Giovedì al Consiglio di Sicurezza c’è stata la presentazione del rapporto annuale che documenta la violenza sessuale durante i conflitti per la prima volta sono state elencati i nomi delle forze militari, delle milizie e altri gruppi armati che sono sospettati di essere tra i peggiori colpevoli di queste forme di violenza. I gruppi armati che sono stati menzionati al Consiglio di Sicurezza includevano la Lord’s Resistance Army (LRA) nella Repubblica centroafricana, le milizie nel Sud Sudan, i miliziani e le ex forze governative nella Costa d’Avorio, e le forze armante della Repubblica Democratica del Congo. Il rapporto presentato fornisce degli esempi di come la violenza sessuale abbia messo in pericolo la sicurezza e abbia impedito la costruzione della pace nelle situazione di post conflitto, come in Chad, Repubblica Centro Africana, Nepal, Sri Lanka, Timor-Leste, Liberia, Sierra Leone, e Bosnia Herzegovina, e come siastata usata nel contesto di elezioni, di lotta politica e sommosse civili in Egitto, Guinea, Kenya, Siria. “La violenza sessuale durante i conflitti non è specifica di un paese o di un continente, ma è un rischio globale. Il terrore vissuto da donne indifese che devono confrontarsi con uomini armati è antico e universale” ha detto la Rappresentante Speciale del Segretario Generale Margot Wallstrom, che ha presentato giovedì il rapporto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Nel rapporto si sottolinea che nell’ultimo anno ci sono stati diversi conflitti in cui la violenza sessuale è stata diffusa e, in certe circostanze, è stata sistematicamente l’obiettivo di forze armate contro i civili con l’intento di punire e umiliare la popolazione.
Wallstrom ha detto al Consiglio che quando lo stupro fa parte della repressione, mette in pericolo la pace collettiva e la sicurezza con conseguenze che si estendono nel lungo periodo.
Il rapporto Onu ha messo in evidenza la necessitá di portare avanti delle misure non soltanto per discutere della violenza sessuale durante i conflitti ma per cercare efficacemente di prevenirla, mettendo in evidenza le varie iniziative dell’ONU in cui si cerca di identificare i primi segnali di avvertimento sulla violenza sessuale, e di assicurarsi che gli accordi di pace si occupino della questione per prevenirla in futuro. “I termini del dibattito sono passati dalla reazione alla violenza sessuale che si ha come per qualunque altra tragedia, alla prevenzione che si mette in atto come per ogni altro pericolo. Invece di parlare delle donne che soffrono durante la guerra, anno dopo anno, dei meccanismi di protezione sono finalmente stati stabiliti. Ora stiamo costruendo una grande coalizione” ha detto Wallstrom.
La rappresentante speciale del Segretario Generale ha anche sottolineato la necessitá di proteggere non soltanto donne e bambini, ma anche gli uomini dalla violenza sessuale. Wallstrom ha espresso particolare preoccupazione sulle notizie di violenze sessuali subite dai prigionieri in Siria come metodo usato per estrarre loro informazioni. Il rapporto, che copriva un periodo dal Dicembre 2010 al Novembre 2011, ha sottolineato l’importanza che le violenze sessuali non continuino nelle situazioni di post conflitto, dato che ci sono situazioni in cui questo tipo di violenze continuano anche molto tempo dopo che una guerra è finita. “Come un processo di intimidazione, lo stupro è spesso un precursore del conflitto, ma anche l’ultima arma ad essere abbandonata durante la sua fine. E’ molto importante non escludere dalle nostre considerazioni la violenza sessuale che continua anche dopo che le armi hanno taciuto” ha concluso Wallstrom.
Alla riunione di giovedí del Consiglio di Sicurezza dedicata alla violenza sessuale contro le donne durante i conflitti, ha partecipato anche l’ambasciatore italiano Cesare Maria Ragaglini, che ha letto ai Quindici un intervento in cui, in uno dei passaggi chiave, ha dichiarato che “la battaglia contro la violenza sessuale non è a costo zero: il messaggio deve essere chiaro, per sradicare questi crimini è fondamentale la lotta contro l’impunità garantendo i responsabili alla giustizia”. Anche Ragaglini ha sottolineato come le guerre in corso mostrino diffusi casi di abusi, che in alcuni contesti vengono utilizzati dalle forze armate per punire, umiliare e distruggere la popolazione civile, e quella femminile in particolare.
“Come mostra il rapporto del Segretario generale Ban ki- Moon, ci sono anche preoccupanti tendenze emergenti come l’uso della violenza sessuale nel contesto della lotta politica”, ha detto l’ambasciatore ai Quindici. Altro punto chiave per Ragaglini è la prevenzione. “Per questo – ha spiegato – è necessario inserire questo tema in maniera sistematica nell’agenda del Consiglio di Sicurezza, in particolare in sede di autorizzazione e rinnovo dei mandati di mantenimento della pace e delle missioni speciali”.
E il tema della condizione femminile sarà al centro dei lavori delle Nazioni Unite anche per tutta la prossima settimana, con il via della Commissione Annuale sullo Status delle Donne.
Sarà l’opportunità per i paesi membri dell’ONU di confermare il loro impegno per promuovere e sostenere i diritti delle donne. Un impegno nel quale l’Italia è in prima linea e che vedrà nell’occasione l’arrivo al Palazzo di Vetro del ministro del Lavoro e delle Pari Opportunità Elsa Fornero e del vicepresidente del Senato Emma Bonino. La Fornero presenterá insieme alla cantante africana Angelique Kidjo, vincitrice di un Grammy, e ambasciatrice di buona volontà dell’ONU, e con anche l’attivista americana Kerry Kennedy e al direttore esecutivo di UN Population Fund Babatunde Osotimehine, il concerto che si terrá martedí sera al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite sponsorizzato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia all’ONU, contro le mutilazioni genitali delle donne. Parteciperà ai lavori anche l’ex presidente del Cile Michelle Bachelet ora a capo di UN Women.
L’obiettivo dell’evento é proprio quello di sensibilizzare la comunitá internazionale sulla lotta contro le mutilazioni genitali femminili, una violazione dei diritti umani su cui l’Italia spinge da anni in sede Onu, e sul quale é in programma un simposio anche lunedí dove interverrá la vicepresidente del Senato Emma Bonino, che da tempo si batte per l’approvazione di una risoluzione da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU che condanni in maniera definitiva le mutilazioni genitali che calpestano i diritti umani delle donne.