A sinistra Luigi Bisignani
In Italia il culto delle forze occulte è un imperativo categorico, quasi uno sport nazionale. Nel Belpaese la criminalità è quasi sempre organizzata, i servizi segreti sono tre volte su tre ‘deviati’, la politica è di regola ‘inquinata’, la giustizia ‘ingiusta’, la verità ‘negata’, l’economia ‘malata’, la volontà ‘forzata’. Le partecipazioni alle guerre diventano ‘missioni di pace’, le manovre economiche sono, di regola, fatte di ‘lacrime e sangue’, il governo è per antonomasia ‘irresponsabile’, mentre le opposizioni sono al contrario, ‘responsabili’.
In questo diluvio di definizioni dove sta la verità? Qui comincia la vera caccia al tesoro. Prendiamo il caso, piuttosto recente, della cosiddetta P3 o P4. Dovrebbe essere un’organizzazione, scoperta dalla magistratura italiana, di gente dedita all’organizzazione e alla gestione del potere occulto. Al centro di questo potere, stando a quanto leggiamo sui giornali, ci dovrebbe essere un certo Luigi Bisignani, dipinto come il nuovo Lucifero. Questo personaggio, secondo la ricostruzione della magistratura, sarebbe al centro di una lobby potentissima in grado di condizionale forze economiche e militari. Insomma, un uomo che, sottobanco, governerebbe il Paese.
E dire che, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, l’Italia ha avuto modo di ‘vaccinarsi’ con la celeberrima P2, la loggia massonica Propaganda 2. Anche allora il Gran Maestro di quella loggia, Licio Gelli, veniva descritto come il grande corruttore. Suo sarebbe stato il progetto di un nuovo ordine per governare l’Italia. Allora Gelli venne accusato di voler condizionare tutta la vita politica, economica, sociale e militare italiana. Venne, per l’occasione, costituita una commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dalla parlamentare democristiana, Tina Anselmi.
Lo ‘scandalo’ della P2, tirando le somme, si aprì con il ritrovamento di un elenco di iscritti. Nomi piuttosto ‘pesanti’. Politici, imprenditori, militari e persino un personaggio allora al vertice del Csm, sigla che sta per Consiglio superiore della magistratura. La vicenda della P2 si concluse, per la cronaca, con una sentenza pronunciata dalla Giustizia italiana, in cui si dice, sostanzialmente, che questa loggia massonica non era poi così pericolosa come veniva descritta. Insomma: un finale all’italiana.
Sarà così anche per la P4? Intanto ci stiamo godendo, se così si può dire, la fase in cui, accompagnati da giornali e tv, scopriamo il ‘male’ o, se si preferisce, l’acqua calda. Ecco la lobby ‘cattiva’. Ecco il personaggio al quale tutti i politici che contano, di maggioranza e di opposizione, telefonavano. Era lui che decideva? Su che cosa? Ma sulle sorti del nostro Paese, no! E, di riflesso, ecco i magistrati senza macchia e senza paura che scoperchiano il ‘verminaio’. Ma sì, da una parte il male (naturalmente assoluto) e dall’altra parte il bene (anche questo assoluto). Riecco i manichei che, forse, non andavano a genio a Sant’Agostino, ma dei quali l’Italia di oggi e di sempre non riesce proprio a fare a meno.
Le cose stanno proprio così? La scorsa settimana, su ‘Io donna’, il magazine del Corriere della Sera che va in edicola il sabato, a pagina 68, risultano istruttivi un’intervista di Fabrizio Roncone a Rino Formica (che, per errore, viene chiamato Nino Formica) e, sotto, la rubrica che il simpaticissimo Claudio Sabelli Fioretti dedica proprio a Luigi Bisignani.
Cominciamo dalla rubrica “Senza vergogna” di Sabelli Fioretti. Sono poche righe con le quali, ogni settimana, il giornalista fa le pulci al potente di turno. La scorsa settimana è toccato, per l’appunto, a Luigi Bisignani, che Sabelli Fioretti ha conosciuto bene perché lo stesso Bisignani ha cominciato la propria attività da giornalista. “Non al potere di un faccendiere”, questo il succo del ragionamento di Sabelli Fioretti. Che dice – e ha ragione – che lui vuole essere comandato da chi vene democraticamente eletto e non da un faccendiere come Bisignani. Posizione ineccepibile.
Ma che e che cosa controllerebbe Bisignani? A questa domanda risponde la breve intervista, pubblicata nella stessa pagina, proprio sopra la rubrica di Sabelli Fioretti, a Rino Formica, uno dei personaggi più influenti del vecchio Psi. Formica, che è stato più volte ministro della Repubblica, è ancora oggi un acuto osservatore della vita pubblica italiana.
Cosa dice Formica nell’intervista? Dice che oggi l’Italia si trova dinanzi a una “frana”. Dunque alla “conclusione di un ventennio”. Secondo Formica, la cosiddetta Seconda Repubblica non sarebbe mai iniziata. “Una Repubblica – spiega Formica – crolla quando cambia radicalmente un ordine politico e sociale, quando, insomma, c’è una fase di rottura… Ma vent’anni fa, come sappiamo, non vi su una rottura. Detto questo, stiamo però assistendo alla frana di un ventennio importante, che ha segnato questo Paese”.
“Non sono pessimista, ma realista – osserva ancora Formica -. Sa, quando un Paese come l’Italia perde la sua sovranità economica e militare è, di fatto, un Paese commissariato dalla comunità internazionale”. Dobbiamo accodarci?, gli chiede a questo punto il collega Roncone? “Siamo già accodati”, conclude Formica.
Sinteticamente, senza giri di parole, senza retorica, con la forza della chiarezza e della verità Formica dice una cosa sacrosanta che, però, non viene evidenziata dal dibattito politico che in questi giorni d’estate imperversa in Italia. E, cioè, che il Belpaese ha perso la sovranità economica e militare. La Costituzione italiana del 1948, che è bellissima, è stata, di fatto, aggirata, se è vero che l’Italia ha ceduto importantissime quote della propria sovranità all’Unione Europea. Anzi, a una congrega di massoni che controlla l’Unione Europea. Perché il governo dell’Unione Europea – cioè la Commissione – non è eletta dai cittadini europei, ma designata dalle lobby massoniche che ci hanno trascinato nei casini dell’euro.
E inutile girarci attorno: da quando ci siamo infilati dentro l’euro, le manovre economiche non servono più a stabilizzare il nostro Paese, ma a difendere la moneta europea dagli ‘attacchi’ che arrivano dall’esterno. Lo stesso discorso riguarda le guerre dove ci siamo infognati con le ‘missioni di pace’: Afghanistan, Iraq e, adesso, la Libia.
Ma se due tra le cose più importanti di un Paese – l’economia e la forza militare – non sono più sotto il nostro dominio questa P4 quali altri poteri controllerebbe? O forse questo bailamme sulla P4 serve a distrarre gli italiani, per non farli riflettere sul fatto che, nel nome della grande Unione Europea, il governo – con l’ecumenico ‘accordo’ di maggioranza e opposizione – sta infilando le mani in tasca agli italiani per ‘alleggerirli’ non di 60 ma di quasi 80 miliardi di euro?
Però, tutto sommato, abbiamo fatto grandi passi avanti. Tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ’80 del secolo scorso, per bloccare le riforme sociali che una parte dei governi di centrosinistra avrebbe voluto attuare, c’erano le stragi di Stato. Oggi, per indorare la pillola, da un lato ci presentano la P4 come la regina di tutti i mali e, dall’altro lato, ci dicono che Annibale è alle porte. Dove per Annibale, questo va da sé, s’intendono i ‘nemici’ che speculano sulla ‘solidità’ dell’euro.
Ma questa volta Annibale non è al di fuori di noi, ma dentro di noi. Chi ha deciso, anzi chi ha imposto, per altro in modo maldestro, questa moneta unica europea che fino ad ora, al di là della retorica, ha creato solo danni? O dobbiamo dimenticare che negli anni ’80 del secolo scorso si stava molto meglio di oggi?
La verità è che rischiamo di inaugurare un altro “Secolo breve”, per dirla con lo storico Eric J. Hobsbawn. Ovvero una lunga stagione di conflitti dove a prevalere potrebbe essere “un disordine mondiale di natura poco chiara”, senza che ci possa essere “un meccanismo ovvio per porvi fine o per tenerlo sotto controllo”. Dietro questi continui scivoloni dell’euro, dietro le continue manovre di ‘aggiustamento’ dei conti pubblici, dietro la paura, ormai esistenziale, che la crisi inghiotta la Grecia, il Portogallo, la Spagna e adesso anche l’Italia non si avvertono, forse, i sintomi di una sorta di “impotenza”?
“La ragione di questa impotenza – scrive Hobsbawn a proposito del ‘900 – non sta solo nella profondità e complessità delle crisi mondiali, ma anche nel fallimento apparente di tutti i programmi, vecchi e nuovi, per gestire e migliorare la condizione del genere umano”.
Così, mentre noi discutiamo della P4 e dei processi di Berlusconi, l’Unione Europea ci mette le mani in tasca e si prende altri 80 miliardi di euro. Una manovra che non servirà a nulla, perché al prossimo attacco speculativo ci vorrà un’altra manovra e poi un’altra ancora e via continuando. In compenso, stiamo sostituendo il solidarismo cattolico e socialista con “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”. Via Gesù Cristo e largo a Max Weber. Un grande affare, non c’è che dire.
Non era difficile intuire che, dopo la riunificazione delle due Germanie, sarebbe arrivato l’euro. Così come non era impossibile arguire che, con un’Unione Europea ‘trainata’ dalla ‘locomotiva’ tedesca, saremmo tornati agli “immancabili destini”. Del resto, la Germania, da Hegel in poi, non riesce a pensare a qualcosa che non sia ‘grande’. Volete vedere che, alla fine, scopriremo che la scelta più intelligente l’hanno fatta gli inglesi, che si sono tenuti lontano dalla grande ‘genialata’ dell’euro?