In quanto sentenza emessa in un processo penale è un ottima sentenza per Silvio Berlusconi, è indiscutibile. Sui contenuti dell’accusa, per così dire, ci eravamo già espressi qui, il 18 Maggio 2013. Perciò è un bene che la sconcezza commessa in primo grado sia stata, per ora, rimediata. Per ora, giacchè si potrebbe arrivare alla Corte di Cassazione, se la Procura lo chiederà.
Ma stiamo all’oggi e chiediamoci: ha pure un significato extraprocessuale, questa sentenza? Certo che ce l’ha, visto che si tratta di Silvio Berlusconi. E com’è questo significato? Pessimo. Perchè? Vediamo.
In primo luogo c’è, ovviamente il significato politico. L’indagine preliminare è stata fatta esplodere per tutto il 2011. Il 14 gennaio, la Procura di Milano presenta alla Camera richiesta di autorizzazione a perquisire l’appartamento del Dott. Spinelli (il c.d. ragioniere di Berlusconi per gli affari notturni), ritenuto di pertinenza del Presidente del Consiglio. Nel giro di sei giorni, Michele Santoro, Marco Travaglio e Sandro Ruotolo potevano maneggiare una documentazione completa di atti indebitamente provenienti dal fascicolo del Pubblico Ministero, su cui, a partire dal 20 gennaio, sceneggiare su Annozero la lapidazione in prime time. Il Gruppo-Repubblica-Espresso avrebbe curato la parte metafisica.
E’ un arnese violento e infame questa lapidazione all’ora di cena: è la vecchia gogna rivisitata. Oggi si chiama Character Assassination. Omicidio in effige. Espressione cruda, ma efficacemente veritiera. Come amabilmente precisa la voce su Wikipedia, quando essa coinvolge organi dello stato siamo “In a totalitarian regime”. Loro le chiamavano “docufiction”. L’operazione proseguì e si perfezionò in crescendo. Senza suscitare critiche, o anche solo perplessità da parte di alcuno; né da parte giornalistica, né tanto meno da parte della magistratura, in nessuna delle sue innumerevoli articolazioni istituzionali (CSM) e privatistico-corporative (ANM). Questo sabbah pio e manigoldo venne contrabbandato dagli uni come esercizio della libertà di stampa, dagli altri, sempre inarrivabili per spirito fariseo, per ingrato ma inevitabile obbligo costituzionale di esercitare l’azione penale.
Si sottopose così la pubblica opinione ad una pressione spasmodica, che divenne tempesta perfetta nell’estate dello Spread (2011, appunto). Le dimissioni furono il coronamento di questo tenace sforzo. Il Governo dimesso è stato l’ultimo governo formato dopo elezioni politiche generali. (Il governo Renzi gode di una investitura politica ampia, non di una legittimazione. A voler essere precisi, si può parlare di una legittimazione de facto e indiretta, proveniente da elezioni per un Parlamento che esprime un organo esecutivo, la Commissione Europea, diverso dal Governo della Repubblica). E’ tutto avvenuto davanti i nostri occhi, non dietro. Non ce n’è bisogno, quando si è sicuri di farla franca.
In secondo luogo, c’è un significato sistematico. Se è diffusa l’opinione che questa sentenza sia il frutto di un mood (come ha voluto precisare anche il sempre loquace Berlusconi), di un clima o tendenza in sensibile variazione, questo testimonia a quale grado è giunta la considerazione per il processo penale, per la magistratura e per la “giustizia” in genere, qualsiasi cosa l’uomo medio voglia intendere con questa parola. Ricordate quello che si è insegnato per secoli sulla moglie di Cesare? Ecco, questa storia del mood ci dice quale sia la credibilità dell’Ordine Giudiziario italiano. E’ del tutto irrilevante che, come non c’è motivo di dubitare, la sentenza di assoluzione abbia considerato solo l’assenza di fatti. Quello che rimane, dopo questa giornata campale, è il convincimento diffuso (non una superstizione, non un pettegolezzo, non una convulsione paranoica, ma un convincimento ragionevole e motivato) che in Italia, specie se il processo è “delicato”, si possa assolvere nonostante le prove, o condannare senza prove. Comunque, un disastro.
In terzo luogo, questa sentenza ci insegna, se mai ce ne fosse bisogno, cosa non accadrà. Non accadrà che la prepotenza dei potenti paghi dazio. Da quando ha avuto inizio l’indagine (21 Dicembre 2010), i magistrati che l’hanno voluta hanno ricevuto 44 stipendi. Una funzionaria della Polizia di Stato, Giorgia Lafrate, due avvocati dell’imputato oggi assolto, Longo e Ghedini, due parlamentari, Ronzulli e Rossi, più altre quaranta persone sono finite sotto indagine penale, per falsa testimonianza o per corruzione in atti giudiziari. Solo per avere testimoniato nei termini oggi convalidati dalla Corte d’Appello. E’ stata un’intimidazione. Si volle affermare un principio: quando nello starring d’accusa compaiono certi nomi, prima di difendersi sul serio, bisogna pensarci due volte. Ma nessuno pagherà.
In quarto luogo, è emerso che i Pubblici Ministeri quello starring tanto fortissimamente vollero da alterare, una (Boccassini), le assegnazioni dei fascicoli e da provocare una guerriglia finita al CSM; l’altro (Sangermano) da consentire, nonostante nel frattempo fosse stato trasferito a Prato, il momentaneo stand-by al suo precedente ufficio proprio per l’indagine “delicata”. Perché le indagini o i processi clamorosi non sono altro che allegati con cui corredare le domande di avanzamento in carriera (incarichi direttivi, in primo luogo). E se vanno male, come dicevo, non c’è problema. Avanti col prossimo allegato.