Uno spaccato inedito -per certi versi sorprendente – della nuova emigrazione professionale italiana: le nuove statistiche Aire (Anagrafe Italiani Residenti Estero) sui 20-40enni in uscita dall'Italia nel 2011 certificano il sorpasso delle regioni del Nord Italia su quelle del Sud, almeno per quanto riguarda le "forze fresche" che emigrano. La crisi sembra dunque incentivare soprattutto la fuga dei giovani settentrionali, residenti nelle zone più produttive. Un segnale allarmante.
Le statistiche ufficiali pero' non dicono tutto; è noto come almeno un giovane su due mantiene la residenza in Italia, pur vivendo all'estero (soprattutto tra coloro che sono rimasti all'interno dell'UE), per evitare lungaggini burocratiche. I dati Aire sono quindi utili soprattutto per decifrare il fenomeno a livello di campione, tenendo presente chepotrebbero venire quantomeno raddoppiati: si puo' quindi stimare, realisticamente, un flusso in uscita dall'Italia pari a circa 60mila 20-40enni ogni anno.
Tra le destinazioni dell'espatrio "under 40″ i paesi europei: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia, Svizzera; in netta ascesa l'emigrazione verso l'America Meridionale, che stacca nettamente quella verso l'America Centro-settentrionale.Altre mete privilegiate Argentina e Brasile; nella "top five" dei Paesi extraeuropei figurano inoltre Australia e Canada, nonostante le difficoltà per ottenere un visto di residenza permanente.
La statistica Aire offre infine uno spaccato globale sul mondo dei nostri connazionali all'estero, aggiornato al 31 dicembre 2011: ben 4.208.977, quasi quanto l'Emilia-Romagna. Se fossero una regione, sarebbero -per numero di abitanti- l'ottava regione della Penisola.
Mentre leggevo questi dati, mi è venuta in mente la storia di una ragazza, italo-canadese. Mamma e babbo sono siciliani, emigrati a Toronto per cercare fortuna. Hanno lavorato duramente tutta la vita, e sono riusciti a far studiare i tre figli. La ragazza, decide di tornare in Italia. Ha una buona laurea, ha anche un master, tanta buona volonta', un ottimismo che le fa vedere tinto di rosa anche il giorno piu' grigio.
Arrivata in Italia, la ragazza si rimbocca le maniche. Accetta qualunque tipo di lavoro, dall'inserviente alle ripetizioni private, alla baby sitter; poi riesce finalmente a mettere a frutto il suo sapere e la sua laurea. Si tratta pero' di contratti da ricercatrice a contratto. Esibisce curriculum, ha ottime referenze, ma non c'e' nulla da fare, ogni sei-sette mesi deve ricominciare la trafila. Una volta e' Bologna, un'altra Trieste, un'altra Catania. Lo stipendio arriva sempre con mesi di ritardo, e insomma, dopo due anni di questa vita, la ragazza si arrende, getta la spugna: torna in Canada, dove le hanno assicurato ancora prima di partire un ottimo lavoro, fisso, regolare. La ragazza va via dall'Italia con il magone, ci teneva davvero a dare il suo contributo nel paese dove erano partiti sua madre e suo padre. E' stata respinta, ma non e' certo lei la sconfitta.