A New York si celebra la vera cucina italiana. Sono ormai tanti i ristoranti della city che hanno ottenuto la certificazione Ospitalità Italiana, The Authentic Italian Table. Per festeggiare questo riconoscimento e presentare ai newyorchesi il meglio della ristorazione italiana made in New York, l’Italy-America Chamber of Commerce (IACC) ha organizzato per il terzo anno consecutivo un evento ricco di gusto. Lunedì 23 settembre, presso il Metropolitan Pavilion, si è tenuta una vera e propria celebrazione dell'autentica cucina italiana, che ha dato agli oltre 500 ospiti presenti l’opportunità di assaggiare i sapori degli speciali menù dei ristoranti Ospitalità Italiana dell’area di New York che hanno partecipato all’evento. La serata è stata anche un’importante vetrina per molti brand di prodotti made in Italy del settore food & wine.
Il marchio Ospitalità Italiana è nato allo scopo di certificare i ristoranti e gli alberghi autenticamente italiani nel mondo, ed è stato concepito da Unioncamere in collaborazione con la Federazione Italiana Pubblici Esercizi e l’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (ISNART).
La cultura del cibo e l’ospitalità italiana, grazie a un’innata tendenza storica a valorizzare i rapporti umani e la qualità della vita, hanno ormai assunto un valore paragonabile a quello dell’arte e della musica e costituiscono di fatto un patrimonio da tutelare contro l'adulterazione e la falsificazione. La certificazione Ospitalità Italiana risponde proprio a questa esigenza di salvaguardia e protezione della ristorazione italian style, al fine di preservare la sua storia, la sua cultura e la sua qualità.

Federico Tozzi, deputy secretary general IACC
“Già in passato si erano attuate alcune iniziative per certificare l’italianità della ristorazione, ma si sono rivelate sbagliate — dice Federico Tozzi, deputy secretary general dello IACC — In un primo tentativo si chiedeva una quota di partecipazione per mantenere la certificazione, mentre in un altro progetto chiamato Ciao Italia, il ristorante veniva selezionato in base agli acquisti che faceva da un certo paniere di prodotti. Entrambi i tentativi sono falliti, perché erano errati i criteri di selezione. Poi l’ISNART ha pensato di esportare la certificazione Ospitalità Italiana, appoggiandosi alle camere di commercio estere”. Così l’iniziativa, da principio messa in atto in Italia, è stata esportata all’estero, e grazie al suo modello vincente sta velocemente censendo tutta l’italianità della ristorazione nel mondo.
“Qui è il ristorante che deve richiedere di partecipare alla selezione, che è assolutamente gratuita — spiega ancora Tozzi — Il ristoratore deve però essere disposto a produrre la documentazione richiesta e a sottoporre il locale ai controlli del caso.” E quali sono questi criteri d’italianità da rispettare? “Innanzitutto ci sono tre criteri imperativi, pena l’esclusione. L’olio d’oliva deve essere italiano al 100%, il personale deve essere almeno in parte italiano (ovvero ci deve essere in sala almeno un italiano in grado di accogliere i clienti), e lo chef deve avere una formazione in una scuola di cucina italiana o almeno tre anni di esperienza in ristoranti italiani. Poi ci sono altri criteri secondo i quali si attribuiscono diversi punteggi che vanno da un minimo a un massimo, considerando diversi settori, quali l’origine italiana dei prodotti utilizzati, dei vini, la lingua italiana sul menù, l’ambiente del locale, le posate, i piatti e la tovaglieria di marchio italiano”. Questi criteri sono poi verificati dalla camera di commercio, che gira per i locali controllando il tutto e assicurandosi che il risultato finale rispecchi realmente la cucina italiana.
E a quanto pare Ospitalità Italiana a New York sta andando alla grande. Infatti secondo Tozzi ogni anno quasi raddoppia il numero dei ristoranti certificati: “Il primo anno erano 33, il secondo anno 57 e quest’anno 137". E la qualità dei ristoratori è alta: “In questa terza edizione sono stati certificati anche i grandi nomi di ristoranti che in passato non ritenevano necessario presentare la richiesta”.
Questo fatto è un segnale molto importante di quanto Ospitalità Italiana stia divenendo sempre più un marchio riconosciuto, che la camera di commercio vuole spingere, in modo tale che funzioni veramente da elemento di discriminazione per fornire ai turisti una guida su dove trovare a New York la vera italianità a tavola.
Tra i ristoranti Ospitalità Italiana troviamo moltissimi nomi, alcuni notissimi, rappresentanti diverse tipologie di locali: dal casual Cacio e Vino, all’elegante Gattopardo, fino alla catena Lincoln. Tra i presenti: Aroma Kitchen and Wine Bar, Baci & Abbracci, Bice Ristorante, Cacio e Vino, Carbone, Da Marino, Da Silvano, Fabbrica, Gattopardo, Gennaro, I Trulli, Il Capriccio, Il Riccio, Incognito Bistro, La Nonna Bella, Le Cirque, Macelleria, Marco Polo, Mezzogiorno, Osteria Del Circo, Osteria il Paiolo, Paola’s Restaurant, PizzArte, Potenza Ristorante Bar, PT, Roc, Salumeria Rosi, San Pietro, Sirio Ristorante, Soffritto Italian Grill, Tarallucci e Vino, Taverna di Bacco, The Leopard, Trattoria Grano, Vespa, Via Emilia e Zio.
Col profumo e il sapore dei migliori piatti tradizionali, e l’italiano che dominava sull’inglese, per una sera quella bella location si è trasformata in una parentesi italiana nel cuore di Manhattan. E considerando l’affluenza del pubblico che si leccava i baffi, l’impressione è che presto il contributo della giovane Ospitalità Italiana al riconoscimento dell’italianità nel mondo sarà molto evidente.