François Dje ha 36 anni, è arrivato in Italia dalla Costa d'Avorio e ha finalmente trovato un lavoro, dopo anni di precariato e sofferenze. François è il primo controllore di colore assunto a Firenze dalla compagnia Ataf, la compagnia di bus.
Lui racconta che all'inizio, chi se lo trovava di fronte con il suo tesserino identificativo a chiedere il biglietto per la verifica del titolo di viaggio, restava un secondo interdetto. Quasi stupito che un “immigrato” potesse avere il diritto di verificare se il passeggero avesse pagato regolarmente il ticket. Adesso in molti lo riconoscono e lo salutano con rispetto, anche perché è lui il primo a portarlo. "Non voglio parlare di razzismo, ma di ignoranza. Molta gente è ignorante, pensa ancora che il colore della pelle faccia la differenza, ma io la prendo con filosofia". E aggiunge: "Vedi, in Usa non hanno questo problema e neppure in Francia. In molti altri Paesi è ancora così»
Francois è davvero un ragazzo molto gentile, arrivano addirittura a fargli i complimenti: "Una signora tempo fà mi disse che gli piacevo molto per come mi ponevo alle persone. Sono anche questi gli italiani, non solo quelli che ti guardano male o fanno battute poco carine". Lui ormai si sente italiano. Ha la cittadinanza dal 2006, ma è a Firenze da molto prima. Si è anche iscritto ad un partito politico, il PD, e adora Matteo Renzi, come lui dice "il mio grande amico"!
E' nato in Costa d'Avorio e fino a 28 anni ha vissuto e lavorato lì. Gli chiedo la sua storia, gli chiedo cosa ha provato il primo momento in cui ha messo piede nel nostro Paese, a quei tempi già metà di sbarchi di chi scappava dalla propria terra in cerca di fortuna : "Ho baciato il suolo di Firenze una sera del 22 dicembre 2002, come prima cosa sono rimasto sorpreso, da ivoriano 'disperato', dall'assenza della tramvia, ovvero della metropolitana. Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio, da dove arrivavo, è una grande città cosmopolita con i grandi building e infrastrutture.Mi sono trovato in una città piena di Arte ma senza modernità. Ma adesso la tranvia c'è. Anche se limitata nel percorso. Credo che dovrebbe diventare più capillare ma la città non lo permette".
Gli chiedo le sue impressioni una volta messo piede in Italia e se avesse avuto le stesse difficoltà di molti altri emigranti: "Io non sono venuto qui, in Italia, per fatalità geografica ma per scelta” mi dice. “Sono venuto qui per poter studiare le nuove tecnologie nel campo della tipografia e della stampa digitale in modo da approfondire le mie conoscenze in materia. La mia intenzione era quella di integrarmi e partecipare alla vita sociale, politica e culturale dell’Italia. Acquisire un bagaglio intellettuale e culturale 'made in Italy', perchè voi siete il fiore all'occhiello per tutti! Poi avrei voluto tornare nel mio paese di origine con maggiori conoscenze".
Quindi cosa è successo di così importante da farti rimanere a Firenze? "Intanto avevo, ed ho tuttora, mia sorella. Un buon punto di appoggio. Poi, purtroppo, nel frattempo a casa mia era scoppiata la guerra civile, i clienti mi abbandonarono e fui costretto a chiudere l'azienda. Quindi non mi rimaneva che rimanere a Firenze, imparare bene la lingua per cercare lavoro. All'inizio, come molti, mi sono arrangiato distribuendo volantini e nel frattempo studiavo come consulente pubblicitario. Iniziai a lavorare per diverse aziende e mi occupavo di vendite. Ad inizio 2009 entrai in mobilità e ad ottobre venni chiamato dall'Ataf per un colloquio".
François venne assunto, assieme ad altre 40 persone iscritte nelle liste dell'ufficio di collocamento. "Sono orgoglioso" dice in tono quasi solenne "di essere il primo nero-afro assunto da un'azienda di trasporto pubblico a Firenze. Il lavoro mi piace, sono a contatto con la gente!".
La sua storia è diversa da tanti ragazzi che come lui vivono a Firenze, ma che sono clandestini. "C'è un grosso problema adesso riguardo questo problema, la clandestinità e l'immigrazione" dice Francois. "Vedo cose allucinanti che definirei atti criminali!! Mi chiedo come mai i nostri mezzi navali vanno a prendere questi uomini chiamati clandestini a 70 miglia nautiche dalle nostre coste quando il porto della Libia è a circa 80 miglia? Non è molto chiaro tutto ciò, sotto sotto c'è qualcosa! Molti soldi girano per questo. Riflettiamo! Gli immigranti arrivano in occidente per cercare una vita migliore. Molti arrivano clandestinamente con la barca e purtroppo muoiono in mare. Per fermare questa tragedia i governi occidentali devono stabilire una politica di immigrazione intelligente".
In questi giorni è di nuovo alla ribalta, in senso negativo, Lampedusa, il luogo degli sbarchi, la terra della speranza, cosa pensi dell'accaduto e del video che viene ospitato nei media? "Il filmato sul centro di Lampedusa è inaccettabile. Credo che il nostro governo debba agire pesantemente per ripristinare un’immagine diversa dell’Italia, dove la democrazia deve venire rispettata e dove i diritti di ogni essere umano a prescindere dalle sue origini, devono essere tutelati".
Secondo te, gli chiedo, gli italiani sono razzisti? "Gli italiani non sono razzisti, non credo si tratti di razzismo quando si verificano episodi estremi, ma di ignoranza. Mi fa pena sapere che alcuni cittadini italiani, da sempre vivono nella miseria intellettuale e culturale. Perche si tratta di questo alla fine, miseria culturale". E aggiunge, inoltre, che l'immigrato deve prestare rispetto al paese che lo ospita: "Vedo tanti ragazzi di colore che vivono nell'illegalità, che fanno i venditori abusivi. Io credo che chi decide di vivere in un paese straniero debba per prima cosa non violare le leggi, poi imparare la lingua e quando si trova un lavoro, rispettarlo, sempre. Gli stranieri devono entrare con educazione".
François ha indosso la sua divisa che mostra orgoglioso e il suo distintivo tirato a lucido. "Sai – mi dice- stò scrivendo la mia biografia, vorrei scrivere anche un libro su Matteo Renzi. Lo seguo da tempo e nel 2009 ho avuto l’occasione di assistere per la prima volta alla sua campagna elettorale laddove rimasi entusiasta dal suo discorso. Per me ha una grande umanità, cosa rara ai giorni nostri. Ho Apprezzato i suoi 100 progetti per la città di Firenze. La mia città adottiva, la città che mi ha offerto un lavoro e mi ha fatto incontrare molte persone". E aggiunge: "Continuerò sempre a sostenere le idee di Matteo Renzi anche se lui non ha preso molto in considerazione le mie tante idee per la 'nostra' città, Firenze, ma non importa. Spero che attraverso il mio lavoro in Ataf, come primo nero-afro controllore sugli autobus fiorentini nella storia, possa aver dato un immagine positiva di integrazione. Spero che la mia voce possa essere ascoltata perché l'integrazione con etnie diverse ormai deve essere priorità sociale".
Francois Djie è separato ed è padre di una figlia. E' impegnato in attività culturali e sociali a Firenze. E' Consigliere soci UNICOOP FIRENZE. Come ha tenuto a precisare è iscritto al Partito Democratico PD, ed è membro della FAT (Federazione Africana in Toscana) e dell’Unione Ivoriana in Toscana. Francois ha in mente un progetto importante, oltre al suo libro, la realizzazione di un comitato elettorale francese , in madrelingua francese, ma creato in italia a sostegno delle campagne elettorali di candidati italiani. "Spesso- dice- molti non comprendono la lingua e, quindi, non conoscono i loro programmi. Pur vivendo in italia non vanno a votare, è un peccato. Io stò pensando di farlo per mettermi al servizio anche della politica".