Voleva essere come lei: bella e brava. E avere quello che aveva lei: successo e amore. Cosa aveva lei di più? Perché mai lui stava con lei?
Indossò il vestito di lei, si guardò allo specchio e volle con tutte le sue forze essere l’altra. Non la vide in sé e decise di distruggerla. Per invidia.
In-video in latino significa “non vedo” e anche “guardo con sospetto”. L’invidia, scrisse il filosofo Nietzsche, nasce dallo sguardo. E’ un sentimento di rabbia perché un’altra persona possiede qualcosa che desideriamo.
La donna che si mette contro un’altra donna, Eva contro Eva, si mette contro se stessa. E’ se stessa che denigra, umilia, annulla. Una donna senza personalità che tenta di vampirizzare l’altra. Per trarne quella linfa vitale che non ha, per impossessarsi della sua vita, per diventare l’altra.
E’ la sindrome dell’harem, perché succedeva negli harem. Oggi è la sindrome della segretaria, perché succede nell’ambiente di lavoro, anche tra professioniste e manager. Misere donne che competono per diventare le preferite del capo. Ma cosa succede se il capo non ci sta? Se ha una moglie che ama? Eva, chiamiamola così, cerca di far comunque carriera passando per il letto di qualcun altro che le può essere utile.
“Eva contro Eva”, film cult degli anni ’50 che vinse 6 Oscar, tra cui l’Oscar alla miglior attrice protagonista (Bette Davis) e l’Oscar alla miglior attrice non protagonista (Anne Baxter), calca quest’anno i palcoscenici teatrali italiani con la regia di Maurizio Panici. La giovane Eva Harrington (Romina Mondello) – che ho visto al teatro Bobbio di Trieste – riesce con menzogne e adulazione a intenerire il cuore di un’attrice di Broadway, Margo Channing (Pamela Villoresi), diventandone la segretaria. Ma le attenzioni che rivolge al regista teatrale Bill Sampson, il fidanzato di Margo (Massimiliano Franciosa), ingelosiscono quest’ultima anche perché Bill in un primo momento l’apprezza nel lavoro e l’aiuta a diventare la sostituta di Margo. Ma quando Eva cerca anche di sostituirla nel suo cuore, lui si ritrae. Eva allora ci prova anche con il commediografo Lloyd Richards (Maurizio Panici), benché sua moglie Karen (Stefania Barca) l’abbia presentata a Margo. Infine Eva diviene l’amante del critico teatrale Addison De Witt (Massimiliano Iacolucci) che la lancia sulla stampa come attrice, offuscando Margo. Saggiamente Margo sceglie l’amore e si sposa con Bill. Dico saggiamente perché spesso le donne preferiscono scegliere la carriera e continuare a lavorare gomito a gomito con i propri ex, cosa che invelenisce la vita.
Addison scopre tutte le falsità di Eva e d’ora in poi l’avrà in pugno. Finché non arriverà un’altra giovane Eva a cui lui preferirà dedicare le proprie attenzioni…
Lavoro teatrale interpretato in modo raffinato, dove la psicologia femminile si mostra in tutte le sue mutevolezze: dalla diffidenza alla tenerezza, dalla falsità all’ipocrisia, dall’ingratitudine alla gelosia… E niente è cambiato oggi: la gratitudine femminile rimane un sentimento quasi sconosciuto, sopraffatto dalla competizione per il maschio. Dell’antica sorellanza delle amazzoni si sa solo dal mito e quel nuovo patto tra donne che il ’68 ha cercato di introdurre è stata una fiammella passeggera. Le donne rimangono rivali, anche da amiche, se la posta è l’uomo, perché la relazione continua ad essere organizzata per soddisfare le esigenze maschili. Come, noi donne, non l’abbiamo ancora capito? Le api operaie non riconoscono l’ape regina e il miele non è più il cibo degli dei. Gli dei diventarono invidiosi quando i greci li sistemarono sull’Olimpo, nominando Zeus loro re, mentre avrebbe dovuto affiancare sua moglie Era da pari. Eracominciò a combattere tutte le dee, le ninfe, le donne che cercavano di prendere il suo posto e le sue mele d’oro…
E pensare che di Eva ce n’era una sola nel paradiso terrestre. Mangiando la mela si è clonata. L’avidità è una serpe in seno che conduce all’autodistruzione.
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