliamo rinunciare, e il 40% degli elettori è con noi.
*Jacopo Coletto lavora a New York come analista finanziario in una delle maggiori società di gestione del risparmio americane. Ha conseguito una laurea in Discipline Economiche e Sociali presso l’università Bocconi e un master in Ingegneria Finanziaria presso l’Università di California a Berkeley. E' un attivista del Circolo PD di New York