“No Cav” (da non confondere con “No Tav”, la protesta per il treno ad alta velocità da Torino a Lione) è oggi l’unica certezza nel Belpaese: Berlusconi non è più Cavaliere. Ma poco male: non c’è pericolo che vada a piedi. Perché, pur avendo rinunciato a un titolo che stava per perdere, per ora lo Stato non l’ha privato della scorta che ci costa almeno 200 mila euro l’anno. Del resto perfino l’ex presidente della Repubblica Ciampi dispone di una ventina di persone che si avvicendano a salvaguardare la sicurezza sua e della sua casa. Per non parlare di tutti i politicanti scortati a spese nostre.
Lo Stato spende e spande per l’incolumità di chi serve o ha servito la Patria (o si è servito?) perché vuole avere la coscienza pulita: non sia mai che si attenti alla vita di qualche parolaio. Invece Renzi ha già provato ad attentare alla vita dei pensionati pensando di diminuire le pensioni dai 2000 euro in su al mese, che non sono certo soldi netti in tasca. Poi ha tentato di impedire ai pensionati di lavorare per dar spazio ai giovani; anzi è stata la ministra Madia che, nonostante sia all’ottavo mese di gravidanza, è stata assunta grazie alle pari opportunità e vedremo quanto riuscirà a lavorare dopo il parto. Insomma la peculiarità dei premier di sinistra è procedere a tentoni. Vi ricordate la prima iniziativa di Bersani? Tentò di liberalizzare le licenze dei tassisti. Iniziano sempre dal basso benché siano stati votati proprio dalle masse, come se una volta arrivati al potere temano i poteri forti: burocrazia e grande imprenditoria. Due caste che sono sempre vissute alle spalle dello Stato. L’imprenditoria sana è quella della piccola e media impresa, che si è sempre rimboccata le maniche, non quella degli Agnelli che non se le rimboccavano perché allacciavano sul polsino un orologio di pregio, casomai sotto il polsino non si notasse. Una cafoneria nobilitata da chi si è arricchito con i soldi pubblici producendo auto misere che neanche gli italiani più indigenti vogliono più comprare. L’unica auto Fiat che sembrava risorta era fino a qualche mese fa la Cinquecento, ma ecco che si è ripresentata con il didietro scopiazzato dalla Mini: sembra la Mini dei poveri; tanto per non smentirsi…
Ormai gli Agnelli non sono più una dinastia italiana perché non c’è più niente da guadagnarci, tuttavia grazie a Silvio li abbiamo dimenticati presto e abbiamo potuto scoprire che alla cafoneria non c’è limite. Il Belpaese in questi giorni è elettrizzato dal sogno di assicurarsi una nuova discendenza dinastica e le boutade di Renzi, fortuna sua, passano in secondo piano rispetto al dilemma: sarà Pier Silvio l’unto dal Signor Padre oppure Marina o Barbara? Forza Italia teme quest’ultima perché pensa di testa sua, che non è quella della Santanché. Supportata da Dudù, Pascale abbaia che senza il suo fidanzato Silvio Forza l’Italia scomparirà tra i flutti. Potrebbe scomparire un bel pezzo di Stivale se il Veneto si orientasse verso la secessione, perché molte Regioni lo seguirebbero. Siamo stanchi che i nostri soldi finiscano nelle cloache romane, benché anche le voragini dei palazzi costruiti a Milano per l’Expo ne hanno inghiottiti parecchi. Che fare? Mettere su un canotto alla volta delle coste siriane tutti i politici e burocrati ladri: Dio li assisterà. Poi importare politici e amministratori stranieri. Pazienza se l’Italia finirà di nuovo sotto gli ostrogoti: ce lo siamo meritati.
Renzi ha deciso di risparmiare su esercito e polizia, tanto il golpe l’ha fatto da solo e non sia mai che ci pensi a farlo in Italia qualcun altro. Però non ha pensato che senza la Difesa possiamo finire come i serbi del Kosovo o gli ucraini in Crimea: invasi. E poi voglio sentirlo dire che siamo italiani. La Merkel sosterrà che il Lombardo-Veneto è sempre stato di cultura tuetonica, Putin asserirà che Friuli Venezia Giulia e Marche sono sempre state popolate da slavi. I principi di Monaco diranno che la Liguria è loro e allargheranno con profitto il Principato, mentre Hollande alla testa dei galli calerà con o senza Tav in Valle d’Aosta e sistemerà ad amministrare il Piemonte il principe Emanuele Filiberto, di professione presentatore televisivo. Non ci sarà conflitto d’interessi perché non possiede alcuna tv, se la tira meno dei rampolli berlusconiani, conosce il savoir faire e soprattutto almeno fisicamente non è un nano. No Cav, avanti Savoia!