Letta: “Avanti per il bene del paese”. E suo. Berlusconi: “Pronti per la battaglia”. Sua. Gli uomini al potere pensano sempre di essere insostituibili. E che dopo di loro l’Italia andrà a gambe all’aria. Come se finora avesse camminato con le loro gambe, non con le proprie. Ora dobbiamo mettere le gambe in spalla perché Letta vuole farci andare a piedi. Per compiacere Berlusconi ha tolto la tassa sulla casa, ma poi si è accorto che doveva fare cassa e ha aumentato benzina e gasolio, condannandoci a restare tutti a casa.
Poco male, potremo trastullarci con i giochi d’azzardo: lo Stato biscazziere ha disseminato per il paese slot machine e rivendite di lotto, superenalotto, gratta e vinci, lotterie, bingo e giochi vari, totalizzando circa 13 miliardi l’anno. L’Italia è diventata il quarto paese al mondo per gioco d’azzardo, dopo America, Cina e Giappone che hanno dimensioni leggermente più grandi. Da ciò si evince che quando lo Stato italiano si applica, riesce ad arricchirsi non infilando le mani nelle tasche degli italiani ma istigandoli a farlo da soli. Secondo le stime sono 800 mila gli italiani schiavi del gioco compulsivo, ma forse molti di più. Eppure bisogna salvaguardare il posto a 200 mila lavoratori dell’azzardo e 200 concessionari, ai quali sono stati condonati 92 miliardi, forse perché una mano lava l’altra e pecunia non olet. Sempre al posto dell’Imu, il governo aumenterà pure alcol e sigarette e probabilmente anche le bevande. Moriremo ludopatici, ma senza tumori, così si risparmierà anche nella Sanità.
Giovedì il Senato ha approvato a larga maggioranza trasversale la mozione della Lega che prevedeva lo stop a nuove concessioni per le slot machine. Ma il governo non ci sta e probabilmente non se ne farà una legge. Certo è che il turismo ludico in Slovenia e Croazia è diminuito moltissimo e queste Repubbliche piangono per la mancanza degli italiani, che sono costretti a giocare in casa, visto il caro benzina e accise varie. I veneti, che in questi anni hanno letteralmente finanziato i casinò e quindi lo Stato sloveno, ora si accontentano di grattare la fortuna nel tabacchino sotto casa. E anche la Lega ne deve risentire perché è sempre meglio tentare la fortuna così piuttosto che finanziare gli investimenti della famiglia Bossi.
Invece la mafia va sempre a gonfie vele e per un Berlusconi che ha perso, sai quanti magnati russi ha acquistato che non badano a spese e non hanno certo bisogno di assicurarsi la protezione della mafia perché sono loro la mafia. Fino a dieci anni fa mangiavano rape nella steppe e ora sfrecciano su navi, dire yacht è riduttivo, per il Mediterraneo. A vederli a piedi non gli daresti due lire, pardon euro: grassi, tarchiati e pacchianamente vestiti; se poi li vedi consumare un pasto, capisci che la differenza tra loro e le scimmie è solo che i primi stanno fuori dallo zoo. Purtroppo stanno trasformando la bella Europa in uno zoo e si aggirano con l’ultima borsa di coccodrillo scuoiato da Hermes a 100 mila euro. Ed ecco che diventiamo non servi dei padroni ma delle scimmie, ammirati da tanto ostentazione del lusso. Ecco che è “in” aver trascorso la vacanza in Costa Azzurra o Costa Smeralda o nel Montenegro, dove non si capisce perché le amanti delle scimmie sono angeli biondi alti due metri. Anzi si capisce benissimo perché tra casinò e casino la differenza la fa solo un accento, ma sempre di soldi si tratta.
Come dicevamo, l’Italia sta diventando un grande casinò ma guai a volerla trasformare in un casino: meglio rovinarsi arricchendo lo Stato che andare a puttane, che magari sono extracomunitarie e non pagano le tasse perché tengono i soldi nella banca del Vaticano. E pensare che il povero Berlusconi è indagato per istigazione alla prostituzione, senza mai essere andato in un casino o in un casinò, senza mai averne acquistato uno, solo per aver giocato a casa sua all’ospedale e all’ospizio con delle ragazzotte, alte un metro e cinquanta con il salto? Perché in fondo queste, travestite da infermiere, prendendosi cura di lui e della sua virilità, facevano un’opera di bene e lui le ricompensava dando loro asilo non politico ma amoroso.
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