Non è la prima volta che l'America affronta un processo del genere, una vicenda di cronaca cioè, che poi si trasforma in un caso che scuote l'opinione pubblica. E' successo negli anni ‘90 con il campione di football OJ Simpson, prima ancora Rodney King a Los Angeles -il tassista afro-americano pestato a sangue da poliziotti bianchi – ed ora è il caso di Treyvon Martin, il ragazzino di 17anni sempre afro americano, colpito a morte dal vigilante di quartiere George Zimmerman nel 2012, a Sanford in Florida.
L'America adesso è un paese ipnotizzato, preoccupato per quello che potrà succedere dopo la fine del processo a Zimmerman, che in queste ore attende il verdetto con l’accusa per omicidio di secondo grado ed omicidio colposo.
Si temono soprattutto le conseguenze se sarà giudicato innocente. Gli USA ricordano ancora i disordini dopo il caso King a Los Angeles, interi quartieri distrutti, manifestazioni e sdegno espressi specialmente dalla comunità nera della West Coast e non solo. L'America ora teme che il caso Zimmerman possa diventare la prossima miccia pronta a farla esplodere, la giuria infatti è chiamata a decidere se il giovane vigilante abbia sparato a Trayvon per difendersi oppure se mosso da un odio razziale.
Nelle corti americane, i componenti della giuria incaricata di emettere il verdetto, in un caso come questo, non devono avere alcun dubbio nell'emettere la sentenza, -ossia nessun reasonable doubt- come si regolerà dunque, per un caso così complicato come quello di Trayvon Martin?
Ripercorriamo la vicenda ancora una volta per capire meglio la difficoltà che dovranno affrontare coloro che saranno chiamati a giudicare. George Zimmerman, 29 anni, vigilante volontario di quartiere si trovava nella periferia di Sanford (Florida) il 26 Febbraio del 2012, per il suo giro di ronda, quando si è imbattuto nel giovane Trayvon che, secondo Zimmerman, aveva un atteggiamento sospetto. Il vigilante avrebbe telefonato subito alla polizia, avvertendo gli agenti di ciò che aveva appena visto. Gli agenti gli dissero di rimanere dentro l’auto e di non avvicinare il sospetto e di aspettare il loro arrivo, ma intanto lui si sarebbe avvicinato a Trayvon, che successivamente lo avrebbe attaccato. Durante la collutazione, Zimmerman si sarebbe sentito in pericolo di vita (ha dichiarato anche che Trayvon cercò di prendergli la pistola) e quindi spara per difendersi. La scena a cui hanno assistito gli agenti al loro arrivo sul luogo dell'omicidio, ha lasciato molti dubbi. Zimmerman sarebbe apparso alla polizia sanguinante e con evidenti segni di colluttazione, oltre che naturalmente sconvolto.
Ora la decisione del futuro di Zimmerman, è stata messa nelle mani di una giuria composta da sei donne. Se sarà considerato colpevole di omicidio di secondo grado, probabilmente l'America rimarrà in shock per lungo tempo. Se sarà incriminato per omicidio colposo invece, con ogni probabilità la comunità nera si sentirà sollevata, ma se sarà rilasciato e giudicato innocente, allora lì si che saranno dolori.
Si attendono reazioni violente da più parti. Dalla comunità afro americana tanto per cominciare, dai sostenitori del gun control e dalla opinione pubblica ancora combattuta per questa vicenda. Il caso è diventato il nuovo caso di odio interrazziale e di riflessione sulle leggi che riguardano la legittima difesa ed il porto d'armi. Forse pochi ricordano che dopo la sparatoria che ha visto morire il giovane Trayvon, la polizia non trattenne subito Zimmerman, facendo capo alla legge dello stato della Florida nota come "Stand Your Ground", che permette ai cittadini che credono di essere in pericolo di vita, di difendersi. Passarono 45 giorni prima dell'arresto.
Famiglie e cittadini di tutta l'America nel frattempo, scesero in piazza per mostrare supporto alla famiglia di Trayvon Martin. Allo stesso tempo altri gruppi di sostenitori iniziarono a indicare il giovane di colore come una vittima di razzismo.
E' stato solo nell'Aprile del 2012 quindi, che il pubblico ministero dello stato della Florida trattiene Zimmerman con le accuse di omicidio. In quei giorni intervenne anche il Presidente Barack Obama con un discroso pubblico di solidarieta' alla famiglia di Trayvon che fece scalpore. Durante il processo comunque, non si è fatta molta chiarezza sul mistero accaduto quella fatidica notte del Febbraio dello scorso anno, poco dopo la telefonata allarmante di Zimmerman alla polizia. Proprio oggi, la giuria cercherà di dare un senso alla vicenda, deliberando quello che sarà il destino di Zimmerman tra poche ore. La difesa presenterà l'arringa finale in queste ore, seguita dalla confutazione dell'accusa.
Non essendoci testimoni che abbiano assistito alla scena quella tragica notte, sarà ancora più difficile prendere una decisione per i giudici, sarà complicato cioè stabilire se Zimmerman abbia agito o no per legittima difesa.
In un modo o nell'altro qualsiasi sentenza non proverà che Zimmerman sia o meno una brava persona. Se è colpevole dovrà convivere con la vita di un teenager sulla coscienza per sempre. Se è innocente, allora ci sarà da riflettere parecchio sul porto d'armi e sulla legittima difesa.
Il caso però ha certamente riaperto una ferita ancora pulsante per l'America, quella del razzismo che nonostante gli anni, continua a mantenersi al centro della cronaca nazionale.
Mentre si aspetta la sentenza, la preoccupazione che la decisione dei giudici possa creare disordini tiene l’America col fiato sospeso.