Aggrappati a una gabbia di tonni in mezzo al Mediterraneo per paura di essere lasciati a bordo del gommone sul quale navigavano. Secondo le prime testimonianze raccolte al centro di accoglienza di Lampedusa, non erano solo 95. Non è ancora certo il numero, né la veridicità delle dichiarazioni rese ma, stando a quanto affermano i superstiti, una decina di loro compagni di viaggio non ce l’avrebbe fatta.
Così stando le cose, l’avvio della stagione degli sbarchi darebbe il via anche alla stagione delle vittime nel Mediterraneo. In un paio di ore, questa mattina, i guardacoste della Capitaneria di Porto hanno portato in salvo a Lampedusa 254 migranti. Poi, il tempo di fare il pieno di carburante e sono nuovamente uscite dal porto per andare incontro ad altre carrette del mare.
Se si contano anche gli arrivi di Siracusa, Pozzallo e Reggio Calabria, ne viene fuori che in un paio di giorni sono approdati oltre mille migranti, in massima parte provenienti dal Continente africano. Quasi tutti quelli soccorsi in Sicilia, Lampedusa inclusa, sono eritrei. Se la situazione economica – e, aggiungeremmo, anche quella democratica – in Italia è critica, la vita dalle loro parti deve avere un tono anche più drammatico di quanto ci è possibile immaginare.
Intanto si assiste a un rapido e crescente problema di sovraffollamento dei centri di accoglienza, primo tra tutti quello della maggiore delle Pelagie.
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