Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Primo Piano
October 9, 2013
in
Primo Piano
October 9, 2013
0

Quella barca fantasma: l’ultimo viaggio di Diew Sounkar Diemi nel “grande mare del Marocco”

Dario CellibyDario Celli
Time: 8 mins read

E questa imbarcazione nella foto sopra, non sembra forse proprio una di quelle tante barche che vengono usate dagli scafisti per caricarle di immigrati alla ricerca – costi quel che costi – del nostro benessere?
Si assomigliano tutte, queste barche. E ne ho viste tante anche io così, quando sono stato inviato a Lampedusa: ancora attraccate ai moli del porticciolo dell'isola siciliana, o nel "cimitero delle barche", dove sono ammassate, semidistrutte ormai. 

Sono decine, centinaia di quintali di legno e ferro: quel che resta delle barche dove si imbarcano gli immigrati che dall'Africa scappano verso l'Europa.

Rottami sui quali qualcuno (anche su questo) specula.
Ma questo è un altro discorso…

Oggi vi voglio raccontare la storia della foto qui sopra. 
E' stata scattata nel maggio 2006, e vi posso dire che quella barca fu avvistata per prima dal capitano di uno yacht francese.
Era assai perplesso, il comandante.
Perché erano ore che col binocolo osservava quell'imbarcazione immobile, al largo di queste coste meravigliose.
A prima vista gli sembrava una normale barca di pescatori: ne incrociava tante così, lui e gli altri comandanti di imbarcazioni di lusso, al largo delle Barbados, Caraibi, arcipelago delle Piccole Antille.
Avete capito bene: quella foto non è stata scattata in Sicilia, in Europa; ma nel Continente Americano, e precisamente a Willoughy Fort, il porto di Bridgetown, capitale dell'isola di Barbados, paradiso terrestre non molto lontano da San Salvador e dalle altre isole del Nuovo Mondo scoperte da Cristoforo Colombo.
Guarda e riguarda, ad un certo punto il comandante dello yacht francese nota alcune persone sdraiate sul ponte: e allora decide che era meglio chiamare immediatamente la Guardia Costiera.
Dal quartier generale della piccola flotta dell'isola – parte integrante del Regno Unito, retta da un Governatore di Sua Maestà la Regina Elisabetta d'Inghilterra – salpa immediatamente l'HMBS Trident, la nave ammiraglia.
E quando la Trident arriva a un centinaio di metri dalla misteriosa piccola imbarcazione di sei metri, l'equipaggio nota che effettivamente c'erano persone sdraiate sul ponte.
Immobili.
Quando salgono a bordo si accorgono che si tratta di undici uomini in pantaloncini e magliette colorate, rannicchiati su due punti della barca. I loro corpi erano senza vita, ma praticamente intatti. 
"Saponificati", si dice in linguaggio tecnico: la putrefazione, insomma, era stata evitata grazie all'esposizione di giorni e giorni all'umidità, alla salsedine e al sole.
Del mistero dell'"imbarcazione fantasma" – come subito venne definita – in quei giorni si occuparono tutti i giornali delle Barbados, che scatenarono i loro migliori cronisti con il compito di risolvere assolutamente quel rompicapo.
Da dove veniva quella barca?
E chi erano i naufraghi a bordo?
Ed è così che il Daily Nation, il Barbados Today, il Caribbean 360 scoprirono una storia incredibile, conosciuta grazie a ciò che gli occupanti di quella barca senza nome, hanno scritto in fogli lasciati accanto a loro, o nelle tasche dei propri pantaloni.

In realtà non erano semplici naufraghi di un'imbarcazione, quegli undici: leggendo le loro pagine, si venne a sapere che quelle persone erano migranti africani. 
Giorno dopo giorno, i cronisti riuscirono a ricostruire tutta la loro storia.
Erano partiti quasi cinque mesi prima dall'Africa, dicevano i loro racconti scritti come testamenti. Anzi, per la precisione, risultavano partiti 135 giorni prima, il giorno di Natale del 2005.
La loro piccola scassata barchetta a vela era salpata dal porto di Praia, nell'isola di Capoverde, di fronte all'Africa. Si tratta di 2800 miglia marine di distanza, quasi 5200 chilometri terrestri.
Scoprirono anche che quel giorno i migranti saliti a bordo erano 52, e non 11.
A Capoverde – si leggeva dalle loro righe trovate nella barca – erano restati un anno in attesa della partenza. E nell'isola africana, erano giunti dalla terraferma, dal Senegal, dove erano stati costretti ad aspettare un altro intero anno, prima di partire, a Bassada, un villaggio dell'entroterra. Praticamente segregati, senza potersi muovere e senza sapere quando sarebbero potuti partire per il loro sogno. 
Chissà come saranno arrivati a Bassada dai Paesi più poveri dell'Africa: Guinea Bissau, Gambia, Mali, e dai villaggi più miseri del Senegal.
Quel che si sa è che per partire ognuno aveva svuotato i risparmi di famiglia. Il biglietto per cambiare la loro vita lo avevano pagato  1300 €uro: tra l'altro molto più di un normale biglietto aereo. Ma c'è da scommettere che nessuno di loro lo sapeva…
Un biglietto aereo trovato nella barca raccontava che qualcuno era arrivato lì vicino – a Kolda, il capoluogo della regione – dopo un fortunoso viaggio aereo partito chissà da dove in Africa.
Dopo essere stati un anno a Bassada, in Senegal, finalmente i 52 vennero fatti salire su un camion che li portò verso la costa: destinazione  Diembéring, 156 chilometri di distanza. Poi l'imbarco per Capoverde. Dove, appunto, sono restati un altro anno, in attesa di partire per la loro destinazione finale: le Isole Canarie, territorio spagnolo.
Canarie, Spagna: Europa! 
E cioè lavoro, guadagno, qualcosa da mandare a casa. Certamente più di quanto ognuno di loro era riuscito a fare fino ad allora.
Pezzo per pezzo, lettera dopo lettera, biglietto dopo biglietto, la polizia e i cronisti dei quotidiani di Barbados riuscirono a mettere in ordine le tessere di questo puzzle misterioso, e a capire cosa era successo.
Era successo che alla fine, dopo due anni di attesa, finalmente il 25 dicembre 2005 quella barca salpò dal porto di Paia, a Capoverde.
Una barchetta: in sei metri dovevano stringersi in 52. Ma, in fondo, non è che dovevano star lì tanto. Il motore cantava come doveva, aiutato dalla vela latina issata sull'albero di tre metri, e i 40 litri di gasolio erano più che sufficienti per raggiungere la destinazione.
Erano tranquilli perché al timone c'erano due che già ne avevano fatti, di viaggi come quelli… Uh, quanti ne avevano organizzati!
E poi ognuno sapeva benissimo che altri del loro o di qualche villaggio vicino avevano fatto la stessa strada, lo stesso viaggio, e che alla fine si erano tutti sistemati: chi in Spagna, chi in Portogallo, chi in Francia. 
Stesso viaggio, stessa rotta: Senegal, Capoverde, Canarie, Spagna, Europa…
Com'era bella la lingua del pilota, un meccanico che abitava proprio alle Canarie!
Certo, la barca era un po' sgangherata, e a bordo c'era stato un po' di casino, qualche discussione: tanto che ad un certo punto il pilota spagnolo salì a bordo di un'altra barca che viaggiava vicina, lasciando ai comandi un suo uomo senegalese. Ma era così sicuro di sé, questo nuovo pilota: si vedeva che sapeva il fatto suo. 
Si vedeva benissimo.
Tanto che ad un certo punto – quando al largo del  porto mauritano di Nouadhibou il motore ha sbuffato un po' per poi spegnersi – quello ha tirato fuori dalla tasca un telefono satellitare e ha chiamato i suoi amici.
Che sono puntualmente arrivati un'oretta dopo.
Dall'altra barca, è sceso uno che ha trafficato per un po' nel vano motore. Poi, in silenzio, è uscito limitandosi a chiedere all'altra barca di lanciare una fune. Non capivano molto cosa stava succedendo: nessuno diceva loro niente. Dannazione: forse dovevano tornare indietro, rimandare il viaggio, e aspettare ancora.
Chissà quanti altri giorni…
Per qualche minuto hanno navigato trainati dall'altra barca. Poi tutto è successo in un baleno: lo skipper spagnolo e l'amico senegalese se ne andarono sull'altro battello, portandosi con loro i 61 mila e passa €uro che loro 52 avevano sborsato.
I soldi del biglietto…
"Prima di andarsene ci disse di tenere il timone dritto così, ché saremmo arrivati dopo qualche ora: 'Avete il vento a favore e ormai siete di fronte al Marocco. Sempre dritto così e arrivate alle Canarie'. Poi con un macete ha tagliato la cima", lasciò scritto uno dei naufraghi.
Ma la vela era gonfia, il motore cantava. E chissenefrega se ci sarebbero arrivati da soli alle Canarie, in Spagna, in Europa.
Che erano di fronte a loro.

Cartina O meglio, che dovevano essere.
Perché in verità loro non vedevano niente.
Non hanno visto nulla all'orizzonte, né due ore dopo, né sei ore dopo.
Non hanno visto nulla davanti a loro, nemmeno quando il motore – consumata tutta la benzina – si è spento e ci pensava la vela a mandare avanti la barca. Non hanno visto nulla all'orizzonte né la notte dopo, né il giorno dopo. Davanti a loro solo mare…
E mare…
Nessuno di loro avrebbe mai immaginato, prima, che il mare fosse così grande.
Qualcuno però aveva capito.
Non sapevano certo bene dove fossero queste isole spagnole, ma non potevano essere così lontane. E intanto il vento e la corrente, li stavano spingendo sempre più ad est. Perché il sole sorgeva di fronte a loro e tramontava alle loro spalle. 
Con "l'Atlantico, immenso, di fronte…".
Qualcuno si era portato qualcosa da mangiare; o forse erano cose lasciate lì dai loro scafisti. Ma a parte un po' d'acqua e dei succhi di frutta, che finirono presto, per sfamarsi avevano solo un po' di scatolette di sardine sotto sale, e altre di pomodori piccanti.
I cibi peggiori, in quelle condizioni.
Che comunque mangiarono fino all'ultima briciola.
Nessuno di loro sapeva pescare o come nutrirsi con i pesci: nessuno di loro, d'altronde, prima d'allora,  aveva mai visto il mare.
E nessuno di loro sapeva come ricavare un po' d'acqua dolce, sfruttando magari l'evaporazione dell'acqua di mare sotto un telo assolato. Ma anche se fosse stato fatto, difficilmente quel vapore sarebbe bastato per sopravvivere.

Non ci misero molto, i più deboli, a crollare.
Qualcuno morì sbalzato fuori dalla barca quando questa, in mezzo all'Atlantico, si trovò – proprio come accadde alle Caravelle di Cristoforo Colombo – in balìa degli Alisei, i potenti venti che in quella parte di oceano spirano da nord-est, spingendo verso sud-ovest. Venti potenti, rabbiosi, che spezzarono come uno stuzzicadenti l'albero di tre metri della barca. 
Quelli rimasti, invece, morirono di sete, prim'ancora che di fame.
E quando ognuno si rendeva conto che stava per andarsene, scriveva due righe ai parenti. E quando chiudeva gli occhi per sempre, il suo corpo veniva gettato in mare.
Avevano bisogno di spazio, gli altri.
Uno dopo l'altro, l'Atlantico se ne prese 40. 
Gli undici superstiti rimasti, a quel punto, erano probabilmente ormai troppo deboli per riuscire a sollevare il corpo del nuovo compagno morto e gettarlo in mare.
L'ultima cosa che fecero era dividersi in due gruppi, forse per favorire l'equilibrio della barca.
I medici dicono che in quelle condizioni non si vive più di un mese: partiti il giorno di Natale, alla fine di gennaio, dunque, dovevano già essere tutti morti. 
La loro barchetta però fece il suo dovere, reggendo il mare per 2800 miglia marine, fin quando cioè – 135 giorni dopo la partenza – il 29 aprile 2006 si trovò inquadrata nel cannocchiale di quel comandante di yacht al largo delle isole Barbados, nelle Antille britanniche.
Spinta dalle stesse correnti e dagli stessi venti che portarono Cristoforo Colombo in America. 

Quando gli agenti della Guardia Costiera delle Barbados, allarmati dalla telefonata di quel comandante, salirono a bordo della barca "fantasma",  fra i tanti biglietti di addio, trovarono una busta. Dentro c'era una lettera scritta in francese e 1300 €uro in contanti.
"Chiedo scusa, vengo dal Senegal. 
Sono di Bassada. 
Ho vissuto un anno a Capoverde. 
Sto molto male. Non credo che ne uscirò vivo. 
Ho bisogno che chi troverà questa lettera invii questo denaro alla mia famiglia. 
Per cortesia, contattate per telefono il mio amico Ibrahime Drame. Questo è il suo numero…
Pregate per me.
Arrivederci e scusate.
Questa è la fine della mia vita, nel grande mare del Marocco.
Diew Sounkar Diemi".

 

Share on FacebookShare on Twitter
Dario Celli

Dario Celli

DELLO STESSO AUTORE

Allegoria della Giustizia, affresco di Domenico Muzzi sulla volta di una sala privata del Palazzo Dalla Rosa Prati (Parma)

La causa di Erich Priebke e il conto dello Stato Italiano presentato a chi la vinse

byDario Celli
Immigrati: i sindaci contro Salvini? In America da tempo disubbidiscono a Trump

Immigrati: i sindaci contro Salvini? In America da tempo disubbidiscono a Trump

byDario Celli

A PROPOSITO DI...

Previous Post

Sciacca si fa bella a New York con le ceramiche

Next Post

Alla Gracie Mansion si celebra l’eredità culturale italiana

DELLO STESSO AUTORE

Scandalo Lager Lampedusa: l’ipocrisia dell’Italia che sapeva già tutto

byDario Celli

Quella barca fantasma: l’ultimo viaggio di Diew Sounkar Diemi nel “grande mare del Marocco”

byDario Celli

Latest News

I 60 anni dell’ICTP di Trieste all’ONU con il Nobel Haldane per la scienza sostenibile

I 60 anni dell’ICTP di Trieste all’ONU con il Nobel Haldane per la scienza sostenibile

byStefano Vaccara
Il sindaco di Newark, New Jersey arrestato a un centro di detenzione dell’ICE

Il sindaco di Newark, New Jersey arrestato a un centro di detenzione dell’ICE

byDavid Mazzucchi

New York

Justice Dept. Probes NY AG Letitia James Over Mortgage Deal

byPaolo Cordova
La procuratrice James pronta a richiedere il sequestro dei beni di Donald Trump

Letitia James nel mirino del Dipartimento di Giustizia per abusi immobiliari

byPaolo Cordova

Italiany

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Da sinistra: Elvira Raviele (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Fabrizio Di Michele (Console Generale d’Italia a New York), Maurizio Marinella, Luigi Liberti (Direttore Patrimonio Italiano TV), Mariangela Zappia (Ambasciatrice italiana a Washington), e Diego Puricelli Guerra (Preside Istituto Bernini De Sanctis di Napoli)

Marinella a New York: l’eleganza del Made in Italy all’Istituto Italiano di Cultura

byMonica Straniero
Next Post
Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo

Grillo alla Lepen

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?