È festa grande nel Greenwich Village: lo Stonewall Inn accoglie con un tripudio di colori, sorrisi e commozione la storica sentenza di oggi della Corte Suprema Americana, che ha bocciato la norma DOMA (Defence of Marriage Act), definita incostituzionale perché viola il quinto emendamento sulla difesa delle libertà individuali. Nel pomeriggio, di fronte lo storico locale gay da dove ebbero inizio i famosi moti di Stonewall del 1969, sono salite sul palco una serie di personalità politiche e impegnate nella difesa dei diritti civili. La vera star è stata però Edith “Edie” Windsor, la vedova lesbica 83enne che ha fatto causa al governo americano perchè discriminata fiscalmente, sollevando il caso noto come “United States v. Windsor”. Edith si sposò con Thea Spyer a Toronto dopo 40 anni di relazione e, quando Thea morì nel 2009, due anni dopo le nozze, il fisco tassò la sua eredità obbligandola a pagare 363mila dollari, cosa che non sarebbe successa se Edie avesse sposato un uomo: in pratica, il loro matrimonio aveva valore statale e non federale. È stato proprio questo caso a spezzare il filo del DOMA.
Una coppia gay festeggia con i figli al West Village davanti allo Stonewall Inn
Accolta dal grido unanime “Edie! Edie”, ha dichiarato che non avrebbe potuto combattere contro il Marriage Act se non ci fossero stati altri attivisti a lottare prima di lei. E, accanto a lei, c’era la sua avvocatessa Roberta Kaplan, che proprio oggi ha appreso che il fisco americano rimborserà la Windsor dei famosi 363mila dollari. Presenti anche Anthony Weiner, in vantaggio tra i candidati democratici per la conquista della nomination per la corsa a sindaco di New York, e la sua sfidante Christine Quinn, speaker del New York City Council e prima omosessuale a correre per la poltrona più ambita della Grande Mela. La Quinn, ricevendo l’appoggio della Windsor, ha dichiarato che Edie è ormai una pioniera dei diritti civili al pari di personaggi del calibro di Rosa Parks e Harvey Milk.
“Love is Love” è la scritta che compare su quasi tutti gli striscioni e i cartelli: è l’hastag con cui ilPresidente Obama ha gioito oggi su Twitter per la storica sentenza, e c’è da scommetterci che diventerà un nuovo slogan. E poi famiglie gay con bambini, giovani coppie omosessuali che hanno visto i moti di Stonewall solo in fotografia e quelle più vecchie, che il 27 giugno del 1969 erano lì e 44 anni dopo sono tornate di nuovo per un’altra data storica, questa volta da festeggiare. Tra attivisti, sostenitori dei candidati a sindaco, drag queen e giovani in festa, si fatica a passare. È un’esplosione di colori, cartelli, striscioni, baci, sorrisi e abbracci liberatori, ma c’è anche la consapevolezza che la strada da fare è ancora tanta, e che bisogna continuare a lottare. Lo Stonewall è in festa, dentro si balla e si canta a ritmo dance, la notte sarà sicuramente lunga e inebriante. Anche la famosa scultura Gay Liberation, all’interno del Christopher Street Park, di fronte lo storico locale, è addobbata a festa: su di essa spiccano le foto di Edie e Thea, simboli di questa importante vittoria. E tra due giorni il Gay Pride, nato proprio per ricordare i moti del 1969, avrà sicuramente un sapore particolare.
Le persone si abbracciano e le loro dichiarazioni sono tutte sullo stesso tono, esprimono un’immensa felicita’ per l’obiettivo raggiunto. Ma la strada non é finita. Ne riportiamo una emblematica, di Barbara Newman, 62 anni: “Finalmente un passo in avanti verso la dignità e la libertà. Le nuove generazioni non dovranno affrontare quello che abbiamo affrontato noi, ma c'è ancora tanta strada da fare, ad esempio per i diritti dei transgender”.