Cos’è oggi la Sicilia? La risposta la danno in questi giorni – contestualmente – l’Unione Europea e i poter forti che in Italia fanno il bello e il cattivo tempo. Bruxelles ha deciso che il “corridoio 1” si può anche fermare a Napoli. Dunque niente investimenti su strade e autostrade in Sicilia (e in Calabria). Anche perché i ‘capi’ dell’Unione Europea hanno capito che il ponte sullo Stretto di Messina è un bluff. Contemporaneamente, in Sicilia, e precisamente a Porto Empedocle, a un chilometro circa dalla Valle dei Templi di Agrigento, verrà realizzato un mega rigassificatore che le altre regioni italiane hanno rifiutato.
A questo, insomma, serve la Sicilia nell’anno di grazia 2011: a realizzarvi le schifezze che le altre regioni italiane rifiutano. Non a caso, su due rigassificatori da realizzare nel Belpaese, tutt’e due sono previsti in Sicilia. Il primo è stato autorizzato qualche giorno fa dal Consiglio di Stato, in barba a un referendum celebrato ad Agrigento dove i “no” al rigassificatore hano prevalso nettamente su “sì”. Il secondo rigassificatore dovrebbe essere realizzato a Priolo, in un’area della provincia di Siracusa già massacrata dall’inquinamento industriale.
Come abbiamo più volte avuto modo di raccontare dalle pagine di questo giornale, i rigassificatori non servono alla Sicilia. Servono soltanto a chi realizzerà l’affare. In questo caso l’Enel e un privato che si è già arricchito (il 95 per cento del progetto, con tutte le autorizzazioni acquisite, è stato venduto qualche anno fa all’Enel, per una trentina di milioni di euro, da un’oscura società bresciana molto ‘sponsorizzata’ – che caso! – dalla politica locale).
Se la politica siciliana – con in testa il presidente della Regione, Raffaele Lombardo – avesse voluto, il rigassificatore a un chilometro dalla Valle dei Templi di Agrigento non avrebbe mai visto la luce. Invece ad autorizzarlo è stato lo stesso governo Lombardo (sempre per la cronaca, Lombardo, prima di diventare presidente della Regione, era contrario al rigassificatore di Porto Empedocle: poi ha cambiato opinione: chissà perché…).
Siccome facciamo i giornalisti, vi dobbiamo dire che l’investimento previsto per realizzare un’opera che resta pericolosa e inquinante è pari a 800 milioni di euro. Per dare lavoro, a regime, a meno di cento persone. I lavori dovrebbero durare circa cinque anni.
Insomma, per il classico ‘piatto di lenticche’ si mette a repentaglio una delle aree archeologiche più note al mondo, costruendo un rigassifiicatore che conterrà 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Un delirio. In cambio l’Enel promette opere di compensazione per 50 milioni di euro.
Peccato che l’Enel, fino ad oggi, ha recato alla Sicilia enormi danni, costruendo e gestendo centrali inquinanti che hanno avvelenato l’ambiente. Non solo. L’Enel, che in Sicilia ha grandi interessi, ha sempre considerato l’Isola l’ultima delle ‘colonie’. Tant’è vero che qualche anno fa, in occasione del black-aut, la Sicilia è stata l’ultima regione italiana a riavere la corrente elettrica.
Questi sono i fatti, nudi e crudi. Le chiacchiere e le promesse le lasciamo a chi, con il rigassificatore di Porto Empedocle, si è già arricchito.