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April 26, 2012
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PREMIO URBINO/ lezioni di giornalismo

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
In foto, Sebastian Rotella

In foto, Sebastian Rotella

Time: 5 mins read

E’ Sebastian Rotella, il giornalista d’inchiesta di Propublica.org, il vincitore dell’Urbino Press Award 2012. In un ricevimento tenutosi mercoledí sera all’Ambasciata d’Italia a Washington al quale hanno partecipato piú di 200 invitati, l’ambasciatore Claudio Bisognero ha annunciato il vincitore della settima edizione del premio giornalistico assegnato ogni anno ad un giornalista americano distintosi per la “capacitá di raccontare il mondo che cambia”.

E a vincere quest’anno una firma che, dopo aver avuto una prestigiosa carriera come corrispondente del ’Los Angeles Times’, é passato a scrivere per una pubblicazione esclusivamente online come Propublica.org, la prima testata a vincere il premio Pulitzer nel 2010 facendo il bis nel 2011.

Sotto la guida dell’ex direttore del ’Wall Street Journal’ Paul Steiger, é un giornale in rete che si occupa soltanto di inchieste investigative e che é nato pochi anni fa grazie al contributo della Herbert and Marion Sandler Foundation, che ha voluto in questo modo preservare un tipo di giornalismo sempre piú trascurato anche dalle grandi testate per via dei costi eccessivi che comporta il lavoro di inchiesta, spesso lungo diversi mesi. La novitá di Propublica.org, tra le altre, riguarda la possibilità, per qualunque giornale lo voglia, di pubblicare anche su carta i suoi servizi senza dover pagare nulla.

Sebastian Rotella ha vinto proprio grazie ai suoi diversi reportage d’inchiesta, uno in particolare, realizzato in collaborazione con il programma televisivo ’Frontline’, che ha fatto scalpore negli Stati Uniti alcuni mesi fa per le rivelazioni sull’attentato terroristico di Mumbai. Il giornalista italoamericano, dopo mesi di ricerche e indagini, ha messo in luce gli errori e le disfunzioni nei servizi segreti, che avrebbero potuto fermare in tempo l’attacco terroristico in India del 2008.

Nel comunicato dell’Ambasciata d’Italia, rilasciato alcune ore prima della rivelazione del nome del giornalista vincitore, si poteva già intuire l’assegnazione del premio per il giornalismo on line. “La cerimonia di stasera” si leggeva, “oltre a premiare l’eccellenza nel giornalismo, costituisce anche un’occasione per riflettere sullo stato dell’informazione che sta vivendo una delicata fase di transizione caratterizzata dal moltiplicarsi delle piattaforme informative. Questo fenomeno presenta indubbiamente vantaggi rilevanti. Primo tra tutti quello di poter parlare direttamente ai cittadini, senza filtri, contribuendo a creare una sorta di ‘global citizenship’, e permettendo di aggirare le troppe censure alla libertá di espressione che ancora esistono in molti Paesi”.

Realizzato con il sostegno della Città e della Provincia di Urbino insieme alla Camera di Commercio e alla Piero Guidi, e presieduto da Giovanni Lani, l’Urbino Press Award ha in passato premiato le firme piú famose del giornalismo Americano, tra cui Thomas Friedman, David Ignatius, Helene Cooper e Martha Raddatz.

“Cinque secoli fa nel Palazzo Ducale di Urbino giungevano intellettuali da tutta Europa,” ha detto il Presidente del Premio Urbino, Giovanni Lani. “Oggi manteniamo questa tradizione al centro di riflessione internazionale invitando grandi giornalisti e commentatori nei luoghi che furono di Raffaello Sanzio e Piero della Francesca”. A Lani abbiamo chiesto se il premio al giornalismo Americano, ormai giunto alla settima edizione, vuole essere anche un messaggio al giornalismo di casa nostra per ’darsi una mossa’. “Certo, premiando grandi giornalisti americani cerchiamo di ispirare i colleghi italiani nel loro lavoro”.

Rotella, che prima di Propublica.org é stato a lungo corrispondente per il ’L.A. Times’ dal Messico e dall’Europa ed ha giá ricevuto diversi premi, ha ringraziato commosso dicendo che un premio dall’Italia ha un grande significato per lui, che viene da una famiglia di origine siciliane e spagnole: “Mia madre é di Barcellona, mio padre invece di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia. Immaginate che confusione…”. A giugno, il giornalista di origine italiana sará ad Urbino per la consegna del premio dove terrá una lezione sul giornalismo investigativo.

Ma restando in tema di ’lezioni’ di giornalismo, la scorsa settimana proprio l’ex giornale di Sebastian Rotella, il ’Los Angeles Times’, é stato al centro delle polemiche per aver deciso di pubblicare le fotografie arrivate dall’Afghanistan che ritraevano dei soldati americani ’intenti a profanare i corpi dei nemici talebani’ già dilaniati da un’esplosione. Il segretario alla Difesa Leon Panetta, si è scusato per un simile episodio che "tradisce i valori americani" ma, pur condannando l’azione dei militari, ha anche cercato inutilmente di convincere il giornale di Los Angeles a non pubblicare le fotografie per la lunga serie di ritorsioni che avrebbero potuto creare sulla vita di altri soldati americani.

Il direttore del ’Los Angeles Times’, Davan Maharaj, ha invece risposto che avrebbe ritardato di 72 ore l’uscita in modo di consentire ai militari di prendere le necessarie precauzioni, ma che poi avrebbe comunque pubblicato le foto perché “in fin dei conti, il nostro lavoro é quello di pubblicare informazioni di cui i nostri lettori hanno bisogno per poter prendere decisioni sulla conoscenza dei fatti”. E ancora: “noi abbiamo il dovere di riportare con chiarezza e imparzialità tutti gli aspetti della missione americana in Afghanistan”.

Il giornale si trovava dunque nelle condizioni di poter fare quello che credeva giusto fare. La decisione é rimasta assolutamente sotto il suo controllo, e se insieme al capo del Pentagono Panetta, ci fosse stato lo stesso presidente Obama a intimare di non pubblicare nessuno avrebbe potuto fermare le rotative del ’L.A .Times’ a quel punto. Merito del Primo Emendamento della Costituzione Americana, che, grazie soprattutto alle interpretazioni della Corte Suprema che risalgono alla guerra del Vietnam e del famoso caso dei ’Pentagon Papers’, pubblicati dal ’New York Times’ e dal ’Washington Post’ nonostante la Casa Bianca di Nixon avesse intimato loro ritorsioni gravissime, ha stabilito che il Governo non ha in nessun caso il potere di bloccare un giornale dal pubblicare i documenti di cui entra in possesso, anche quando si tratta di documenti ritenuti sensibili per la ’sicurezza nazionale’. La decisione spetta solo ed eslcusivamente al giornale. Si può immaginare lo stesso scenario in Italia?

 

*Pubblicato su www.lindro.it

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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