Pozzallo e il mare, perdutamente innamorati. Amore antico sbocciato a prima vista, consolidato con il magico trascorrere del tempo all’ombra di Torre Cabrera, monumento simbolo della città.
Il filosofo-poeta modicano Tommaso Campailla nel suo poema l’Adamo, ovvero Il Mondo Creato, nella stupenda ottava su Pozzallo, oltre a fare riferimento ad una grande fortezza, racconta di questo angolo di terra mediterranea che, trovandosi in linea retta tra Palermo, Modica e Malta, rappresenta un punto commerciale di straordinaria importanza per l’isola e il mondo.

La spiaggia di Pozzallo
Realtà bella e triste, oggi, il porto di Pozzallo. Frenato da una politica miope, da una gestione “fai da te”, e dal disinteresse colpevole della Regione Siciliana che, pur essendo proprietaria della importante infrastruttura, non ha mai provveduto ad affidarne la gestione ad un’Authority.
Tutto bene per quanto riguarda la sicurezza ed il rispetto della legalità, grazie alla presenza di oltre cento militari della Capitaneria di porto. Grande approssimazione, invece, per il marketing, la programmazione, la promozione, l’incentivazione delle attività, le concessioni, le autorizzazioni amministrative, l’uso disciplinato degli spazi portuali.
Da qualche anno a questa parte il porto di Pozzallo ha acquisito, suo malgrado, una popolarità straordinariamente negativa, di cui, ovviamente, la comunità locale avrebbe volentieri fatto a meno.
La città che ha dato i natali a Giorgio La Pira, il “sindaco santo”, profeta di pace nel mondo, è diventata approdo “privilegiato” di migliaia di uomini, donne e bambini, in fuga dai Paesi dell’Africa sub sahariana e del Medio Oriente verso la Sicilia, succedendo, di fatto, dal punto di vista del disagio e di tutte le problematiche connesse agli sbarchi senza fine, all’isola agrigentina di Lampedusa, il cui Centro di identificazione ed espulsione (Cie) è stato distrutto nel settembre del 2011 da un incendio doloso che ha ridotto in macerie le tre palazzine della struttura di contrada Imbriacola.
A questo punto stampa e TV di tutto il mondo hanno rivolto i riflettori su questo angolo di terra mediterranea, anche se alcuni operatori dell’informazione che non conoscono neppure la posizione geografica di Pozzallo, con riferimento all’esodo di migliaia di persone verso la Sicilia, continuano impropriamente a parlare di Lampedusa.
E poiché è complesso e delicato assai il processo di produzione di una notizia, in quanto direttamente legato alla questione della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione, atteso inoltre che compito primario del giornalista è quello di riferire ciò che accade, con veridicità, lavorando sul campo, ad alcuni colleghi anche di testate importanti, che hanno la cattiva abitudine di lavorare per telefono o con il sistema del copia e incolla, capita spesso, purtroppo, di distorcere la verità.
Per quanto ci riguarda seguiamo da sempre, con la preziosa collaborazione del fotografo Massimo Assenza, gli sbarchi a Pozzallo. E continuiamo a farlo con puntualità e con tutta l’attenzione possibile, per cui rimaniamo a dir poco stupiti nel leggere fantasiosi e improvvisati reportage giornalistici che hanno già prodotto colpevoli effetti collaterali negativi sulla realtà locale, penalizzando oltre il temuto le attività di decine di imprenditori turistici e commerciali.
In Sicilia, per quanto riguarda l’accoglienza, sono presenti alcune strutture così denominate:
1) Centri di primo soccorso e assistenza (Cpsa).
2) Centri di accoglienza (Cda).
3) Centri di accoglienza per richiedenti asilo politico (Cara).
4) Centri di identificazione ed espulsione (Cie).
I Cpsa operano nei punti di maggior sbarco. Presso queste strutture gli stranieri dovrebbero essere accolti e visitati e, una volta identificati, nel giro di due o tre giorni trasferiti verso i Centri di accoglienza.
Unico Cpsa attualmente operante in Sicilia è quello di Pozzallo. Che da due anni, in aperta violazione della convenzione sottoscritta nel settembre del 2011 tra il sottosegretario al Ministero dell’Interno Sonia Viale ed il vice sindaco della città On. Attilio Sigona, entrambi pro-tempore, ospita 300-400-500-600 persone in una struttura autorizzata ad accoglierne un numero massimo di 176.
Va da se che quando è lo Stato a non rispettare le regole del gioco, l’esempio che se ne ricava, dal punto di vista umano e sociale, appaia terribilmente fuorviante e distruttivo.
La gente chiede a gran voce al sindaco Luigi Ammatuna, che è la massima autorità sanitaria locale, di ordinare la chiusura del Centro di primo soccorso ed assistenza di Pozzallo per carenze igienico-sanitarie. Ma il primo cittadino, nonostante da parte del Governo nazionale si continui a violare la legge, tace, non se la sente – dice lui – di creare una frattura con le istituzioni e di bloccare la macchina dell’accoglienza che, comunque, produce anche posti di lavoro.
Chi spera che la situazione possa cambiare per forza di inerzia o immagina che l’Europa decida improvvisamente di farsi carico di un problema che, ad oggi, ha scaricato solo sull’Italia, concretizza certamente uno stato d’animo di ingenuo ottimismo.
Gli sbarchi in Italia rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso sono aumentati in modo impressionante. Il ministro dell’Interno Alfano, che il 16 giugno è stato a Pozzallo, ha ammesso che l’operazione “Mare Nostrum” va rivista e modificata. Ma il timore concreto è che l’Italia continuerà ad abbaiare alla luna, mentre i governanti europei, promesse di questi giorni a parte, faranno ancora una volta orecchie da mercante.
La spesa al mese per l’operazione “Mare Nostrum” è di nove milioni di euro. Una cifra enorme, alla quale occorre aggiungere altri costi, altrettanto esorbitanti, per l’accoglienza a terra. Senza dire degli sprechi nella fornitura di vestiario e cibo. E’ di questi giorni la notizia che al Centro di primo soccorso di Pozzallo centinaia di pasti non consumati finiscono regolarmente nella pattumiera.
Dal 1 gennaio all’11 maggio del 2014, secondo il Ministero dell’Interno, il numero di migranti sbarcati in Italia è di 36 mila unità, di cui 13 mila “traghettati” dalle navi della marina militare al porto di Pozzallo.
Già nel mese di aprile 2014 l’incremento degli arrivi, rispetto al periodo gennaio-aprile 2013, aveva raggiunto la percentuale dell’846% in più. Inoltre dal 1 gennaio al 31 maggio 2014 il numero dei minori sbarcati, soprattutto siriani, appare assolutamente inquietante. In definitiva, secondo i dati ufficiali e le stime di Save the Children aggiornati al 17 giugno 2014, dal primo gennaio sono arrivati In Italia via mare più di 58.000 migranti, di cui di 6.000 donne e 10.000 minori.
Con riferimento al problema dell’accoglienza, il dibattito, quello serio, vero e costruttivo, al di là di qualsiasi altra pur valida considerazione, verte anzitutto sulla mancanza di organizzazione da parte dello Stato italiano e sulla incapacità dell’Europa di adottare politiche umanitarie intervenendo direttamente nei Paesi che hanno bisogno di aiuto.
Chi, strumentalizzando il problema, ama cimentarsi in paragoni sbagliati con l’emigrazione del dopoguerra, è in malafede. Per due ragioni. Prima, perché non conosce la storia o mente sapendo di farlo. Seconda, perché, molto probabilmente, si agita per un interesse di tipo ideologico-politico o pseudo-occupazionale.
La cattiva gestione del fenomeno migratorio contribuisce, purtroppo, ad accrescere pericolosamente un malcontento generale legato alla perdurante crisi economica. La carenza di strutture, di risorse economiche, umane e professionali, accentuata dalla esasperante lentezza della macchina burocratica che impiega da 210 a 240 giorni per rilasciare ai migranti con le carte in regola il certificato di profugo, sta alimentando giorno dopo giorno una pericolosa tensione sociale.
Le fughe continue di stranieri ospiti del Centro di primo soccorso ed assistenza di Pozzallo, registrate le scorse settimane, hanno come denominatore comune il parcheggio sine die presso la struttura. Molti dei fuggitivi cercano di raggiungere parenti e amici residenti nel nord Italia e in Europa. Molti altri finiscono sulla strada.
Per concludere osserviamo che, se non è vero che la città di Pozzallo è invasa da migranti che vanno in giro in qualsiasi ora del giorno e della notte, come riportato da qualche collega in cerca di facili scoop, dobbiamo tuttavia ammettere senza infingimenti che l’effetto negativo provocato da una continua e a volte plateale pressione mediatica, sta danneggiando sensibilmente l’economia locale, compromettendo anche la tenuta psicologica della popolazione residente, tradizionalmente pacifica e laboriosa.
ti.ecila @04anidraigelehcim