Il furore della stampa e dell'opinione pubblica americane intorno a quest'ultimo “scandalo” sulle intercettazioni da parte del governo mi ricorda un detto italiano sulla cacca: “Tutti la fanno ma nessuno la vuole vedere”.
Premetto che provenendo dall'Italia, il paese che ha inventato il termine “fascismo”, sono convinto che una buona dose di diffidenza verso ogni forma di eccessiva ingerenza statale, con tutte le sue possibili derive autocratiche, faccia sempre bene.
Tuttavia, il giorno dopo l'arresto di Dzokhar Tsarnaev, il piú giovane dei due fratelli implicati nella strage della maratona di Boston, i filmati trasmessi dalla televisione hanno mostrato i bostoniani assiepati lungo le strade della cittá che applaudivano le auto della polizia e delle forze speciali che avevano appena scovato e catturato il fuggitivo. A nessuno é venuto in mente di protestare per il fatto che l'identificazione immediata dei due terroristi é avvenuta grazie alla miriade di telecamere, pubbliche e private, che sorvegliano ormai la stragrande maggioranza degli spazi pubblici cittadini.
Ogni giorno, i nostri movimenti sulla rete, le nostre abitudini di acquisto, le nostre fatture pagate con una carta di credito, i nostri dati medici e personali vengono monitorati e registrati dal software di decine di aziende private con in testa giganti come Google e Facebook, pronte a rivenderle al miglior offerente e a riutilizzarle come meglio credono in nome del sacrosanto diritto al profitto.
Qualcuno potra' obiettare che la differenza é che alcune di queste informazioni utilizzate dall'industra privata (come quelle pubblicate su Facebook dagli stessi utenti) vengano fornite volontariamente. Ma quella che viene data spontaneamente rappresenta una frazione irrisoria rispetto alla mole di dati personali che viene raccolta, venduta, comprata, scambiata e utilizzata senza che nessuno di noi ne abbia la piú pallida idea.
Almeno, nel caso di questo ultimo episodio, il motivo ufficiale per queste presunte intrusioni del governo nella privacy dei cittadini é quello della sicurezza nazionale e della protezione dei cittadini stessi. Che sia esso fondato o meno e fino a che punto, potrá essere un argomento per un vigoroso dibattito ma, in teoria, dovrebbe suscitare tra il pubblico meno indignazione se paragonato a simili e sistematiche intrusioni compiute da aziende private a scopo di lucro.
Non é mai corretto inoltre, speculare su scenari ipotetici ma se dovessi azzardarmi a farlo esprimendo un parere puramente personale direi che quella stessa stampa e quella stessa opinione pubblica che hanno urlato allo scandalo in seguito alle rivelazioni sulla capillaritá delle tecniche di sorveglianza utilizzate dalla NSA, sarebbero prontissimi a scagliarsi con uguale veemenza contro il governo nel caso di attentati terroristici andati a segno. “Dov'erano le agenzie di intelligence? Che cosa fa il governo? Un clamoroso fallimento da parte di questo presidente!”.
Non c'é dubbio che, su questo argomento della privacy e della trasparenza governativa, il presidente Barack Obama abbia dimostrato poca coerenza con gli intenti dichiarati nella campagna elettorale del 2008 dal senatore Barack Obama. Ma come fa un'opinione pubblica che (giustamente) vuole essere informata, ad esprimere un giudizio valido rispetto a questioni che sono, per loro stessa natura riservate? E' chiaro che, una volta citati i motivi della sicurezza nazionale, ogni dibattito tende ad estinguersi.
Ma é anche vero che, una volta seduti nella “stanza dei bottoni” é impossibile stabilire con certezza quali siano le scelte che un presidente é chiamato a fare e sulla base di quali informazioni.
E le interrogazioni al limite della tortura perpetrate dall'amministrazione Bush? L'argomento che sia impossibile esprimere valutazioni morali su azioni che sono intrinsecamente segrete o riservate e le cui conseguenze sono sconosciute potrebbe teoricamente essere applicato anche ad esse. Ecco perche', al momento, i conservatori si fanno beffe di un'opinione pubblica di sinistra che, in passato, ha fatto della tutela della privacy contro gli “abusi” dell'amministrazione precedente uno dei suoi cavalli di battaglia e ora si trova nella imbarazzante situazione di scoprire che, con l'avvento di Obama, almeno sotto questo punto di vista, non é cambiato nulla.