Se le compagnie assicurative tutto assicurano in Italia, eccetto il rischio frana, qualche ragione l’avranno. La conferma è arrivata questa settimana, con morte e distruzione da nord sino alla Sicilia, passando per le sfigurate Lazio e Toscana.
Il vostro opinionista, che ha scelto di vivere nella stupenda natura di Roma Nord, ha sofferto in prima persona gli eventi, rimettendoci casa. Vi scrive dalla quiete di una casa religiosa sulla via Flaminia, dove il Comune di Riano lo ha ricoverato insieme a decine di famiglie, in conseguenza dell’ordinanza di sgombero causata dagli effetti del maltempo. Il costo complessivo dei danni provocati in Italia da terremoti, frane e alluvioni dal 1994 a oggi è di 242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi l'anno.
Le storie che, tra sgomberati, ci raccontiamo a cena nel refettorio, si somigliano tutte. Dicono di rischi annunciati, vicini irrispettosi di leggi e vincoli idrogeologici, inadempienze delle autorità centrali e locali: di come questo paese vada a gambe all’aria per incuria, inefficienza, insipienza. Ne viene fuori il quadro di una nazione instupidita, rassegnata, persino impaurita. Nessuno è in grado di tutelare i propri diritti, tutti temono di vedersi rinfacciare i propri doveri, mai adempiuti anche perché ignorati. Chi prova ad organizzare una forma di consapevole risposta a colpe e sciatteria degli amministratori, si sente rispondere: “lascia stare, che se poi vengono nelle nostre case chissà che scoprono! … e sarebbero altri guai…!”.
Con vittime di frane e alluvioni incapaci di un cenno di ribellione, si conferma che il paese non potrà che peggiorare, visto che la gran parte dei cittadini continuerà ad accontentarsi delle briciole che scendono dalla ricchissima tavola della minoranza che rapina e corrompe quotidianamente.
E’ l’atteggiamento che ha prodotto un paese dove l’assenza di manutenzione e gestione del territorio comporta distruzioni e morte. Nel rapporto Ance-Cresme “Dissestoitalia”, appena presentato, sono contate 12.600 vittime (morti, dispersi e feriti) di frane e alluvioni in un secolo: 126 l’anno, 10,5 al mese, una ogni tre giorni. E 700.000 sono stati gli sfollati. Il rapporto spiega che alluvioni e frane, causa inquinamento globale e cambiamento climatico, non potranno che intensificarsi ancora: da poco più di 100 nel 2002, a 351 nel 2013, a 110 nei primi 23 giorni del 2014. E sempre più numerosi i morti ammazzati da alluvioni e frane: negli ultimi 12 anni, 328: 27 l’anno, più di due al mese.
Stupisce che, a fronte di numeri come questi, i governi che si succedono non si diano come priorità assoluta la stabilizzazione di un territorio oggi votato alla progressiva frantumazione. Secondo Ance-Cresme, l’82% dei comuni è sotto schiaffo idrogeologico e 5,7 milioni di cittadini vivono in aree di potenziale pericolo. Il nord-est costituisce l’area peggio combinata, con 1.629.473 persone in aree a rischio. Il sud ne ha 1.623.947 e il nord ovest 1.276.961, mentre il centro supera di poco il milione, 1.081.596: le isole superano di poco le 90.000. Una scuola su dieci appare in pericolo potenziale, in quanto edificata su terreno a rischio: 6.400 edifici sui 64.800 totali. Gli stessi ospedali risultano insicuri, con 550 strutture in zona di rischio. Non si giura neppure sulla sicurezza di fabbriche e luoghi di lavoro: la ricerca ne conta 46.000 a rischio, e aggiunge che, includendo uffici, negozi e altri insediamenti commerciali o artigianali si sfora quota 460.000. Senza interventi strutturali, il paese può soffocare nel fango.
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