Fra qualche giorno sapremo se Silvio Berlusconi riceverà conferma che lo aspettano sette anni di reclusione, per avere abusato della qualità di pubblico ufficiale avendo raccontato al telefono una frottola sulla identità di Ruby. Buona per non votarlo. Meno, molto meno, per inciprignire una mezza barzelletta di “potestà punitiva statuale”. E a quanto avrebbero dovuto condannare, allora, l’ex ministro Cancellieri che, di nuovo al telefono, convoca alti funzionari del Ministero perché prendessero in esame uno specifico, singolo, caso, già in pieno corso giudiziario? Fortunatamente nessuno ha chiesto sanzioni penali (o la fortuna non c’entra?); ma il principio primo sarebbe quello di uguaglianza. Alla prossima.
Andiamo avanti. Qualche giorno fa, Annamaria Franzoni, dopo sei anni e due mesi circa, ha esaurito la sua reclusione in carcere; seguirà un periodo di restrizione a piede libero, concluso il quale, anche questa pendenza formale non sarà più.
Ha ucciso suo figlio di tre anni, così è scritto nella sentenza definitiva. Probabilmente colpendo il cranio con un colpo contundente, essendo stato rinvenuto morente con reliquati cerebrali visibili sul cuscino. Non è stata ritenuta inferma nè seminferma di mente. E’ stata ritenuta pienamente capace di intendere e di volere. Un’altra sentenza l’ha pure condannata per calunnia e frode processuale contro una persona coinvolta senza ragione nella vicenda. Sicchè è stata ritenuta anche capace di macchinazioni deliberate. Però la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha dimezzato ugualmente la pena inflitta in primo grado, 30 anni, perché ha ritenuto Annamaria Franzoni, omicida in questi termini del figlio Samuele, meritevole delle “circostanze attenuanti generiche”. Sedici anni, perché ha ucciso sapendo quello che faceva. Il Sostituto Procuratore Generale non propose ricorso in Cassazione, perché, come volle pure dichiarare alla stampa, ritenne quella pena dimezzata “giusta”. Il Capo dell’ufficio, Dott. Giancarlo Caselli, pur potendo, non si discostò dalla rinuncia all’impugnazione.
Le circostanze attenuanti generiche sono una sorta di bonus, ad assoluta discrezione del giudice che, scribacchiando poche paroline precompilate, sempre le stesse in ogni processo da Aosta a Lampedusa (incensuratezza, contegno processuale, particolare circostanze del caso, e così via) può in realtà incidere in così vasta misura sul reale significato di un accertamento giudiziario. Lo stesso vale quando non le concede. Giacchè ognuno vede che il passaggio da 30 di reclusione a 16 è stato affidato ad un atto di volontà più vicino al pollice retto o verso che ad una ragionevole e penetrante decisione, ci si dovrebbe interrogare sul mitico “sistema”.
Ma non ci si interroga neanche un po’. Anche perché questo potere oscuramente medievale piace agli spiriti servilmente ed oscuramente medievali così diffusi in Italia (gli avverbi servono a distinguere: poiché, com’è noto, il medioevo fu anche luminoso ed eroico. San Francesco, Giotto e il fecondo dominio arabo solo per saltabeccare qua e là).
Piace questo libertinaggio decisorio che riduce la giustizia, da razionale compromesso che esibisce onestamente il suo impaccio concreto (questo la benda vuole significare, non un narcisistico e civettuolo mascheramento da carnevale veneziano) a caricatura sgualdrinesca di umori capricciosi, o peggio. Piace contemplare l’assoluto, la necessità del castigo, l’infallibile sua perfezione, la sua incommensurabile proporzione e misura, purchè conto terzi; purchè seppellisca il nostro vicino, mascheri la sorda frustrazione di vite infime che hanno un vuoto nickname per divisa. Piace questo scempio perché piace la giustizia cortigiana.
Giovedì l’Associazione Nazionale Magistrati ha espresso rammarico perché il Ministro Orlando non ha presenziato ad una loro assemblea. Dove si sarebbe discusso di trattamenti pensionistici ed altre questioni cruciali per “l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”. Il momento era particolarmente intenso perchè, mercoledì, si sono svolte le elezioni dei membri togati al CSM. Ha vinto “Area”, seconda Magistratura Indipendente, quindi Unità per la Costituzione. In genere, nei commenti e nelle notizie, si accompagna a ciascuna di queste denominazioni una collocazione da sinistra a destra. Io non lo faccio perché sono collocazioni farlocche. L’unica collocazione che si addice ad un’ordine giudiziario (minuscolo) che ha la sfacciataggine di suddividersi e moltiplicarsi in partiti è la separatezza dai sudditi. E dalla giustizia.